MESSINA – Evasione fiscale e riciclaggio. Soldi “ripuliti” all’estero e fatti rientrare illecitamente in Italia da tre imprenditori messinesi, proprietari del locali della Cappellani, da stamattina sotto sequestro. Per questo dalle prime ore del mattino la Dia di Messina, col supporto del Centro operativo di Catania e la Guardia di finanza stanno sequestrando la clinica privata del viale Regina Elena.

Un gioco di scatole cinesi che ha inizio nel 2002 quando nascono contestualmente due società, sono la Aughi Sa, in Lussemburgo, e la Villa Cappellani Srl, con sede a Messina. Dal Lussemburgo vengono trasferite somme alla società dello Stretto che acquisisce l’immobile dove ha sede la clinica privata Cappellani, oggi gestita dal gruppo Giomi non coinvolto nell’inchiesta di oggi.

Di questa società è amministratore fino al 2006  il noto commercialista, Dario Zaccone, che è anche titolare dell’uno per cento delle azioni mentre il 99 per cento di Villa Cappellani è di altri soci. Nel 2011, Villa Cappellani srl viene assorbita da Immobiliare Cappellani. Zaccone consente l’acquisto vendendo il suo 1 per cento. Gli intestatari di tutte e tre le società  sono però considerati dagli inquirenti dei meri intestatari mentre la proprietà è da ricondurre a Dino e Aldo Cuzzocrea, fratelli dell’ex rettore Diego coinvolto nel noto “verminaio” che travolse l’università di Messina, inchiesta che non ebbe tuttavia alcuna conseguenza per l’ex rettore.

“Un giro di operazioni per fare perdere le tracce dei soldi utilizzati per l’acquisto della Cappellani”, spiega Sebastiano Ardita, procuratore aggiunto che assieme al sostituto Fabrizio Monaco ha coordinato le indagini della Dia e del servizio tributario della Guardia di finanza che ha portato al sequestro della clinica, per il valore di 10 milioni di euro.

Le segnalazioni di operazioni sospette hanno allarmato gli investigatori più di un anno e mezzo fa quando ha avuto inizio l’approfondimento sulle operazioni della Dia e della Gdf.

Indagini che hanno portato al sequestro di oggi e che vedono accusati di evasione e intestazione fittizia di beni Dino e Aldo Cuzzocrea, Antonio Di Prima, mentre Dario Zaccone è accusato di riciclaggio.

“i capitali oggetto del procedimento in questione sono stati “scudati” l’11 dicembre del 2009 versando allo Stato (con mod. F24 già in possesso degli inquirenti) la non irrilevante somma di 55 mila euro.

Tanto è da solo sufficiente a rendere del tutto infondata ogni ipotesi di reato e, quindi, errato il sequestro oggi disposto che sarà oggetto di immediata impugnazione”, così commenta Bonni Candido, difensore di Dino e Aldo Cuzzocrea.