Ma è davvero un complotto plutocratico quello che vuole defenestrare Renato Accorinti e la sua giunta, e mettere fine a quella incredibile (nel senso che nessuno ci avrebbe scommesso tre lire) elezione di giugno 2013? Sicuro che non ci siano altre ragioni, forse più prosaiche, meno apocalittiche?

L’epica accorintiana impone che ogni passo, ogni mossa, ogni sillaba pronunciata sia storica, magnifica, una lotta senza quartiere di pochi piccoli Davide contro tanti immensi Golia, che ogni traguardo sia strappato con sudore e lacrime ad un mondo soggiogatore. Quindi anche la storia della sfiducia è stata raccontata così.

L’ha gridato al microfono Daniele Ialacqua, l’assessore all’Ambiente, da piazza Municipio, in occasione del raduno per confermare la fiducia all’attuale sindaco, scagliandosi contro i sempre validi “poteri forti” che assoggettano la città, e che mai nessuno si è scomodato a chiarire bene chi siano, che faccia abbiano, come si chiamino. Nemmeno Accorinti.

La leggenda di Icaro insegna che più in alto si arriva, più il tonfo è violento. Renato Accorinti è diventato sindaco sospinto dal vento di una vera partecipazione di popolo, di cittadini, di gente che ci ha creduto davvero, alla possibilità di un cambiamento radicale. Sbagliando. Perché, Accorinti o chiunque altro, affinché a Messina si possa intravedere un barlume di cambiamento, sarebbero necessari dieci anni di inversione di rotta e di ottimo governo. Non uno di meno. E Accorinti non è stato in grado di assicurare nessuna delle due condizioni.

E allora non è che forse – forse – qualche demerito la sua amministrazione ce l’ha, e non è tutta colpa di qualcun altro? Non è che all’atto della candidatura c’è stata una sottovalutazione delle condizioni di partenza e dello stato comatoso in cui versava il comune di Messina, e contemporaneamente una netta sopravvalutazione delle proprie capacità e competenze?

Perché se in campagna elettorale prometti la flotta comunale quando per strada (non per colpa tua, ovvio) circolano dieci autobus, e qualcuno ti crede, poi come fai a fargli capire che non puoi nemmeno lontanamente pensare di realizzarla una cosa del genere?

Se durante i comizi prometti la raccolta porta a porta entro sei mesi, e dopo tre anni questa sta lentamente e faticosamente partendo (per colpa della Regione), come fai a spiegare il buon lavoro che stai portando avanti a chi sotto casa vede passare l’autocompattatore due volte alla settimana e lo spazzino tre volte al mese?

Come fai a spiegare perchè le graduatorie di risanamento sono ferme lì dove lo sono sempre state da anni, perchè un orizzonte di sviluppo non si riesce ad intravedere, perchè i piccoli passi che sono stati compiuti sono troppo piccoli rispetto alle aspettative che avevi creato e che hai continuato ad alimentare anche quando la realtà ti sbatteva sui denti il salatissimo conto dell’onere di guidare una città?

E allora forse è il caso di dirlo che Accorinti il suo enorme credito di fiducia se lo è giocato durante il primo anno e mezzo, in cui annaspava come un pugile suonato tra problemi che non sapeva come affrontare, perchè se nella tua vita non hai amministrato mai nemmeno un condominio, tentare di imparare a farlo alla guida di uno degli enti locali più disastrati d’Italia non è impresa proprio facile. E che siccome siamo pur sempre il paese che della sindrome di piazzale Loreto ne ha fatto un tratto caratteristico di personalità, passare dall’idolatria all’odio è un attimo. E infatti è successo

Che poi sia buddista (e non lo è, non si sa più come spiegarla questa cosa), che si interessi del Tibet più che di Messina (e pure questa è un’idiozia talmente sesquipedale che non andrebbe nemmeno commentata), che vada in televisione a raccontare di aver raggiunto traguardi che non esistono, fa parte di Renato Accorinti, della sua storia, della sua personalità (e in questo è sì molto politico). Tutti aspetti che piacevano prima del giugno 2013 agli stessi che oggi li sopportano con fastidio, e che ogni volta che lo sentono andare in iperventilazione raccontando di “una cosa meravigliosa” che ha compiuto nella sua fantasia, credendo che magicamente il potere taumaturgico delle parole si tramuti in realtà solo perchè tu lo credi, alzano gli occhi al cielo.

Fare l’elenco di quello in cui Accorinti non ha mantenuto le promesse è facile, ma anche fuorviante e non intellettualmente onesto. Perchè è vero che la sua amministrazione ha ereditato macerie, ma è anche vero che chi l’ha votato voleva che lui fosse la soluzione, non parte del problema, e che lo spettacolo offerto è stato spesso di sciatteria amministrativa, programmazione assente, gestione disastrosa del quotidiano, pasticci burocratici ed inseguimento perenne di emergenze, nonostante le radici di questi insuccessi risalgano a molto tempo fa. Quelli che c’erano prima, che hanno tutte le colpe del mondo, non ci sono più da quasi quattro anni: ergerli a scudo è un’ammissione di sconfitta, prima che un alibi.

Ironia della sorte è che da qualche mese a questa parte, da quando cioè le critiche si sono fatte più virulente,  e da quando il più scadente e screditato consiglio comunale della storia ha accelerato sulla mozione di sfiducia, l’amministrazione Accorinti pare aver cambiato leggermente passo e ha la concreta possibilità di poter raccogliere un po’ di quanto ha seminato qui e là, e pare poter governare alcuni di quei processi che fino qui ha subito. Ci sono assessori, non molti ma ci sono, che hanno fatto un buon lavoro, qualcuno anche ottimo, ma è lavoro oscuro, da mediani, di quello i cui frutti si vedono a lungo tempo. Una vera beffa, della quale però Accorinti e i suoi non possono non sentirsi un minimo responsabili.

La città non è migliore di cinque anni fa. Non è neppure peggiore. Va avanti per inerzia, lungo quella leggera china discendente che ha imboccato da decenni senza che nessuno sia riuscito ad invertirne la rotta. E’ la fisica ad insegnare che un corpo sul quale non interviene alcuna forza, continua nel suo moto indefinitamente. Per inerzia. L’ha spiegato Newton a metà del 1600, ed è un principio valido anche in politica.

Quella forza Accorinti non l’ha avuta.  Ci ha provato, goffamente fino ad oggi, ma non l’ha avuta. Anche per colpa di un’inerzia troppo grande. E’ stata la sua più grande colpa.

Troppo, per una città che vuole tutto e subito, e però non si scomoda ad agire per farlo e mettere in condizioni qualcuno di farlo.

Subscribe
Notify of
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments