MESSINA. Non solo Messina è la provincia delle incompiute, ma capita anche che il Comune si trovi a pagare per opere non solo incompiute, ma che di fatto nemmeno aveva messo in cantiere, ma solo “garantito”. Una piscina, per esempio. A San Licandro.

Tre milioni di fideiussione concessa da palazzo Zanca con troppa fiducia, nel 2005, ad una società sportiva, la Pallanuoto Messina, che aveva in mente di costruire una piscina, mai ultimata, a san Licandro: il mutuo richiesto, la società sportiva non lo ha mai ripagato, della piscina non resta che lo scheletro a rustico ed a dover sborsare le somme è il “garante”: palazzo Zanca. Il risultato? Non solo non c’è la piscina, ma Palazzo Zanca ha subito una “procedura esecutiva immobiliare”: un pignoramento, cioè, al già martoriato isolato 88.

Esattamente, da cosa nasce il debito? Da un mutuo sottoscritto dalla società sportiva dilettantistica Pallanuoto Messina nel 2005, per il quale il Comune ha garantito tramite fideiussione. La Pallanuoto Messina, dal canto suo, non ha rispettato il piano di ammortamento previsto per la restituzione del mutuo sin dalla prima rata, in scadenza al 31 dicembre 2011. Il credito sportivo non perde tempo, e il 6 febbraio del 2012 dichiara la società decaduta dal “beneficio del termine” e chiede il versamento dell’intero importo. Passa un mese, e l’Istituto comunica la risoluzione del contratto e si rivolge al Comune che ha fatto da garante.

In tutto, tra sorte capitale rimanente, penale per risoluzione del contratto e more per i ritardi nei pagamenti, da febbraio del 2015, palazzo Zanca si ritrova debitore, nei confronti dell’istituto, per poco meno di quattro milioni di euro. Il credito sportivo ha così pignorato l’isolato 88, sul quale però pendono altre procedure di esecuzione immobiliare che hanno costretto palazzo Zanca a vendere due botteghe di proprietà sul viale san Martino. Il debito, tra l’altro, era stato inserito nel piano di riequilibrio col 50% di probabilità di soccombenza.

E la Pallanuoto Messina? E’ stata dichiarata fallita dal tribunale di Messina nel luglio del 2015, con istanza proposta proprio da Credito sportivo. Il comune di Messina aveva tentato di insinuarsi nel passivo, ed aveva incaricato il legale Nino Parisi di seguire la vicenda. Lo stesso Parisi, però, correttamente ha spiegato a palazzo Zanca che sarebbe stata una mossa inutile vista la “totale incapienza della società fallita“.

Così il comune si ritrova con una struttura a rustico a san Licandro, mai ultimata, che fa bella mostra di sè sotto la collina di Tremonti, senza un impianto che aveva programmato, e con un nutrito debito sul groppone.

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