MESSINA. “E’ necessario che venga accelerata e potenziata la riscossione in conto residui, e segnatamente quella riguardante tassa rifiuti, violazioni del codice della strada, proventi dei beni dell’ente nonchè quella riguardante il recupero dell’evasione tributaria“. Lo scrivono, nero su bianco, i revisori dei conti VIncenzo Salvatore Albanese, Fabrizio Alia e Giuseppe Salvatore Li Voti, nella relazione di accompagnamento al bilancio consuntivo 2021, votato in aula una settimana fa, certificando come l’annoso e decennale problema del recupero, da parte di Palazzo Zanca, di quanto è dovuto per legge dai cittadini per i servizi che il comune mette a disposizione, è lungi dall’essere stato superato. “L’organo di revisione – continua la relazione – ha rilevato una scarsa capacità di riscossione mostrata dal concessionario (Agenzia riscossione, nata dalla fusione tra Riscossione Sicilia e agenzia entrate, ndr). A tal fine ha suggerito all’ente l’adozione di misure correttive che consentano una più efficace azione per l’introito di tali somme”. Di che somme si parla? Piuttosto sostanziose: l’organo di revisione rileva uno scollamento tra quanto accertato e quanto invece effettivamente riscosso nell’ordine di parecchi milioni di euro. SI parte con i ventisei milioni di mancati incassi relativi al fondo di solidarietà comunale, ai 28 milioni di Tari riguardanti le rate di pagamento che scadono nel 2022 e agli omessi pagamenti da parte dei contribuenti, per arrivare ai sei milioni di tari e Imu, e ai 14 milioni di addizionale comunale Irpef il cui trasferimento il comune di Messina attende dall’Erario, per finire con 700mila euro di nuovi accertamenti Imu. A questi si aggiungono il mancato trasferimento di somme che riguardano principalmente contributi soggetti a rendicontazione che provengono da regione e organismi comunitari, e i mancati introiti derivanti dalle multe elevate dalla Polizia municipale e dalle altre forze di polizia stradale.

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