PARTINICO. Dopo 33 anni ha chiuso Telejato, l’ emittente televisiva nota per i suoi servizi giornalistici di denuncia contro la mafia e l’illegalità in Sicilia. Lo ha annunciato il 5 maggio Pino Maniaci, editore della tv e direttore del telegiornale, che di fatto era il programma principale di Telejato.  

Telejato non è stata ammessa nella graduatoria delle emittenti locali che possono trasmettere con i nuovi standard DVB-T2 (il cosiddetto digitale terrestre di seconda generazione). Maniaci ha spiegato che, per continuare ad avere una frequenza in Sicilia, Telejato avrebbe dovuto pagare 40mila euro.

«Non c’è riuscita la mafia coi suoi attentati a farci chiudere, non ci sono riusciti pezzi del tribunale di Palermo e ci riesce lo stato. Le nostre frequenze sono state vendute al 5G», ha detto Maniaci, aggiungendo che al momento Telejato continuerà a trasmettere in streaming sul sito Telejato.it e sui canali social. «Ho promesso alla responsabile della televisione- ha spiegato Maniaci- di fare un telegiornale più soft per evitare di allungare la sfilza di oltre 380 querele che mi sono preso in questi anni».

Telejato, con sede a Partinico, in provincia di Palermo, fu fondata nel 1989 da Alberto Lo Iacono e dopo dieci anni e con molti problemi finanziari, nel 1999 venne rilevata da Pino Maniaci, che assunse anche il ruolo di conduttore del telegiornale, diventando l’autore di tutti i principali servizi giornalistici.

Maniaci negli anni si è concentrato in particolare nella realizzazione di inchieste sulla presenza della mafia in Sicilia e divenne un volto molto noto, anche al di fuori della regione, per il suo stile di comunicazione. I servizi di Maniaci avevano infatti un tono molto diretto nei confronti dei boss mafiosi: anche per questo il giornalista aveva ricevuto in diverse occasioni minacce e aggressioni.

Nelle 2016 Maniaci era stato indagato dalla procura di Palermo per estorsione ai danni di due amministratori comunali. Secondo l’accusa, Maniaci avrebbe ricevuto denaro e favori dai sindaci di Partinico e Borgetto, evitando in cambio di criticare in tv le loro amministrazioni. Dopo un lungo procedimento giudiziario, l’8 aprile del 2021 era stato assolto con formula piena perché «il fatto non sussiste».

 




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