MESSINA. Quell’ufficio non va chiuso. Sul fatto che ai condoni edilizi vada dedicato un “reparto” dedicato, con dipendenti che si occupino solo di quello, sono pressochè tutti d’accordo. Sulla carta: perchè la realtà è più complicata.

Questo perchè il Comune di Messina ha ancora in piedi una maxi sanatoria che risale al 2006, quando l’amministrazione del tempo affidò decine di migliaia di pratiche di condono a 160 di professionisti, per condonare opere abusive secondo quanto permesso da leggi del 1985 (11mila pratiche), 1994 (cinquemila) e 2003 (3500 pratiche): i professionisti non hanno brillato per solerzia, e oggi solo metà sono state esaminate, ne rimangono più o meno novemila.

A farlo, c’è un ufficio che da qualche mese è a rischio demansionamento, l’ufficio condono. Tutti concordi che non vada chiuso, ma sulle modalità c’è confusione.

Da una parte c’è l’amministrazione che lamenta problemi legati alla forte carenza di personale dovuta al quadro normativo che impedisce al momento di fare nuove assunzioni, dall’altra praticamente…tutti. Un primo passo lo si è fatto: venerdi si è tenuto un incontro presso l’assessorato ai Lavori Pubblici in cui si è discusso dell’attuale situazione relativa all’esame delle pratiche di sanatoria tra amministrazione e ordini di ingegneri e architetti: i rappresentanti degli ordini hanno avanzato alcune proposte per migliorare l’esame delle pratiche e le stesse sono state valutate positivamente anche dal dirigente del dipartimento, Antonella Cutroneo. La prima decisione è che si cercherà di potenziare l’attuale gruppo di lavoro che segue il progetto obbiettivo, e contemporaneamente si valuterà la possibilità di semplificare alcuni aspetti procedurali che dovrebbero velocizzare l’attività dei professionisti.

Poi c’è la politica: venticinque consiglieri su 40, primo firmatario Gaetano Gennaro, hanno sottoscritto una proposta di delibera che prevede non solo di scongiurare la “retrocessione” dell’ufficio condono, ma di potenziarne l’organico, oggi ridotto a sette unità, e “siglare un protocollo d’intesa con tutti gli ordini professionali del settore, finalizzato al controllo sull’attività svolta dai professionisti privati, in particolare, sulla congruità degli importi dovuti al Comune a titolo di oblazione ed oneri riflessi“. Perchè il rischio, paventano i consiglieri, è che in base ad una legge del 2016 “sarà sempre più elevato il rischio che i professionisti incaricati dai privati per redigere le perizie giurate tendano a calcolare “al ribasso“ le somme dovute a titolo di oneri concessori e oblazione senza che, tuttavia, vi sia un ufficio preposto (e adeguatamente organizzato) ad effettuare i dovuti controlli”.

Il che significherebbe meno soldi al Comune (“un danno all’erario dell’Ente, poiché con le certificazioni auto-assentite si abbasseranno inevitabilmente gli introiti derivanti dal pagamento degli oneri concessori e della oblazione”, si legge nella delibera), ma soprattutto che si potranno verificare casi di auto-assentimento di abusi edilizi in zone di inedificabilità assoluta: a meno di 150 metri dalla battigia, a distanza inferiore rispetto a quella prescritta per l’edificazione in prossimità dei torrenti, dei cimiteri, delle zone a rischio idrogeologico.

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