MESSINA. A meno di due settimane dall’election day del 25 settembre, che in Sicilia vedrà il voto per il rinnovo di Camera e Senato, come in tutta Italia, ma anche di presidenza della Regione e Assemblea regionale siciliana, uno sguardo a quanto (e come) hanno lavorato nell’ultima legislatura, i parlamentari che si ricandidano. Si inizia con l’Ars.

Della pattuglia di dieci deputati eletti a novembre 2017, l’unica a non ricandidarsi è Valentina Zafarana, arrivata al limite di due mandati che il Movimento 5 stelle si è dato come limite per la partecipazione alle assemblee elettive. Gli altri, alcuni con le stesse insegne o schieramenti del 2017, altri cambiando colori, si rimettono al giudizio dei messinesi. Chi sono, e cosa hanno fatto in aula per i cinque anni a Palazzo dei Normanni? Come nota metodologica, sarà dato più peso al lavoro individuale (e non di gruppo) e ai disegni di legge, atto che (in teoria) sublima l’attività politica dei parlamentari. Ovviamente ci sono dei distinguo: in linea di massima, chi è in maggioranza ha più possibilità che la legge da lui proposta passi, quindi la sua produzione dovrebbe essere maggiore. Viceversa, chi è all’opposizione sfrutterà molto più gli istituti parlamentari di mozioni, interrogazioni e interpellanze, per chiedere chiarimenti al governo. Questo in teoria: la realtà è spesso molto diversa.

Indiscusso e indiscutibile stacanovista dei parlamentari regionali in cerca di riconferma è Tommaso Calderone, deputato di Forza Italia che alla sua prima esperienza all’Ars riesce a proporre l’impressionante numero di ottanta disegni di legge da primo firmatario (nessuno dei 90 deputati regionali ne ha presentati più di lui), e ne aggiunge, in sovrappiù, anche 28 da cofirmatario. Un numero che non ha eguali (ma nemmeno lontanamente) in quelli dei colleghi, e che spazia in ogni materia dello scibile umano, praticamente: hikikomori, home food, carnevale, benessere dei cittadini, pazienti oncologici, isole minori e cimiteri per animali, gioco d’azzardo, non è praticamente passato mese che Calderone non proponesse uno o più disegni di legge. Quelli che riguardano più strettamente Messina e la sua provincia si sono concentrati nelle disposizioni urgenti per zone cittadine e comuni colpiti da eventi alluvionali.


 

Viceversa, non si è esattamente rotto la schiena Pippo Laccoto, il quattro volte deputato regionale che ha dalla sua la parziale scusante di essere arrivato a metà legislatura, più o meno, in sostituzione di Franco De Domenico che nel frattempo era decaduto. Per lui un disegno di legge da primo firmatario (Disposizioni per la stabilizzazione del personale ASU) e due da cofirmatario: nulla che riguardi direttamente Messina. Concludono la sua produzione parlamentare 24 interrogazioni e poco più. Più vivace invece la dimensione politica: eletto col Pd, passa immediatamente dopo l’arrivo all’Ars al gruppo Sicilia Futura-Italia viva, e termina la legislatura aderendo alla Lega, sotto le insegne della quale si presenterà per la quinta riconferma all’Assemblea regionale siciliana.


 

Non ai livelli disumani di Calderone ma comunque piuttosto elevata, la produzione di Danilo Lo Giudice, anch’egli subentrato (a Cateno De Luca) e portata avanti, tra l’altro, in soli quattro anni: diciannove disegni di legge da primo firmatario, dieci da cofirmatario, 49 interrogazioni, 35 mozioni da cofirmatario e 12 ordini del giorno, anche queste come cofirmatario. Le materie delle proposte legislative? Le più disparate: dalla possibilità di visite di parenti ai degenti covid all’acquisto di parrucche per i malati oncologici, dall’assessore “junior” alle norme per l’eleggibilità dei deputati. Niente, anche qui, che riguardi Messina (e per non fare favoritismi nemmeno la provincia ionica, da sindaco di Santa Teresa). Da cofirmatario, insieme a tre colleghi dell’Udc, ha però presentato un disegno di legge da sottoporre al Parlamento della Repubblica, “ai sensi dell’art.18 dello Statuto, recante Realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina”.


 

Numeri alti, ma che impallidiscono davanti a quelli di Antonio De Luca: non tanto per i disegni di legge da primo firmatario (sei) o alle interrogazioni (51), quanto per l’incessante lavoro di gruppo: 230 disegni di legge da cofirmatario, e 1003 incredibili interrogazioni parlamentari a più firme. Due delle proposte di legge, presentate lo stesso giorno, riguardano direttamente Messina: l’istituzione di una giornata della memoria del terremoto del 1908, e un riconoscimento alla memoria di Simone Neri per i fatti di Giampilieri. Una curiosità, ma poi nemmeno troppo imprevedibile: i co-firmatari sono pressochè sempre esponenti dei 5 stelle, a testimonianza della volontà del Movimento di non “contaminarsi” con gli altri schieramenti.


 

Su Luigi Genovese, alla prima discussissima avventura all’Ars (e in politica, in generale), c’erano puntati in egual misura fari e…fucili. E, stando ai numeri, ha lavorato discretamente bene. Sedici disegni di legge da primo firmatario, quattordici da cofirmatario, non troppe interrogazioni, mozioni e interpellanze (comprensibilmente, dato che Genovese stava in maggioranza, e le interrogazioni sono in genere l’arma con la quale l’opposizione contrasta e controlla il governo in carica): tra gli argomenti, i “messinesi” hanno riguardato la gestione dell’ospedale Papardo all’Ircss, la riperimetrazione del parco dei Nebrodi, ma anche le minoranze linguistiche, gli sprechi alimentari, la connessione wifi gratuita e aperta.


 

Antonio Catalfamo, anch’egli alla prima esperienza, si è gettato a corpo morto nell’attività parlamentare: cinquantuno disegni di legge (31 da primo firmatario, venti da cofirmatario), ma anche, nonostante fosse stato eletto in Fratelli d’Italia, quindi teoricamente vicino al governo di Nello Musumeci, un gran numero di interrogazioni, trentasei, e ordini del giorno, a prima firma sua. Catalfamo, che conclude la legislatura sotto le insegne della Lega, si è interessato di risanamento delle aree baraccate, ma anche di incentivi alla lettura e di promozione di parità di genere nelle imprese siciliane, di contrasto alle violenze di genere e benefici per chi denuncia reati ambientali, escursionismo, ciclabilità e mobilità dolce, dimostrando notevole varietà di argomenti.


 

Non troppi, otto, i disegni di legge da primo firmatario di Pino Galluzzo, che non aveva iniziato benssimo, ma poi in corso d’opera si è ripreso. Molti di più, ben 52, quelli da cofirmatario, e molto elevato anche il numero di ordini del giorno, 36, sempre da cofirmatario. Per lui nulla che riguardi direttamente Messina nelle proposte di legge, ma temi molto ampi di sanità e promozione dell’artigianato.


 

Sui numeri bassi di Bernadette Grasso “pesa” il fatto di essere stata assessore per più di metà legislatura, e i componenti del governo ovviamente non svolgono lavoro d’aula. Nonostante questo, da inizio 2021, quando cessa il suo ruolo da assessora alle Autonomie locali, ad oggi, ha trovato tempo di firmare cinque disegni di legge (e cofirmarne ben 29). Grasso si ripresenta per la terza volta all’Ars.


 

Elvira Amata, politica di lunghissimo corso in città, è stata eletta per la prima volta all’Ars nel 2017 (dopo averci provato senza fortuna nel 2013), e si ripresenta con un numero nella media di atti parlamentari. Undici disegni di legge da prima firmataria, 27 da cofirmataria, un discreto numero di interrogazioni e mozioni, sia da sola che in gruppo, situazione in cui spiccano i 50 ordini del giorno. Anche per lei, come per Lo Giudice, Messina è stata protagonista di disegni di legge solo per il ponte sullo Stretto.

Dalla lista manca Valentina Zafarana, che non si ripresenterà: ed è un vero peccato, perchè a numeri è tra i primi assoluta: non solo 14 disegni di legge da prima firmataria, ma, da cofirmasaria, ben 218 proposte di legge e mille interrogazioni parlamentari. Numeri da capogiro che hanno pochi eguali.

Quindi, sono stati bravi o no, i messinesi di Palazzo dei leoni? Calderone di sicuro lo è stato, essendo il deputato che ha prodotto più disegni di legge, ottanta: per comparazione, il palermitano Alessandro Aricò, eletto in Diventerà bellissima e quindi in maggioranza, che durante il primo anno era stato quello che aveva presentato più disegni di legge, si è fermato a fine corsa a 79, numero elevatissimo ma inferiore a quello del messinese, mentre Anthony Barbagallo del Pd, all’opposizione, di disegni di legge ne ha comunque presentati 36 a sua firma e 54 da cofirmatario. Quelli dei messinesi non solo non sono numeri alti in assoluto, ma in genere i meno prolifici tra i deputati messinesi lo sono rispetto a tutti e 90 i colleghi d’aula. C’e comunque chi fa peggio (molto), come l’agrigentino Riccardo Gallo (un disegno di legge, due interrogazioni e nient’altro da primo firmatario), o il nisseno Michele Mancuso (un disegno di legge, due mozioni e tre ordini del giorno a sua firma, ma la vicepresidenza del gruppo parlamentare di Forza Italia).

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