MESSINA. La città dello Stretto si conferma tra le città in cui il Coronavirus ha fatto “meno male”, e si mantiene su una costante di circa duecentocinquanta decessi mensili (in cui non necessariamente ha influito il virus). E non solo, perché nei mesi di febbraio e marzo (periodo in cui le vittime sarebbero dovrebbero aumentare a causa del boom dei contagi nelle settimane precedenti) risulta un numero di decessi sotto la media calcolata sui cinque anni precedenti nello stesso arco temporale. È quanto emerge da uno studio del dipartimento di Epidemiologia del servizio sanitario regionale del Lazio sulla mortalità giornaliera nelle città italiane (non dell’intera provincia) in relazione all’epidemia di Covid-19, che dopo un primo esame a novembre ha pubblicato un secondo report che analizza i primi mesi del 2021 più dicembre 2020.

 

Durante la prima ondata, che ha solo sfiorato il sud, i decessi sono stati davvero pochi. Nel mese di ottobre hanno incominciato a salire raggiungendo le 210 unità, numero comunque contenuto, specialmente in confronto con i comuni del Nord Italia. Negli ultimi quattro mesi si è passati ad una media di circa 250 morti al mese, di più ma sempre bassi rispetto alla penisola settentrionale.

Dall’1 al 31 dicembre, infatti, sono stati 242 i decessi riscontrati nel comune di Messina, contro una media degli ultimi cinque anni (sempre per dicembre) pari a 223. Diciannove in più in un mese. Le cose sono andate peggio a gennaio, quando si è raggiunto un picco di 311 decessi in 31 giorni, ma anche negli anni passati il primo mese dell’anno si è rivelato “più letale”: la media, infatti, è lievemente più alta (268).

Febbraio si presenta bene, invece: 229 decessi, addirittura meno della media degli ultimi cinque anni, pari a 235 (6 in meno). A marzo, infine, si scende ancora di più: 198 decessi contro una media di 213 dei passati anni.

Nel periodo preso in esame nel grafico sotto (27 gennaio – 30 marzo), il numero dei decessi è praticamente lo stesso rispetto alla media calcolata sullo stesso arco di tempo degli ultimi cinque anni. Anzi, è persino inferiore di qualche unità (507 rispetto a 504).

Come prevedibile, il numero dei decessi è maggiore man mano che si analizzano fasce d’età più alte.

In termini di variazione percentuale, Messina, insieme a Reggio Calabria e ancor di più a Taranto, ha la più bassa variazione di decessi in relazione alla media degli ultimi cinque anni. Tutte città del Sud, che si separano ancora una volta dal Nord in questa particolare classificazione. In controtendenza ci sono solo Palermo, i cui grafici che lo interessano confermano quanto visto negli ultimi giorni e per il quale il Presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci ha disposto la “zona rossa“, e Catania.

 

Un’Italia, quindi, che si presenta ancora spaccata in due e che presenta due curve di mortalità diametralmente opposte fra Nord e Centro Sud (in tutte le fasce di età analizzate).

Fa eccezione la mortalità media giornaliera per la settimana tra il 24 e il 30 marzo, dove si evidenziano valori in aumento al centro-sud e in lieve calo al nord. Al centro sud, infatti, si osserva un aumento in tutte le classi di età con valori superiori alla media dei cinque anni passati, ad eccezione della classe 75-84 anni che rimane stabile. Al nord, invece, i valori sono in lieve calo in tutte le classi di età ad eccezione della classe 85+ che mostra dati stabili.

Leggenda: 

Tocca per ingrandire

L’andamento della mortalità giornaliera e settimanale nelle 33 città evidenzia, però, un dato favorevole al Nord anziché al Sud: tra le città del nord c’è una mortalità superiore alla media solo a Torino (228 decessi totali osservati contro 146 attesi), mentre nelle città del centro-sud la mortalità totale risulta più elevata nell’ultima settimana a Roma (610 contro 475 attesi), a Napoli (250 contro 184 attesi) e a Bari (124 contro 50 attesi). In quest’ultima città, inoltre la mortalità mostra il dato più elevato registrato dall’inizio della seconda ondata.

Infine, è da rilevare un incremento della mortalità totale registrato anche in alcuni comuni più piccoli: Rieti, Frosinone e Campobasso. Ma, come spiega anche il dipartimento, nelle città più piccole la mortalità risente maggiormente delle fluttuazioni casuali e, pertanto, “alcuni incrementi osservati nella mortalità giornaliera devono essere interpretati con cautela”.

NOTA. La mortalità giornaliera (deceduti e residenti nel Comune) viene confrontata con la serie storica di riferimento (valore atteso). Per ogni città, la mortalità giornaliera attesa è definita come la media per giorno della settimana e numero della settimana calcolata nei 5 anni precedenti e pesata per la popolazione residente (dati Istat) per tenere conto del progressivo invecchiamento della popolazione.

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