MESSINA. Da ieri, il servizio di raccolta dei rifiuti di pazienti affetti da covid in isolamento domiciliare, o dei conviventi non positivi, è passato in capo al Comune, mettendo fine a una telenovela lunga quasi un mese, iniziata da quando il sindaco Cateno De Luca, in una diretta, aveva portato alla luce una situazione assurda (riconosciuta anche dal commissario ad acta per l’emergenza covid Maria Grazia Furnari, che si è adoperata subito per metterci una pezza sin dal suo insediamento a fine dicembre) in cui i rifiuti non venivano raccolti (se non dopo giorni e sollecitazioni) e continuata quando l’Asp ha comunicato a Palazzo Zanca di non essere in grado di svolgere il servizio, e dal Comune di prenderlo in carico (come un’ordinanza regionale imponeva) non ne volevano sapere.

Secondo un’ordinanza regionale del 25 settembre,  “L’Azienda Sanitaria Provinciale -ASP- territorialmente competente cura, in via ordinaria, la gestione della raccolta, del trasporto e dello smaltimento dei rifiuti delle utenze di tipo A (quelle direttamente riferibili a contagiati, ndr), mediante azienda specializzata”, che per tutta la Sicilia era la Medieco. Però, subito dopo, aggiunge che le Asp “nei casi di motivata e dimostrata impossibilità, anche sopravvenuta, ad effettuare il servizio di cui al punto precedente, ne dà tempestiva comunicazione ai Comuni. In tali circostanze, il servizio di raccolta, trasporto e smaltimento è disposto dal Comune“.

Il 18 novembre, in seguito al sorgere dei primi problemi in alcune zone della Sicilia, il dirigente del dipartimento ai rifiuti Calogero Foti aveva precisato ancora meglio i termini della questione: “Nel caso in cui la A.S.P. territorialmente competente non dovesse dare seguito alle richieste avanzate dai Comuni entro tre giorni lavorativi, i Comuni sono autorizzati ad avvalersi di apposita ditta specializzata addebitando i costi sostenuti all’A.S.P. territorialmente competente”.

Il 31 dicembre, la Medieco scrive all’Asp dichiarando “l’estrema difficoltà a poter esperire in maniera puntuale il servizio relativamente al comune di Messina essendo quello più interessato all’incremento esponenziale dei positivi covid-19 in isolamento domiciliare”. Per questo, dopo un tavolo tecnico, dall’Asp il 5 gennaio, scrivono al Comune per chiedere che del servizio se ne faccia capo MessinaServizi, la partecipata comunale che si occupa di rifiuti. “Si evidenzia la necessità che questo Comune possa provvedere in favore delle utenze A ricadenti nell’ambito del territorio di propria competenza”, scrivono il direttore generale dell’Asp Paolo La Paglia ed il direttore sanitario Bernardo Alagna.

Arriva la disponibilità del Comune, che però vuole un atto di formale affidamento. Tanto che dieci giorni dopo, il 15, i due dirigenti scrivono di nuovo a Palazzo Zanca piuttosto piccati, spiegando che non è Palazzo Zanca a fare una cortesia, ma la legge che glielo impone: “L’impegno del Comune, a seguito della disponibilità dichiarata, non è altro che un aderire a un dettato di legge di valore superiore a qualsivoglia atto tra privati, quale possa essere una convenzione, contratto o ordinanza commissariale che si voglia”. I dirigenti dell’Asp aggiungono che “79 comuni della provincia nella medesima situazione hanno già provveduto ad adoperarsi senza che sia mai stato sotto scritto alcun atto formale”, e ricordano al Comune che l’Asp si è adoperata per sottoporre al vaccino gli operatori di MessinaServizi che dovranno svolgere il servizio. Servizio che, concludono, “per la scrivente azienda doveva già essere stato attivato, senza ulteriori input solo formali e non sostanziali”.

Nel frattempo la questione finisce davanti al prefetto Maria Carmela Librizzi, che salomonicamente conferma che il Comune deve procedere con il servizio, ma chiede all’Asp di predisporre uno schema generale di accordo.

La replica di Palazzo Zanca, che contesta la ricostruzione dell’Asp, non si fa attendere e arriva il 18 gennaio: “Il Comune è tenuto a formalizzare l’affidamento di un servizio o ad una ditta terza – scrive l’assessore all’Ambiente Dafne Musolino, insieme col direttore generale Federico Basile – non mancando di osservare che risultava fondamentale che Codesta Azienda garantisse una comunicazione costante ed aggiornata, con frequenza quotidiana, degli elenchi delle utenze A ed A1 ai quali erogare il servizio”. Il Comune, in sostanza, chiedeva gli elenchi delle utenze da servire, ma sosteneva fossero parziali e non asseverati, (“si conferma la necessità che l’elenco venga quotidianamente aggiornato e riscontrato dal personale dell’Asp al fine di garantire il servizio”, aveva scritto qualche giorno prima l’assessore all’Ambiente )e un contratto per poter affidare il servizio alla propria partecipata MessinaServizi. “Il motivo del mancato avvio del servizio è imputabile solo a Codesta Azienda ed ai suoi immotivati ritardi“, concludono Musolino e Basile.

Finito? nemmeno per sogno. A dirimere la questione ci prova Ferdinando Croce, capo di gabinetto vicario dell’assessorato alla Salute, che scrive al dirigente del dipartimento regionali ai rifiuti Calogero Foti, per capire una volta per tutte se è necessario un contratto o se basta l’ordinanza regionale (di settembre) a far partire il servizio.

E Foti risponde, tranciante, non con una ma bensì con due differenti note, il 18 ed il 19 gennaio. “Stride con la necessità delle prestazioni indicate e della situazione emergenziale concernente le problematiche delle quali si è detto, la posizione assunta dal Comune di Messina, che dopo una iniziale disponibilità, manifestata all’indomani della previsione della zona rossa per l’intero territorio del Comune di Messina, non ha ancora attivato il dovuto servizio”, scrive Foti il 18 gennaio, con controfirma da parte del dirigente per la Pianificazione Strategica Mario La Rocca.

Non fosse sufficientemente chiaro, Foti torna sull’argomento con un’altra nota, il giorno dopo, 19 gennaio: “Allo scrivente Dipartimento non risulta che, per la fattispecie in oggetto, le attività sostitutive da parte dei Comuni, in caso di impossibilità ad adempiere da parte delle ASP territorialmente competenti, siano avvenute attraverso la stipula di apposite convenzioni e, pertanto, non ravvisandone la necessità, non è stata fornita alcuna ulteriore indicazione circa le modalità di stipula di accordo convenzionale tra le parti nel caso in cui il Comune subentri all’Azienda Sanitaria Provinciale nella gestione del servizio di ritiro e smaltimento dei rifiuti di tipo A.”. Sull’argomento, due giorni fa la consigliera del Pd Antonella Russo ha proposto un’interrogazione al sindaco.

Ieri, 20 gennaio, la formalizzazione: la raccolta dei rifiuti passa in capo al comune di Messina.

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