MESSINA. Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta scritta da una cittadina, che si interroga sull’isola pedonale di Torre Faro (inaugurata ieri fra tante polemiche). Un contributo “che vuole essere una semplice constatazione, nel quadro di una corretta e funzionale informazione, sulla base di discussioni pregresse, affrontate in più di un occasione, nel corso del tempo, quantificabile in anni. Sia in presenza di consiglieri, che di tecnici competenti, che di abitanti del luogo. Gli incontri hanno fornito un quadro dettagliato, da parte degli abitanti, di ciò che avviene nel periodo di forte criticità, che è l’estate. È diritto e dovere di ogni cittadino, conoscere e far conoscere, la realtà dei fatti e delle verità, che altrimenti non sarebbe possibile rendere note”.

Di seguito il contributo:
Alla città di Messina e a chi ci Amministra. Da libera cittadina, residente nel paese di Torre Faro. Desidero porre alcune domande nate da perplessità, scaturite da una guerra che scatta, da qualche anno a questa parte a ridosso del periodo estivo. Premesso che siamo un po’ tutti a conoscenza delle prospettive future, che saranno regolamentate da un piano viario presentato e in attesa di approvazione, messo anche quest’ultimo in discussione, per interessi personali di alcuni singoli paesani.
La domanda che preme in prima posizione è la seguente. Perché una cosa normalissima, in altri luoghi non così distanti da noi è fattibile, invece nel paese di Torre Faro non trova soluzione? Cortesemente non mi si dia la risposta che sento ormai come un mantra, che “mancano le strade”. Ci sono paesi pedemontani, dove la viabilità consiste in un unica strada a doppio senzo di marcia, che per eventi organizzati per un maggiore afflusso di turismo, adattano il paese, facendo uscire i conigli da un cilindro. Riuscendo così a portare un indotto di gente di grandissime proporzioni. A Torre Faro tutto ciò è utopistico.
Altra domanda a cui vorrei poter avere risposta. Perché ci si preoccupa delle persone che si spostano semplicemente dalla città, che vengono a fare i bagnanti? I quali non possiamo e non dobbiamo catalogare come turisti. Le cose andrebbero intanto organizzate a misura dei residenti, in previsione di un buon vivere collettivo, non personale, che potrebbe portare uno sviluppo turistico e benessere.
Allora i vari elementi se incastrati come le tessere di un puzzle, sono chiari. L’ambiguità che ne viene fuori è evidente. Non c’è interesse a migliorarsi da una parte, e un gioco di fili manovrati da burattinai dall’altra. Tutto viene impostato per creare fazioni. Isola pedonale si, isola pedonale no, isola pedonale ni. Commercianti silenti in attesa che “armiamoci e partite”, aspettano che la partenza altrui spiani loro la strada a dimostrazione che questo è l’unico paese o borgo, che dir si voglia, che non può essere organizzato come il resto del mondo. Abbiamo il primato e ne andiamo fieri……
L’amministrazione che fa il gioco di una volta la botte e una volta il cerchio, creando malumori che rimettono in discussione argomentazioni divenute sterili. Liberi cittadini che se è scirocco sventolano da una parte, se cambia il vento dall’altra.
Qui arrivano le domande più importanti.  PERCHÉ? QUALI INTERESSI SI MUOVONO DIETRO TUTTI QUESTI PASSI DI DANZA? CHI NON VUOLE COSA? COSA HA IN MENTE CHI CI AMMINISTRA? CHI VUOLE CHE TUTTO RIMANGA COME UN ORTICELLO COLTIVATO DAI SINGOLI?
Ai posteri l’ardua sentenza.
Maria Grazia La Torre
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