MESSINA. Quando il Comune di Messina decide di porre una delle sue partecipate in liquidazione, è pressoché certo che dopo dieci anni quelle partecipate saranno ancora bene o male tenute in vita come novelli Frankenstein. È successo con Messinambiente, in liquidazione dal 2010, con l’Ato3, anch’essa più o meno commissariata nello stesso periodo, ma anche con l’ormai defunta Feluca, e con le sconosciute ai più Sogepat e Nettuno: tutte società delle quali il Comune di Messina è proprietario in tutto o in parte, e le cui attività sono sconosciute. A meno che non intervengano “cambi al vertice”.

È quello che è successo alla Polisportiva Città di Messina, il cui liquidatore Santi Saija, nominato il 21 febbraio 2014, si è dimesso irrevocabilmente a settembre del 2016. Oggi è stata nominata, in sua sostituzione, Alessandra Cucinotta. Perché questi sei mesi di intervallo? Per valutare i curricula: Palazzo Zanca ha proposto un atto di interpello interno, per dirigenti e funzionari amministrativi che avessero familiarità con discipline economiche, e dal novero è venuta fuori la nomina di Alessandra Cucinotta, dipendente del Comune in servizio al dipartimento Servizi finanziari. Cosa troverà il nuovo liquidatore?

Non molto. La Polisportiva città di Messina, infatti, è uno di quegli inspiegabili casi di partecipata creata da Palazzo Zanca durante gli anni e poi mai messa in condizione di svolgere il compito per il quale è stata concepita: gestire, cioè, gli impianti sportivi. Nata nel 2006, e impossibilitata ad iniziare l’attività la Polisportiva ha subito denunciato una perdita di 5340 nel 2006, prima di fare il botto “nel 2007”:  perdite dʼesercizio che hanno raggiunto i 67.368 euro, e Comune che deve sborsarle per la ricapitalizzazione della società. Nel 2009, sotto l’amministrazione guidata da Giuseppe Buzzanca, si decide di metterla in liquidazione.

La particolarità della Polisportiva, all’epoca, era di non avere una sede, di non operare, ma di pagare comunque i componenti del consiglio d’amministrazione: 53.763 euro per il presidente Francesco Gallo, ex assessore della giunta di Francantonio Genovese ed ex esperto della giunta di Turi Leonardi (sia al comune che alla provincia), e dodicimilaottocento euro a testa per i componenti del Cda, Daniele Spoto e Antonino Fisichella. Inutile sottolineare come, non producendo nulla, l’intera massa debitoria era costituita dai compensi. Una vicenda che non mutò nemmeno quando si insediarono alla presidenza Luigi Barbaro e nel ruolo di consiglieri Daniele Bruschetta e l’attuale consigliere di Felice per Messina Carlo Cantali.

Né le cose migliorarono quando alla Polisportiva si diede la gestione degli impianti. Per le piscine finì malissimo: il ricorso della società che aveva vinto il bando per l’assegnazione ha visto soccombente il Comune, e gli impianti che furono gestiti si rivelarono un disastro finanziario. Il Pala San Filippo, per esempio: 20mila euro di introiti a fronte di 15mila di manutenzione ordinaria ed 150mila di manutenzione straordinaria al netto delle spese di gestione. O il PalaTracuzzi, con introiti per 8.640 euro e spese di 4.500 di manutenzione ordinaria e 500.000 per interventi straordinari al netto delle spese di gestione, o ancora il Pala Mili, 14.400 di entrate a fronte di 1.400.000 euro per interventi finalizzati al pieno funzionamento dell’impianto al netto delle spese.

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Giuseppe Merrino
Giuseppe Merrino
2 Maggio 2017 9:23

Caro Alessio Caspanello,
Sarebbe utile, per amore di verità, sapere quale sia la fonte dei numeri riportati, poichè sembrano tanto quelli elaborati dal sottoscritto nella propria Relazione Programmatica del 2010. E, sempre per amore di verità, sarebbe utile riportare perchè tale Relazione, chiesta per dare reale inizio alle attività della Partecipata, fu poi messa sotto chiave senza alcun seguito