MESSINA. L’attentato dello scorso maggio ai danni di Giuseppe Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi, è stato senza dubbio l’episodio di maggior rilievo anche secondo la relazione semestrale del Ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta e i risultati conseguiti dalla Dia, la Direzione Investigativa Antimafia che, nella parte dedicata alla Sicilia orientale ed in particolare alle dinamiche mafiose della provincia di Messina, evidenzia questo episodio che ha destato particolare preoccupazione.

La relazione descrive le dinamiche mafiose del territorio, spiegando che i gruppi mafiosi della provincia di Messina “rappresentano la risultante di una contaminazione criminale che vede interessate Cosa Nostra palermitana, Cosa Nostra catanese e la ‘ndrangheta”.

Le dinamiche criminali non sembrano aver condizionato le sfere di influenza dei singoli gruppi sul territorio, sia in città che in provincia. Tuttavia si sono registrati mutamenti nella composizione interna dei clan, i cui esponenti sembrano comunque aver mantenuto legami di tipo affaristico con i gruppi palermitani, catanesi e calabresi.

In città la suddivisione delle consorterie criminali assomiglia “ad un vero e proprio ‘piano di lottizzazione’ dei vari quartieri. Nella zona sud domina il gruppo criminale Spartà con i suoi affiliati; il controllo criminale della zona centrale è fra i gruppi Lo Duca e Ventura, ma anche  fra le famiglie Aspri, Trischitta e Cutè, afferenti al clan Mangialupi, il quale risulta avere i maggiori collegamenti con le organizzazioni criminali ‘ndranghetiste della provincia di Reggio Calabria. Il quartiere “Giostra”, situato nella zona nord, infine, è dominato dal gruppo Galli, a capo del quale risulta insediato il nipote del vecchio boss, attualmente detenuto”.

Il gruppo più operativo e strutturato, con un’organizzazione sul modello di Cosa Nostra palermitana, è comunque quello dei “Barcellonesi”, negli ultimi anni al centro di numerose indagini.

L’episodio di rilievo è dunque l’attentato al Presidente dell’Ente parco dei Nebrodi, sottoscrittore di un Protocollo di legalità con la Prefettura, finalizzato ad estendere i controlli preventivi antimafia anche al settore agro-pastorale. “Questa più incisiva procedura accertativa – che già lo scorso dicembre aveva dato luogo ad undici informazioni antimafia interdittive – ha, tra l’altro, consentito al Prefetto di Messina di adottarne di ulteriori nei confronti di imprese operanti nel contesto del Parco, i cui intestatari sono risultati collegati al gruppo dei tortoriciani e, in particolare, alla cosca dei Bontempo Scavo”.

I settori di interessi dei clan. Le indagini hanno poi confermato come le estorsioni e il traffico di sostanze stupefacenti sono i canali di arricchimento dei clan. Nel settore della droga, elementi di spicco del clan Mangialupi con esponenti anche di vertice del gruppo mafioso di “Tortorici”, sono stati destinatari di una custodia cautelare nell’ambito dell’operazione “Senza tregua”, conclusa nel mese di maggio. “L’indagine – prosegue la relazione – ha avuto il pregio di rendere noti, tra l’altro, gli interessi economico-criminali del gruppo, dedito anche alle estorsioni, e ha dato conferma dei rapporti tra le consorterie criminali del capoluogo e la ndrina Nirta- Strangio di San Luca (RC)”.

Accanto ad estorsioni, droga e l’usura, “i settori di interesse che la criminalità organizzata messinese punta ad infiltrare sono principalmente rappresentati dagli appalti, dall’edilizia, dai servizi, dallo smaltimento dei rifiuti e dagli esercizi commerciali”.

In questo senso si inquadra l’operazione “Totem”, condotta dai carabinieri, “grazie alla quale è stato individuato un gruppo criminale composto anche da elementi di vertice del clan Galli, dedito al controllo di locali notturni nella riviera nord del capoluogo, dove far confluire e ripulire capitali di illecita provenienza. Allo stesso tempo, il sodalizio è risultato attivo nella gestione di un forte giro di scommesse illegali raccolte on-line (corse clandestine di cavalli e installazione di video-poker), che venivano poi indirizzate, via internet, su operatori non autorizzati”.

La vocazione imprenditoriale mafiosa dei clan messinesi è stata al centro di diverse attività condotte nel semestre anche dalla Dia, che hanno portato a numerosi sequestri. Infine il settore della Pubblica amministrazione, dove “permangono, infatti, gli effetti di indagini che hanno accertato fenomeni corruttivi e che hanno determinato il Commissariamento del Comune di Mazzarrà Sant’Andrea. A ciò si aggiungano le evidenze emerse nell’ambito della citata Operazione “Matassa” del mese di giugno, che ha fatto luce sulle condotte intimidatorie messe in atto da esponenti del clan Spartà e Ventura, finalizzate a procurare voti in favore di candidati di riferimento in occasione delle elezioni comunali e nazionali del 2013, nonché nelle competizioni regionali del 2012”.

 

 

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