MESSINA. In fondo, Luca Eller Vainicher e Cambiamo Messina da basso non si sono mai davvero “presi”. Troppo diverse le estrazioni politiche, economiche, ideologiche perché il movimento potesse guardare con favore all’ingresso del tesserato Pd, troppo eterogenee le esperienze perché l’estimatore di Matteo Renzi potesse convivere serenamente con i sostenitori elettorali della lista di Alexis Tsipras.

Le contraddizioni sono esplose dopo che la sabbia le aveva covate per troppo tempo, e stamattina la città si è svegliata senza assessore al Bilancio. Anzi no. Perché l’ultimatum di Eller ha scadenza a ventiquattr’ore. Se nel corso della giornata il toscano non avrà un segnale forte di fiducia da parte di Renato Accorinti (e della sua giunta, o almeno la parte di essa che sente più affine, quindi esclusi gli organici a Cmdb), domani potrebbe seriamente fare le valigie.

Uno stato da “separati in famiglia”, quello di Eller e movimento, che affonda le sue radici nell’appartenenza, più volte sbandierata, di Luca Eller Vainicher al Pd. A gettare ulteriore benzina sul fuoco ci sono quelle frasi, scritte nero su bianco sul Dup, il documento unico di programmazione del comune di Messina, in cui l’assessore al Bilancio afferma chiaramente che Messina deve aprirsi ai capitali privati per generare economia e non dover dipendere più solo ed esclusivamente dal pubblico. Due concetti, “capitali” e privati”, che a una parte consistente di Cmdb provocano la schiuma alla bocca. La scelta pervicace dell’assessore all’Ambiente Daniele Ialacqua di dare alla nuova MessinaServizi Bene Comune, società che dovrebbe prendere il posto della moribonda Messinambiente, la forma giuridica di società in house, quindi a totale partecipazione pubblica, è solo uno dei tanti esempi.

Da parte sua, Eller ha sempre manifestato l’esigenza di marcare una differenza, e la spilla del Pd grande quanto una moneta da due euro al bavero della giacca che esibiva oggi ne è una prova inequivocabile.

Luca Eller il riformista guardato male da un movimento di rivoluzionari (sedicenti o meno), il socialdemocratico arrivato per far quadrare i numeri tra i comunisti, il sostenitore di Israele tra i manifestanti in kefia, il tecnico di finanza degli enti locali tra i sostenitori della lotta di classe. Il passo in avanti di Eller ha molte letture, e quasi nessuna ha a che fare con la mozione di sfiducia che il suo Pd pare (pare) si sia deciso di votare, pur con tutti i distinguo del caso. 

Al di là di tutto il resto, il problema è questo: Eller è visto come un corpo estraneo alla narrazione rivoluzionaria che Renato Accorinti ed i suoi sostenitori della prima ora, ai quali si deve la sua candidatura, hanno fatto della loro avventura. Narrazione che spesso non trova riscontro nei fatti, se non nelle (lodevoli) intenzioni.

Sentendosi quasi il “responsabile morale” della crisi di giunta, Maurizio Rella, che aveva invitato Eller all’incontro con Stefano Fassina, si è sentito chiamato in causa e ha deciso di rispondere: “Rimando al mittente le accuse strumentali di Eller. Nessun estremismo, nessuna offesa”, ha spiegato il consigliere di Cmdb, che poi però ha puntualizzato “È chiaro che Sinistra Italiana si pone come forza politica autenticamente di sinistra, alternativa al PD. Eller è un assessore tecnico, non politico, la sua delega esula dall’appartenenza al PD, è chiaro comunque che da tempo viveva una insofferenza  e una contraddizione dovuta  alla sua provenienza più volte proclamata”. Poi la conclusione minacciosa: “Eller non cerchi pretesti, non si arrampichi sugli specchi, non cerchi alibi, faccia le proprie scelte senza dare indebite responsabilità.” 

(La foto di copertina, in alto ,è un’elaborazione grafica di Gregorio Parisi)

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