MESSINA. “Manifestazione flop, si dimetta senza attendere la sfiducia”, “Flop? Abbiamo raccolto 1500 firme in poche ore”, “In piazza non c’erano nemmeno 400 manifestanti, e molte venivano da fuori Messina”, “E voi allora, avete dimenticato la manifestazione per la sfiducia con 40 sigle e venti persone?”.

Se un pregio l’ha avuto, la manifestazione in favore di Renato Accorinti di ieri, sabato 28 gennaio, è stato quello di avere riacceso, in città, un minimo di dibattito a viso aperto, riportando per strada quello che da un anno a questa parte era confinato sui social network o affidato ad assertivi comunicati.

C’è un Accorinti al quale la sfiducia, invece che essere la kryptonite di Superman, si è rivelata come gli spinaci di Popeye: è bastato tornare lì dove è nato, in piazza, ad arringare folle, per riconquistare verve battagliera e “storytelling” epica: e infatti, in piazza c’era chi lo aveva votato e dal secondo giorno in poi lo aveva criticato, e la mozione ha fatto riavvicinare due mondi, ricompattando le fila. Dall’altro lato c’è un piccolo esercito di avversari che hanno posato il fioretto della mozione di sfiducia per imbracciare la clava dell’attacco frontale.

Pippo Trischitta, per esempio, il cui rapporto con l’amministrazione, un giorno, andrà studiato davvero e a fondo. Di Accorinti, sin dal primo giorno, Trischitta è stato il più acerrimo contestatore ma anche il più fedele alleato. Due giorni dopo l’ingresso del nuovo sindaco a palazzo Zanca, con annessa rimozione dei tornelli e ingresso libero agli animali, Trischitta già paventava adunate sediziose nel “transatlantico” e giurava che, dato il via libera ai quadrupedi, sarebbe entrato a palazzo Zanca con un cavallo (spoiler, ancora non l’ha mai fatto). E però, mentre si consumava il conflitto ideologico, il consigliere di Forza Italia si faceva interprete della necessità di votare bilanci, piani di riequilibrio e tutti i documenti finanziari proposti dall’amministrazione. “Per amore e responsabilità verso la città”, ha sempre coerentemente dichiarato, motivando così la scelta non esattamente intuibile con facilità ad una prima analisi.

Oggi Trischitta è scatenatissimo, si è piazzato alla testa degli sfiduciatori (molti dei quali stanno cercando in giro una strategia per non votarla mantenendo una parvenza di dignità) e non perde occasione per menare fendenti all’indirizzo di Accorinti, tirandosi dietro il solitamente misurato Nino Carreri, capogruppo di Sicilia Futura, che per Accorinti riserva un significativo “sindaco più scarso della storia”, ne riscrive l’epica (“voluto dalla borghesia, non dal popolo”), e poi si ubriaca di retorica magnificando le sorti di una Messina del passato “invidiata dalle migliori città italiane” che, purtroppo, non è mai esistita. Che sia il capogruppo di Sicilia Futura ad entrare a gamba tesa nel duello personale Accorinti-Trischitta, non è un caso: se c’è un partito che oggi, in questo momento storico e a queste condizioni, ha tutto da guadagnare dalla sfiducia, è proprio Sicilia Futura, che rischia concretamente di accreditarsi come leader del centrosinistra cittadino, passeggiando sulle macerie del Pd massacrato da inspiegabilmente lunghi e disastrosi commissariamenti e dall’abbandono del generale Francantonio Genovese e dei sui soldatini.

Dalla lotta non si tira indietro nemmeno Nicola Cucinotta (Progressisti democratici), che emerge da un periodo di torpore mediatico e non rinuncia a tirare la sua scoppola, facendo i conti in tasca ai manifestanti e uscendone fuori con un calcolo accurato: “una riunione di quattro amici al bar con annessi parenti e animali domestici a dare manforte”.

Dalle beghe politiche, Capitale Messina si tira fuori (“Amministrazione fallimentare, ma la sfiducia arriva troppo tardi”), e affida ai portavoce Gianfranco Salmeri e Pino Falzea un lungo elenco di campi in cui l’amministrazione ha toppato. Combinazione, gli stessi sui quali Accorinti e i sui assessori sono riusciti a fomentare i cinquecento e qualcosa (qualcuno si è davvero preso la briga di contarli partendo da una fotografia presa dall’alto…) presenti ieri in piazza.

Una narrazione, quella di Accorinti, che prescinde dai numeri ma fa forza sulle parole, usa verbi al presente quando dovrebbe invece coniugarli al futuro, ripesca a piene mani a quell’immaginario battagliero che nel 2013 lo ha fatto entrare a forza a palazzo Zanca (con una sostanziosa spinta da parte della “maggioranza silenziosa”, quella che di scendere in piazza, pro o contro qualcosa, se ne guarda bene).

Il paradosso di tutta la faccenda è che la sfiducia ad Accorinti arriva proprio nel momento in cui l’amministrazione, fin qui quasi sempre in affanno dietro alle emergenze (prevedibili e non), da domani potrebbe davvero dover governare: di chiunque siano i meriti per averli portati, a Messina stanno per arrivare un diluvio di euro come non se ne vedevano da decenni, a finanziare opere che sono necessarie per la sopravvivenza stessa della città, prima che per il suo sviluppo. E spenderli male, o non spenderli, sarebbe davvero un delitto.

Non è un fatto così scontato: tra il 2007 ed il 2013, il precedente settennato che l’Unione Europea programma per la distribuzione dei fondi strutturali, in città sono piovuti 817 milioni di euro, a finanziare 1837 progetti. Di questi fondi, ne sono stati spesi poco più della metà: 463 milioni. Sfiducia o rilancio, Accorinti o qualcun altro, in riva allo Stretto arriverà più o meno mezzo miliardo. E il processo di spesa va governato, e questa cosa fa gola a pressoché tutti.

Ecco che magicamente il puzzle torna a comporsi.

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emmeaics
emmeaics
30 Gennaio 2017 8:00

non sarà certo una modesta manifestazione di amici e parenti a raddrizzare le sorti della peggiore amministrazione di Messina che io mai ricordi. La sfiducia a questo sindaco buono solo a farsi fotografare spesso in tenute improponibili per un amministratore di una città metropolitana sta nel popolo tanto tirato in ballo, vada il sindaco o i suoi inutili assessori ad ascoltare cosa dice di lui il popolo quello vero che la mattina va a lavorare, vadano questi figli della borghesia, docenti universitari, ex ma non tanto fascisti, a parlare con chi la mattina va al mercato, prende l’autobus, con i… Leggi tutto »