MESSINA. Cade l’accusa di omicidio per Giovanni Raffone, un giovane messinese imputato insieme a Bogdan Carare nel processo per l’uccisione di Mustapha Mandili, 35 anni, un marocchino aggredito a calci e pugni la sera del 29 luglio 2015 nei pressi della Stazione Marittima. Arrivato in ospedale in gravi condizioni, morì il 9 agosto.

Raffone e Carare furono condannati in primo grado per omicidio e due episodi di violenza privata. La Corte d’Assise d’Appello ha condannato Carare a 12 anni, riconoscendo l’omicidio preterintenzionale al posto dell’omicidio mentre Raffone è stato condannato ad 1 anno e 8 mesi per un tentativo di violenza privata; è stato invece assolto dall’accusa di omicidio e per un altro caso di violenza privata. Il processo di primo grado, in abbreviato, si era concluso con la condanna di Raffone a 14 anni e 4 mesi mentre Carare era stato condannato a 20 anni. Raffone è stato difeso dagli avvocati Salvatore Silvestro, Marinella Ottanà, Giuseppe Romeo mentre Carare dall’avvocato Rosa Nastasi.

Giovanni Raffone era stato arrestato dai carabinieri poco tempo dopo l’aggressione mentre Carare fu rintracciato successivamente, in Spagna. I carabinieri ricostruirono il litigio scoppiato per futili motivi in un locale vicino alla stazione marittima e proseguito all’esterno. Una volta per strada, il marocchino fu accerchiato da alcune persone, gettato per terra, picchiato a calci, pugni e colpi di casco e lasciato sanguinante, privo di sensi. L’uomo fu soccorso e trasportato all’ospedale dove arrivò in gravissime condizioni. Dopo un’agonia durata una decina di giorni, il 9 agosto morì per i gravi traumi riportati. Le telecamere di sorveglianza puntate sul piazzale della stazione marittima ripresero la violenta aggressione. Quel video fu acquisito dai carabinieri che approfondirono le indagini sentendo anche diverse persone.

Oltre all’omicidio fu contestata anche la violenza privata nei confronti di un amico della vittima al quale sarebbe stato impedito di intervenire a sua difesa mentre solo Raffone era accusato di aver tentato di costringere la compagna della vittima a non farle dire quanto sapeva ai carabinieri altrimenti avrebbe fatto la fine del compagno.

 

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