MESSINA. Il canalone scala la collina con passerelle e ringhiere che si affacciano sul cemento; un cemento che, si spera, non si sporchi mai di fango e di pietre. Il canalone è una cicatrice sul corpo di Giampilieri, un segno di rinascita dopo la morte, un monito per ricordare quell’uno ottobre che, oggi, è il nuovo nome della via Puntale. Perché dove ora corre il canalone, nel 2009, metri e metri di fango strappavano la vita a trentasette persone.

Ieri sera, a Giampilieri, si è celebrata la fine dei lavori di messa in sicurezza del villaggio Messina che fu devastato da un’alluvione. “Dalla memoria alla rinascita”, il titolo dell’iniziativa organizzata dal Comitato “Salviamo Giampilieri”, presieduto da Corrado Manganaro, che ha visto protagonisti la Curia, i politici (il presidente della Regione, Rosario Crocetta, il sindaco di Messina, Renato Accorinti, il deputato Filippo Panarello, che a Giampilieri e nato), la Protezione civile, l’ex capo del Genio Civile, Gaetano Sciacca e altre autorità. Tutti riuniti, in piazza Pozzo, tra interventi, momenti toccanti (l’Ave Maria, i palloncini in volo durante l’elencazione delle vittime), qualche piccola auto-celebrazione elettorale e l’annuncio del primo cittadino: “Ho parlato con il sindaco di Reggio Calabria perché le due città collaborino insieme sul fronte della Protezione civile”. Alla fine della cerimonia, intrattenimenti musicali, con piano, voce e violino, e lo spettacolo conclusivo “Acqua, aria, tetra e fuoco”.

Giampilieri, dopo sette anni, è al sicuro dalle alluvioni, però resta ancora da intervenire su tanti edifici storici che attendono di ritrovare abitanti e dignità. Si tratta di un percorso lento, ma non impossibile. Lo dimostrano l’animo e la voglia di continuare dei tanti cittadini presenti. Quali cittadini, però? Quelli di Giampilieri, al 99%. Perché ieri c’era caldo (e nel villaggio, adagiato sulle sponde di un torrente fra le colline, il clima era torrido), perché le celebrazioni erano alle 19 (e ciò significava abbandonare la spiaggia durante lo “scattio”) e perché la zona Sud di Messina è scioccamente considerata altro rispetto al corpo ritenuto “vero” della città, che da viale Gazzi corre a Torre Faro.

Eppure, nel 2009, nei giorni della tragedia, sui social erano diventati tutti esperti di dissesto idrogeologico, di abusivismo edilizio, di strategie per la ricostruzione. Tutti disperati e anche impegnati a sputare sui monitor quando visualizzavano la foto di un presidente di Regione e di un sindaco sorridenti sul mare di fango. Probabilmente, dolore, indignazione, prese di posizione in sette anni si sono cicatrizzati, ma senza lasciare lo stesso segno che è rimasto sul corpo di Giampilieri.

E così, “Dalla memoria alla rinascita” è stato soprattutto un momento per chi ha vissuto sulle proprie carni la tragedia, senza i messinesi non di Giampilieri e privo di chi, i messinesi tutti, li rappresenta nell’aula di Palazzo Zanca. Tranne qualcuno, ieri sera, i generatori automatici di comunicati stampa, i cecchini dell’amministrazione, i registi di se stessi e i campioni di mille distinguo in rete e sulla stampa erano latitanti. A rappresentarli, simbolicamente, il canalone che scala la collina con passerelle e ringhiere.

L’iniziativa proseguirà l’11 agosto con una serata all’insegna della musica, spettacoli di artisti di strada, mostre d’arte pittorica e degustazioni di prodotti tipici. 

 

 

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