fine-dell-estate

 

È il 27 di agosto dell’anno di grazia duemilaediciassette, siamo in un paesino della riviera tirrenica e la gente sta iniziando lentamente a lasciare la casa delle vacanze: metà delle villette hanno le persiane oscurate, la spiaggia è meno affollata e più silenziosa del solito e nell’aria si respira una strana atmosfera da finedimondo.

Seduto su una sdraio nella piccola veranda che si affaccia sulla provinciale, osservo le infradito ormai un po’ consunte comprate a luglio in un mercatino, il telo da mare stropicciato messo ad asciugare sulla ringhiera e gli abiti bianchi di lino poggiati sul davanzale della finestra da cui entra una brezza leggera e intermittente. Anche gli oggetti, in questi giorni agrodolci di confine, assumono un aspetto diverso, si impregnano di bile nera, come se fossero avvolti da una patina ultraterrena. 

È già pomeriggio inoltrato e il cielo inizia lentamente a mutare: man mano che il tempo passa i colori perdono sempre più intensità e vigore, si annacquano, impregnandosi di umidità e caligine, mentre da lontano, in direzione del centro abitato, si intravedono le prime luci delle autovetture che si dirigono in fila indiana verso il casello. 

Mancano ancora quattro giorni alla fine di agosto e quasi un mese al termine della bella stagione, eppure, malgrado il caldo afoso che toglie il respiro, malgrado gli abiti scollati e le scarpe aperte, l’estate sembra sia già impregnata dell’umore cupo e volubile dell’autunno.

Il cortile sotto casa, così vuoto, ha un aspetto inconsueto, e fa impressione pensare che fra appena qualche giorno, un paio di settimane al massimo, questo quartiere residenziale costruito a ridosso delle colline all’inizio degli anni ’80 si trasformerà in un sobborgo fantasma abitato solo da qualche coppia di anziani e da qualche famigliola del posto.

Gli amici sono già andati via da un pezzo, verso Nord, alla rinfusa, seguendo il ritmo imposto delle ferie e degli impegni. Qualcuno ha avuto modo di fermarsi più a lungo, qualcun altro solo un paio di giorni, e adesso dovranno trascorrere ancora dodici lunghi mesi prima di poterli rivedere nuovamente, cambiati in male o cambiati in peggio, con un anno di esperienze diverse a forgiarne gli umori, a marchiargli la pelle. 

Sono loro a partire ma anche noi che restiamo ci sentiamo un po’ in viaggio, scombussolati più che mai da questa imperscrutabile malinconia che ci pervade d’un tratto, lasciandoci in bocca un retrogusto d’amaro. Da una parte la velleità dell’estate, con i suoi profumi, il suo calore, l’istinto compulsivo di annacquare i pensieri; dall’altra i litorali che si svuotano, le code ai caselli, il sentore della fine, la prospettiva imminente di un nuovo inizio. 

Accade qualcosa di anomalo negli ultimi giorni di agosto. Qualcosa che non è facile da assimilare con la ragione, ma che tuttavia percepiamo chiaramente, in modo latente, come un malessere informe che fa da sottofondo silenzioso ai nostri ultimi bagni, alle serate mondane, alla spensieratezza di un aperitivo al tramonto.

Accade, in questi ultimi giorni di vacanza, che il Tempo assume inaspettatamente una forma. Di solito non ci accorgiamo della sua presenza, lo accettiamo passivamente, senza farci domande, lasciando che la consapevolezza del suo scorrere non scalfisca la nostra illusione di un eterno presente. 

In questi giorni, invece, il Tempo si fa tangibile, lo si avverte nella sua ciclicità, nel suo perenne ritorno. 

I ricordi d’infanzia si accavallano, gli amori estivi riaffiorano alla mente, e ci si lascia sopraffare dalla consapevolezza che per una volta ancora l’anno solare ha compiuto il suo corso.

È in questo frangente che si ha la cognizione certa di stare invecchiando, del giro di boa, delle lancette che scorrono. Non a Capodanno, non il giorno del nostro compleanno, ma in questa strana terra di confine fra la fine e l’inizio, mentre siamo affacciati a una veranda e osserviamo il tramonto, cercando di dare un senso razionale al dolce dolore che ci coglie per un’avventura che finisce.

Per un’altra estate che si eclissa.

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Enrica Guttarolo
Enrica Guttarolo
31 Agosto 2019 21:23

Non sono solita a scrivere commenti e nonostante sia un po’ datata resta meravigliosa. Complimenti è bellissima