MESSINA. Intervengono ancora la Uil e la Uiltrasporti nella vicenda “Messinaservizi Bene Comune”, spronando questa volta il Consiglio Comunale affinché freni la privatizzazione della società in assenza di un vero piano industriale e data una direzione generale da mesi ad interim. “Il Consiglio Comunale sul futuro del servizio rifiuti riprenda subito il ruolo che gli compete e non si consenta di usare la legge Madia per mascherare una precisa e scellerata scelta politica”, asseriscono i sindacati.

“La strategia consolidata del sindaco sappiamo è fatta di repentine accelerazioni e sembra chiaro voglia puntare tutto su una interpretazione della Legge Madia che considererebbe un atto obbligato il ricorso al mercato dopo il fallimento della Messinambiente”.

“Ma si dimentica, o si omette di dire, – spiegano il segretario generale della Uil Messina Ivan Tripodi e il segretario generale della Uiltrasporti Michele Barresi – che la stessa legge è controversa ed il ‘caso Messina’ potrebbe non ricadere neppure nel perimetro della Madia e che la privatizzazione a nostro avviso può non essere una strada ‘obbligatoria’ ma una scelta politica pura e semplice, per la Uil scellerata, e in cui il Consiglio Comunale deve dire la sua ed esserne consapevolmente parte attiva“.

“Le ultime dichiarazioni con cui, immancabilmente dalla sua pagina Facebook, il sindaco Cateno De Luca ha rilanciato perentoriamente il progetto di privatizzare il servizio di gestione del ciclo integrato dei rifiuti della città già da fine 2020, non possono suonare come una sorpresa per nessuno dato che gli atti amministrativi finora compiuti e non compiuti dal Consiglio di Amministrazione della ‘Messinaservizi Bene Comune’, unitamente ad una serie di rinvii tattici, vanno letti come pienamente propedeutici rispetto all’operazione di ‘impacchettamento e consegna’ di un regalo da 300 milioni di euro ai privati“, continuano Tripodi e Barresi.

“Infatti, secondo la ‘solita narrativa deluchiana’, da sempre il privato viene accolto come la panacea di tutti i mali di un servizio che in città viaggia ancora evidentemente a scartamento ridotto. La Uil e la Uiltrasporti hanno già snocciolato numeri e dati che dimostrano come in tutte le grandi realtà metropolitane con più di 200 mila abitanti la raccolta è sempre gestita dal pubblico, tranne a Catania, dove si registra però un disastro in termini di raccolta differenziata attestata oggi sotto al 10%”.

“Nonostante gli sforzi posti in atto in questi mesi dalla nuova azienda e da tutte le maestranze – illustrano i sindacati – la Messina Servizi è partita in notevole ritardo nel processo verso la raccolta differenziata, non ha raggiunto entro fine marzo l’obiettivo del 30% e sarà realisticamente impossibile raggiungere quota 65% nei tempi previsti dalla legge e questo era già ampiamente prevedibile, ma temiamo possa essere ugualmente il pretesto per giustificare alla città scelte che invece hanno ragioni e radici ben diverse”.

Tanti sono i segnali secondo il sindacato che vanno letti in un’ottica che va verso la prossima liquidazione della “Msbc”. “Ricordiamo che da quattro mesi, esattamente dalla defenestrazione dell’ingegnere Aldo Iacomelli, per Messina Servizi non è coperta la figura di direttore generale, nomina annunciata più volte ed individuata inizialmente nella persona dell’ingegnere Domenico Manna, dirigente del Comune di Messina, che pare però miseramente tramontata nel silenzio di tutti lasciando all’azienda una guida più politica che tecnica, anomalia che riscontriamo in quasi tutte le società partecipate dell’era De Luca”.

“In quest’ottica – prosegue la Uil – anche l’approvazione formale, senza la firma della Uil, della pianta organica dell’Azienda ha portato da un lato all’ennesimo annuncio rispetto all’assunzione di circa 39 unità lavorative e sostenere d’altro canto la presunta sussistenza di esuberi in area amministrativa, operazioni che hanno offuscato però la mancata trattazione e approvazione del piano industriale 2019-2025, l’unico strumento strategico che dava invece prospettiva e pianificazione futura all’azienda“.

“Anche il ricorso al noleggio e non all’acquisto di mezzi e attrezzature è un atto che sicuramente è stato giustificato in chiave di una maggiore economia iniziale dai vertici di “Msbc”, ma che di certo non rappresenta un investimento a lungo termine o finalizzato ad incrementare il patrimonio aziendale, ma a lasciarne al contrario, precario ed incerto, il futuro e, quindi, consentendo massimo spazio a prossime privatizzazioni”.

“È chiaro – conclude il sindacato – che il profilo dell’intera vicenda è più propriamente politico e la partita della gestione dei rifiuti si gioca anzitutto tra Amministrazione e Consiglio Comunale. Nel ricordare come l’opzione della conferimento del servizio ad una società in house providing sia stato un progetto dell’Amministrazione Accorinti approvato proprio con deliberazione del Consiglio Comunale dello scorso mandato amministrativo, anche in caso di mutamento di scelta verso la privatizzazione del servizio il civico consesso avrà un ruolo determinante”.

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