MESSINA. Il recente testacoda di Cateno De Luca riguardo al ponte sullo Stretto (prima ultra favorevole, da un anno fortemente critico) sembra avere condizionato l’amministrazione comunale messinese. Già lo scorso anno, il sindaco Federico Basile, nella sua relazione di primo anno di mandato, aveva espresso forti perplessità (pur dichiarandosi fondamentalmente “pontista”). Quest’anno ha rincarato la dose, nella stessa occasione, dedicando alla grande opera un intero capitolo della sua relazione sul secondo anno di mandato.

Basile ripercorre l’iter normativo, e lo commenta in maniera piuttosto critica. “Da sindaco di Messina, che personalmente si è sempre manifestato favorevole ad un collegamento stabile sullo stretto di Messina, per i noti motivi sullo sviluppo locale e regionale, preme rappresentare alcuni aspetti che, sono sicuro, il governo provvederà ad accogliere. Al netto delle polemiche, giuste o sbagliate, sulle coperture finanziarie e la diffusa scettica opinione che avvolge il ponte per i decenni sui quali si sono spesi fiumi di atti documentali e diversi milioni in progettazioni, consulenze e gestioni propedeutiche alla (mancata) realizzazione del ponte, si vuole porre l’attenzione su Messina, sulla propria comunità e sul suo territorio per essere con il ponte ed oltre il ponte, padroni del proprio destino. Io sono il Sindaco di Messina, e da Sindaco di Messina dico: Prima la città. Infatti, nonostante dopo l’approvazione della legge di bilancio statale, il Ministero abbia chiesto l’indicazione di un tecnico per la costituzione di un tavolo permanente con le regioni ed il ministero, nulla più ci è dato sapere su scelte strategiche importantissime per il Comune di Messina; questo non può essere accettato. L’unico momento dove sembrasse che Messina potesse avere un ruolo, poi il silenzio. Nonostante ogni incontro ed ogni volontà della Società Ponte sullo Stretto, che si ringrazia per la disponibilità, Messina non si sente sicura di essere ascoltata ed io ho il dovere istituzionale di alzare la voce dei messinesi che non possono essere lasciati soli; la città non subirà una riprogettazione della vita sociale ed economica fatta in funzione dei un’opera che, per quanto utile, sarà cosi invasiva in fase di cantieristica specialmente, da mutarne totalmente gli equilibri. Sulla realizzabilità del ponte si deve eseguire un esercizio di razionale analisi sulle competenze di chi lo progetterà; se il ponte sia fattibile o meno lo decideranno i tecnici che lo progetteranno e che esamineranno gli aspetti sismici e tecnici in generale”. Dopo la disamina generale, il sindaco di Messina scende nel particolare, e individua dieci punti “sui quali è necessario coinvolgere il Comune di Messina, e la sua comunità”.

I tempi di progettazione e realizzazione: ancorché ci si voglia fidare dai tempi dettati dal Ministro Salvini, Messina è a dir poco scottata dal passato recente, e poco recente, della storia del Ponte. Attendere che il ponte si realizzi nella indeterminatezza della reale pianificazione di contorno non può bloccare Messina per altri 20 anni; questo non accadrà perché Messina si farà sentire.

Gli espropri: Già con la legge di bilancio si sono riapposti i vincoli preordinati agli espropri, ma senza specificare su quale progetto e su quali aree. Quindi il Comune di Messina ha dovuto da una parte riopporre dei vincoli sulle vecchie aree di progetto e dall’altra non poteva non autorizzare opere su aree che, alla data odierna e senza un nuovo progetto, non possono essere vincolate. Non è da escludere che si siano, nel frattempo, autorizzate opere e manufatti su aree che, tra qualche anno saranno espropriate dal nuovo progetto del ponte. Il Comune di Messina ha chiesto ufficialmente se le aree sulle quale riapporre i vincoli siano quelle del vecchio progetto ma non ha avuto risposta dal ministero. I tempi degli espropri non risultano essere certi ne a conoscenza delle persone che dovranno trovare altre abitazioni e che, ad oggi, non dispongono di risorse per l’acquisto (ci sarà una corsa alla casa) avendo in molti casi un mutuo da pagare. Chi verrà espropriato per primo, chi dopo e quando?

Le opere a terra: Da una prima disamina di atti tecnico-amministrativi e dalle risultanze del tavolo tecnico permanente costituito da tutti gli stakeholder operanti in città (ordini professionali, associazioni di categoria, sindacati, ecc.) si rilevano molte lacune soprattutto per quelle che sono le cosiddette “opere a terra”. Non è assolutamente pensabile una “non pianificazione” generale di quanto sarà fatto a Messina. È evidente che l’opera stravolgerà completamente l’assetto generale e che pertanto necessità da un lato un’attenta valutazione pianificatoria e dall’altro un totale coinvolgimento della città. Messina deve necessariamente essere coinvolta nella scelta delle opere a terra perché la nostra pianificazione non può attendere che quella del ponte si rediga e si attui mentre Messina deve bloccare la propria scelta di futuro sulla quale sta scommettendo in tema di turismo, ambiente, sviluppo commerciale e viario. La propria scelta sulla mobilità, anche sostenibile e dolce, deve poter essere perfettamente compatibile con le scelte che il ponte farà per le proprie opere di raccordo con autostrade e ferrovie.

Le opere compensative complementari: Messina deve decidere quali opere complementari compensative il ponte prevedrà con le relative risorse; nessuno oltre Messina può decidere per Messina. Un territorio depredato da decenni che oggi vede ettari ed ettari da bonificare dopo che chiunque vi abbia installato reti ed impianti, ha poi lasciato sul posto il rifiuto produttivo. Messina oggi deve poter decidere come rivitalizzare il proprio territorio in relazione alle aree naturali protette, quelle commercialmente produttive, quelle turistiche e quelle residenziali. Messina deve decidere per Messina. Messina non può più attendere il ponte per pianificare e realizzare il proprio futuro, non può sospendere il progetto Messina che certamente si realizzerà per il progetto del ponte per il quale si prospettano tempi non coerenti con quanto Messina ha pianificato, e sta realizzando, con la moltitudine di fondi extrabilancio che è riuscita ad ottenere.

La linea di costa, Capo Peloro: come verrà modificata la linea di costa della spiaggià definita tra le più belle d’italia? Ogni planimetria mostra una semplice sovrapposizione delle opere (ponte compreso) sull’attuale conformazione. Sappiamo tutti che non è possibile, sappiamo tutti che Capo Peloro è un cordone litoraneo e che i laghi sono un equlibrio molto precario , come si modificherà la linea di costa dopo 5 o 10 anni dalla realizzazione del pilone e delle opere a protezione della costa? Come muterà una costa che cambia ad ogni mareggiata? I fondali, lo stretto, come si modificherà? Il progetto non lo dice ancora.

L’impatto ambientale: Il progetto dovrà essere sottoposto ad una nuova procedura di verifica sugli impatti; ma quale progetto se quello precedente dovrà essere aggiornato ma solo con una relazione e non come elaborati? Chiedo di sapere come verranno fatte le verifiche di ottemperanza alla prescrizioni se non ci sarà un unico progetto ma tanti progetti per ogni cantiere; chi li seguirà e con che strutture? Su questo il Sindaco di Messina, anzi la città di Messina, non può avere alcun preconcetto ma vuole, e dovrà, essere attore principe nella scelta delle opere mitigatrici e di quelle compensatrici, delle fasi di cantieristica e di tutti quegli aspetti che riguardano il proprio territorio. Le opere più importanti sul lato siciliano del ponte riguardano un territorio troppo importante da un punto di vista ambientale per non avere preoccupazioni sugli impatti e sulle incidenze che, comunque, si avranno dalla realizzazione e dalla gestione del ponte sullo stretto. Messina chiede una cabina di regia per il monitoraggio costante, già da oggi, che possa registrare le esigenze sociali ed ambientali del territorio in relazione alla realizzazione del ponte. Certi che tutti gli aspetti verranno affrontati per avere impatti, comunque significativi, ma certamente compatibili con il territorio, si chiede che Messina possa dire la sua e possa comunicare con i messinesi su quanto accada nel proprio territorio. La riserva di Capo Peloro, le aree ZPS con tutto quello che comprendono dovranno convivere con impatti certamente rilevanti; si faccia in modo che il prezzo da pagare abbia ricadute ambientali ben pianificate e compatibili con lo sviluppo delle aree e questo può accadere solo se Messina può avere la possibilità di far sentire la propria voce. Chiedo espressamente che sia valutato l’impatto non solo nelle aree di cantiere ma come impatto complessivo della città con effetto cumulo per ogni cantiere e nella somma dei cantieri e che si calcoli analiticamente fin dove arrivano gli impatti e le incidenze al di la delle singole aree di cantiere. In definitiva, serve una valutazione ambientale strategica per Messina città.

La ricaduta occupazionale: Messina pagherà un prezzo per la realizzazione del ponte che deve essere compensato dalle certe ricadute occupazionali e per tali motivazioni deve essere attrice nella fase decisiva delle politiche occupazionali che deriveranno dalla realizzazione, e gestione, del ponte.

Lo sviluppo diretto ed indiretto: Il ponte muterà il concetto di trasporto marittimo, gommato e ferroviario del territorio messinese e per tale motivazione Messina non può non proporre le proprie necessità per compensare gli squilibri che il ponte genererà, sia in fase realizzativa che in fase gestionale; sia in termini occupazionali che di logistica.

La governance: Messina non risulta essere inserita nella governance della società che gestirà la progettazione e la realizzazione del ponte e questo, per monitorare i primi quattro punti di questo elenco, non può non accadere, anche come socio di minoranza, come uditore dei CDA, o con qualsiasi forma di rappresentanza politica e tecnica nei vari comitati tecnico-scientifici che si stanno predisponendo.

Il cantiere: risulta necessario avere la massima chiarezza su come si svilupperà l’attività per evitare di paralizzare il sistema della mobilità già in sofferenza, e soprattutto sarà necessario garantire un “normale” funzionamento della città (scuole, uffici, ospedali, ecc.).

Per tutto quanto sopra premesso, e per quanto ci si riservi di approfondire, Messina non può, e non deve, essere esclusa dalla governance del Ponte per ogni fase, già da adesso, e sino alle fasi gestionali. Questo è quello che chiede il comune di Messina e questo verrà perseguito in ogni sede istituzionale che rappresentati fasi pianificatorie e realizzative del Ponte sullo Stretto di…Messina.

 

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2 Commenti
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Antonio
Antonio
29 Agosto 2024 18:32
  • Caro sindaco anche io condivido il concetto che Messina non può congelare la sua pianificazione territoriale, economica e sociale, in attesa di un progetto miraggio. Ma anzichè esprimere queste perplessità nella Relazione sul secondo anno , perchè non da un segnale forte, portando in votazione in Consiglio, lo schema di PRG (del 2018).Così solo il Governo sarà costretto a coinvolgere la ns città.
messinese stanco
messinese stanco
29 Agosto 2024 20:55

Buongiorno principessa