MESSINA. Il primo fine settimana di isola pedonale integrale a Torre Faro si può riassumere in una semplice formula: i residenti e i commercianti in massima parte sono contrari, non la vogliono, e ne dicono peste e corna. Chi viene per una domenica di mare, perlopiù invece ne è entusiasta, la sostiene, ed è più che disposto a sopportare i minimi disagi per goderne. E quindi, faticosamente, tra entusiasmi e polemiche, ottimismi e profezie catastrofiche, anche a Messina si tenta quello che in ogni altra parte del mondo che abbia velleità turistiche è realtà da almeno mezzo secolo.
Va in archivio la prima prova del nove per la pedonalizzazione integrale, ventiquattrore al giorno, sette giorni su sette, del borgo marinaro iniziata giovedi 10 giugno, per renderlo un po’ più vivibile, valorizzarne la vocazione turistica, e soprattutto per abituare “faroti” e “forestieri” a ciò che succederà con l’entrata in vigore del Piano generale del traffico, che per Faro prevede l’addio definitivo ai mezzi a motore.
Il verdetto? Luci e ombre, come ampiamente prevedibile. Perché la novità è di quelle dirompenti, e ci sarà bisogno di un po’ di tempo per metabolizzarla. Saranno necessari correttivi, che l’amministrazione introdurrà già in settimana (pass residenti per un’auto a famiglia, orari di carico e scarico merci, modifiche all’organizzazione del parcheggio di Torri Morandi). Per le strade pedonalizzate non c’è stato il pienone, considerando anche che quello trascorso è stato il primo weekend d’estate, e domenica sera di gente ce n’era veramente poca, ma non c’è stato nemmeno il casino degli anni scorsi, con auto in fila per ore e parcheggiate in ogni buco, bus impossibilitati a circolare e gente letteralmente intrappolata in casa dai posteggi alla “dio ti fulmini“. Gli unici mezzi ammessi al momento sono le navette che dal parcheggio arrivano in spiaggia (tre minuti a piedi).
Proprio questo era il principale tema di discussione (l’unico, praticamente) camminando per le strade senza automobili: chi lamentava l’assenza di “folla” e chi faceva notare che le automobili non sono “folla”, ma invivibile casino, chi pensa che con l’auto fin sotto il pilone gli affari andrebbero meglio e chi asserisce l’esatto contrario. Nel frattempo, chi ieri pomeriggio saliva dal mare (in massima parte giovani e giovanissimi), ha trovato praticamente metà dei (non molti) negozi e locali chiusi, non si sa se “ancora chiusi” o se proprio chiusi definitivamente.
Che poi è il tema ricorrente: i commercianti del luogo in massima parte l’isola pedonale non la vogliono. Non in quelle zone, non in quei termini, non in quelle vie, non integrale, non sette giorni su sette. Le varie posizioni alla fine sono riassumibili con un rifiuto, più o meno netto a seconda del settore merceologico e della collocazione. Il numero di auto posteggiate a Torri Morandi diventa la pietra di paragone: chi vede il parcheggio mezzo vuoto sentenzia che a Faro non verrà nessuno, chi lo vede mezzo pieno sostiene che la gente c’è, e sono le auto a non essere più in mezzo ai piedi, e questo non farà che attrarre più gente. La polarizzazione è bella tosta.
Di contro, c’è anche chi a Faro vorrebbe investire, ma attende di capire cosa ne sarà dell’esperimento. “Io lo vorrei anche aprire un locale, magari in posizione un po’ decentrata, perchè ci sono zone, soprattutto all’inizio, in cui non ce n’è nemmeno uno – spiega un imprenditore che ha chiesto di rimanere anonimo – ma prima di un impegno finanziario anche piuttosto importante voglio capire se e come proseguirà l’isola pedonale: di certo non posso rischiare del capitale se tra un mese riapriranno tutto, o introdurranno fasce orarie. E così anche altri miei colleghi. L’impressione – conclude – è che per quest’anno non ci saranno grossi investimenti, ma se l’isola così come è concepita resisterà fino alla fine, dal prossimo anno saranno in parecchi a voler investire“.
E dal punto di vista dell’ordine pubblico? Nessun problema, al momento. “Ho dovuto elevare solo un verbale ad un motorino, ma per il resto il divieto di circolazione coi mezzi il motore è stato rispettato da tutti”, spiega un vigile urbano, che subito dopo aggiunge: “Secondo me uno dei correttivi da mettere in atto è quello di prevedere stalli per i motorini, perché hanno ricominciato a posteggiare sulla spiaggia”.
Anche a livello di organizzazione c’è qualcosa da rivedere. La fontanella e le docce (due, per tutta la spiaggia), per esempio, erano a secco sin dal primo pomeriggio, e alle Torri Morandi troneggiava un cartello che informa che il parcheggio chiuderà alle 23: circostanza che, ha chiarito Pippo Campagna, presidente dell’Atm (l’azienda trasporti che gestisce il parcheggio), era valida fino a qualche giorno fa per rispetto del coprifuoco. Che nel frattempo è stato portato alle 24 (e dalla prossima settimana sarà eliminato), mentre il cartello è rimasto fermo a un’ora prima.
Alla fine, la sensazione è che non si tornerà indietro, a meno di grossi sconvolgimenti: non c’è per esempio l’ipotesi di portare la pedonalizzazione solo nelle fasce serali o nei finesettimana, come disastrosamente è stato sperimentato lo scorso anno. Da parte dell’amministrazione c’è la consapevolezza che c’è qualcosa da fare per rendere l’isola più funzionale, e molto, moltissimo da fare per convincere gli abitanti e i commercianti che il progetto è sostenibile e di lungo respiro: l’assessore alle Politiche del mare Dafne Musolino, che insieme al collega all’Ambiente Salvatore Mondello ha predisposto la delibera di pedonalizzazione (votata favorevolmente dal consiglio comunale), domenica sera perlustrava la zona, parlando pazientemente con chi aveva qualcosa da ridire, ma anche da suggerire. Nel frattempo, la politica si muove. Il primo passaggio sarà proprio in consiglio comunale, come da emendamento proposto dal Pd, che impone che a due settimane dall’inizio dell’isola, l’amministrazione venga in aula a relazionare sull’andamento. I Democratici saranno in piazza a Faro mercoledi pomeriggio ad ascoltare le proposte dei residenti. Il Movimento 5 Stelle è da tempo “sul pezzo”, e di idee ne ha messe in campo parecchie. Anche la “società civile” si anima: il Comitato Messina Nord, molto vicino politicamente a Cateno De Luca, per esempio ha inoltrato una semplice richiesta per vivacizzare il borgo nei prevedibilmente, almeno per giugno, giorni di scarso afflusso infrasettimanali: un maxischermo per gli europei di calcio. E insomma, si naviga a vista: ma la rotta sembra tracciata, e non si dovrebbe più tornare indietro.