MESSINA. Ultima puntata (al momento) per #MaiPiùScempi, progetto “open source” realizzato da Marco Bellantone e Gabriele Ferrante, che il prossimo settembre torneranno con una “nuova fase” dell’iniziativa e tante idee in cantiere, con l’obiettivo di continuare a sensibilizzare la cittadinanza e le istituzioni sullo stato di degrado in cui versano da anni, o da decenni, alcuni dei beni più rappresentativi della città, dall’ex Seaflight alla Sanderson, dagli ex Silos Granai al Cimitero Monumentale.

Protagonista di questo appuntamento è uno dei simboli più iconici di Messina e di tutto lo Stretto, il Pilone di Torre Faro: un “colosso” di duecentotrentatré metri di altezza (4 in più del grattacielo più alto d’Italia) che svetta su Capo Peloro da circa 65 anni.

 

 

Progettato dalla Sae a partire dal 1951 e inaugurato il 15 maggio 1956 a più di tremila metri di distanza dal suo gemello calabro, che sorge sulla sommità della collina di Santa Trada (a 169 metri di altezza sul livello del mare), per decenni il Pilone ha trasmesso e ricevuto energia elettrica dalla Sicilia al continente grazie a cavi conduttori d’acciaio posizionati a 25 metri di distanza l’uno dall’altro, che furono dismessi nei primi anni ’90 (già nel 1985  era entrato in funzione il nuovo collegamento elettrico sottomarino). Da allora, il mastodonte d’acciaio che domina sui due mari (un capolavoro d’ingegneria che per anni ha detenuto due primi mondiali), ha avuto una storia piuttosto controversa, fra denunce di abbandono, aperture temporanee al pubblico, riverniciature, progetti di riqualificazione fra i più disparati e “imprese illecite” (di recente qualcuno lo ha scalato persino a mani nude…).

E adesso? In attesa di un suo venturo restylingmentre il Comune cerca chi possa sfruttarla commercialmente, la struttura è inaccessibile e chiusa al pubblico, malgrado le sue immense potenzialità.

Eccezionalità ed opportunità – commenta Bellantone – che fa veramente piangere il cuore vedere lasciate allo sbando. Il Pilone è questo: e vorremmo avere la sua forza e la sua identità per potervi convincere che questa città può rinascere, ma solo se non passa il concetto che ci si può assuefare allo scempio”.

“Oggetto dell’ultima ristrutturazione nel 1996, nel 2006 è stato aperto al pubblico. Dal 2005, quando la manutenzione ordinaria e straordinaria è in mano al comune di Messina, non c’è stata nemmeno una riverniciatura. All’inizio del 2021 era stata fatta la proposta di concederlo ai privati, e oggi, giugno 2021, non se ne ha notizia”, è la breve cronistoria di Bellantone.

 

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