MESSINA. E’ stato tra gli argomenti più menzionati durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario di sabato scorso: nella relazione del presidente della Corte d’Appello, Luigi Lombardo, il pericolo rappresentato dalla mafia in città e provincia ha avuto un ruolo predominante.
Com’è la situazione a Messina? Stabile, apparentemente, senza grossi scossoni o cambiamenti rispetto al recente passato. Secondo la relazione della Dia, la direzione investigativa antimafia nel secondo semestre del 2023, presentata dal Ministro dell’Interno, “la criminalità organizzata presente nella città di Messina, risulta articolata in una molteplicità di gruppi criminali operanti su base rionale, a cui si è sovrapposta con caratteristiche di sovraordinazione una cellula di cosa nostra catanese. Attualmente tra tali sodalizi cittadini, si rilevano il clan Giostra, il clan Mangialupi, il clan Lo Duca ed il clan Spartà. Si rileva, nel contempo, la presenza sul territorio della città di Messina, di cittadini di nazionalità nigeriana riconducibili a forme di criminalità organizzata”, spiega la relazione.
Andando più nel dettaglio, è la relazione del primo semestre a spiegare l’attività dei clan: Nel rione “Giostra”, invece, risulterebbe storicamente egemone il clan Galli-Tibia, dedito all’organizzazione di corse clandestine di cavalli, al narcotraffico in collaborazione con consorterie catanesi e calabresi, alle scommesse illegali, nonché alla gestione di attività commerciali. Nel territorio continuano a manifestarsi fenomeni criminali legati a reati predatori e al traffico di stupefacenti. Nel centro cittadino continuerebbero ad operare diverse entità criminali, ed emergono forme di collaborazione tra tre distinti gruppi criminali per la spartizione dei proventi derivanti dalle tipiche attività illecite . Al clan Lo Duca, invero, sarebbe stata affiancata l’operatività di una consorteria attiva nel rione “Maregrosso” e di un’altra operante nella zona denominata “Fondo Pugliatti”. Nel quartiere “Camaro-Bisconte” ridimensionata risulterebbe l’operatività del clan Ventura-Ferrante, così come il clan “Mangialupi”, rappresentato dalle ormai storiche famiglie e anch’esso indebolito da pregresse indagini, continuerebbe ad esercitare il controllo criminale dell’omonimo rione. Nelle vicinanze del centro cittadino, nel rione “Gravitelli”, opererebbe il clan Mancuso. A sud del capoluogo e, in particolare, nel quartiere “Santa Lucia sopra Contesse”, si conferma l’operatività del clan Spartà, capace di mantenere stabili contatti con sodalizi calabresi finalizzati all’approvvigionamento di stupefacenti da destinare alle locali piazze di spaccio. Non va sottaciuto, inoltre, il fenomeno delle corruttele che spesso si concretizzano nel settore degli appalti pubblici e nelle procedure di accesso a fondi pubblici che vede coinvolti imprenditori, funzionari pubblici e, a volte, esponenti della criminalità organizzata”.
Per quanto riguarda la provincia, secondo la Dia “lo scenario criminale permane caratterizzato dalla suddivisione in quattro differenti aree geografiche, nell’ambito delle quali sono andate nel tempo a radicarsi diverse strutture criminali, ciascuna delle quali, con proprie specificità. Nella zona nebroidea, in cui ricadono i Monti Nebrodi, risultano operare la famiglia di Mistretta, organica al mandamento mafioso palermitano di San Mauro Castelverde che svolge la propria funzione di “cerniera tra la criminalità della provincia di Messina e le organizzazioni operanti nel palermitano e nel catanese, con influenza anche nel comprensorio confinante della provincia di Enna; i clan Tortoriciani, nelle loro articolazioni del gruppo dei Bontempo Scavo e del gruppo dei Batanesi; il gruppo operante nell’area del Comune di Cesarò, confinante con quello di Bronte. Lungo la fascia tirrenica, permane egemone la famiglia dei Barcellonesi. Nella zona jonica si denota la presenza del clan Cinturrino, costituente la locale articolazione della famiglia Cappello di Catania”.
Ma se conoscono nomi e cognomi, perché non li arrestano subito?
Perché sono collusi e prendono i loro introiti