Aggiornamento: Si è concluso positivamente l’incontro fra Rosario Duca, Diletta di Bartolo e il proprietario del Chiodo. Domani mattina il presidente provinciale di Makwan Arcigay Messina invierà un report con il resoconto.
MESSINA. “Appena informato dell’accaduto ed aver sentito l’interessata, nella qualità di presidente provinciale di Makwan Arcigay Messina e coordinatore regionale di Arcigay Sicilia, mi sono premurato ad informare il responsabile dello sportello legale Arcigay Messina (che ho incontrato subito dopo) per approfondire e valutare le eventuali azioni legali da intraprendere”. Non è tardato ad arrivare l’intervento di Rosario Duca in merito al caso segnalato, su Facebook, da Diletta Di Bartolo, già responsabile delle Pari Opportunità dei Giovani democratici e adesso “semplice” cittadina, che ha affidato al social il suo San Valentino.
Un San Valentino normale, all’insegna dell’amore, che è diventato diverso per colpa del titolare di un pub a una manciata di metri dalla chiesa di San Salvatore, retta dai Salesiani. Un episodio che, come lei stessa racconta, non è stato il solo: “Dopo il mio sfogo, mi ha contattata un ragazzo per mostrarmi la sua solidarietà raccontandomi di aver avuto un episodio molto simile nello stesso locale, tempo prima”.
Ma ecco come è andata: «Ieri sera (14 febbraio, ndr) io e la mia ragazza eravamo a cena in un noto pub di Messina. Una situazione molto informale ma carina, avevamo accanto una tavolata di otto persone e davanti a noi due genitori giovani con una bambina che avrà avuto all’incirca 2/3 anni. Tutto procede normalmente per il meglio , io e lei non stiamo facendo assolutamente nulla di eclatante, anzi rispetto al solito siamo addirittura ancora più discrete».
«Ad un tratto, mentre attendiamo il dolce, si avvicina quello che presumo sia il proprietario, il quale chiede a noi, la sera di San Valentino “se possiamo evitare …perché c’è una bambina… se volete vi posso fare accomodare nell’altra sala…”. Noi rimaniamo un attimo perplesse, allibite, e ci scende addosso un’inevitabile tristezza, in quanto in quel preciso momento eravamo appena abbracciate e io le avevo dato un bacio sulla guancia, e il massimo di più che era potuto accadere durante il corso della serata saranno stati dei baci a stampo molto innocenti. Mi è sorto spontaneo dire che se io e lei fossimo stati un ragazzo ed una ragazza, nessuno si sarebbe mai sognato, la sera del 14 febbraio, di sindacare su qualche manifestazione d’affetto».
«Il signore in questione, mentendo spudoratamente, afferma che avrebbe fatto lo stesso identico appunto ad una coppia eterosessuale, perché “…Quando ci sono bambini….” – prosegue Diletta – Non è stato molto chiaro se la coppia che avevamo davanti avesse espressamente richiesto di “ammonirci” riguardo la nostra “indecorosa condotta” , ritenuta “pericolosa” per una bambina (che si stava ampiamente facendo i cazzi propri e che dubito fortemente si fosse anche solo accorta della nostra presenza), oppure se sia stata un’iniziativa personale di questo ipocrita soggetto, che non ha neppure avuto il coraggio di ammettere che il problema non erano gli abbracci, i baci, i bambini, ma che il problema era la nostra sessualità. Il punto è che dubito che quei genitori tappino gli occhi a quella bimba ogni volta che per strada una coppia si bacia, dubito che sia normale che un cliente (perché, cosa che gli è sfuggita, come era cliente l’allegra famigliola tradizionale, in quel momento lo erano anche le due pericolosissime lesbiche, cosa che mai più accadrà) debba sentirsi la sera di San Valentino in errore o in colpa nel dimostrare affetto al proprio partner, e specialmente in questo caso non mi sento di dire che ambasciator non porta pena, perché se riporti una richiesta ingiusta ed omofoba del genere, sei colpevole, perché se tu proprietario avessi avuto un briciolo di senso dell’uguaglianza, avresti chiesto a loro di cambiare tavolo, non a noi». Questo è ciò che è successo.
«Io e la mia ragazza – conclude la donna – abbiamo rapidamente terminato la cena, pagato, ed evitato di riprendere la discussione, ma consapevoli del fatto che questa faccenda va divulgata, e che chiunque sia contrario all’omofobia e alle discriminazioni in ogni loro forma e manifestazione, deve essere al corrente di quali siano nella nostra città i posti da evitare poiché contrari ai loro principi.
Perché non è giusto rassegnarsi a questa tipologia di eventi, perché voi proprietari/gestori di locali che rimproverate due ragazze innamorate non siete normali, e per quanto gentilmente vi possiate essere rivolti, per quanto vi sentiate nel giusto, non abbiate dubbi, quello è stato un atto di violenza».
A intervenire sull’episodio, il cui racconto ha raggiunto centinaia di condivisioni e migliaia di like, il presidente dell’Arcigay di Messina, Rosario Duca: «Ho contattato con un messaggio Facebook il titolare dell’attività dov’è avvenuto quanto già conoscete. Dopo qualche ora lo stesso titolare mi ha contattato mostrandosi disponibile ad un incontro. Incontro che avverrà questa sera alle ore 20,00 presso il locale alla presenza dell’interessata e di altre persone. Sto valutando anche la possibilità di far intervenire anche il legale. Certo, tengo a precisare che quest’incontro non potrà concludersi con una stratta di mano e con scuse di facciata, sarebbe fare un torto alle centinaia di persone che si sono mobilitate e che hanno proposto anche delle iniziative di protesta. Iniziative che hanno trovato il mio appoggio incondizionato. Non è tollerabile che una coppia gay, lesbica o Transessuale debba temere simili reazioni per un semplice scambio di affetto. Contro queste discriminazioni ci battiamo da anni e continueremo a farlo senza sosta. Sono estremamente felice per aver visto e letto le reazioni di tantissime/i, appartenenti al mondo lgbt e non. Così come ho scritto sui social, nessuno può o deve permettersi di giudicare l’amore, a prescindere dal genere».