Gli archivi

Tanto abbandonati sono gli scantinati quanto inaspettatamente ordinati in maniera quasi teutonica sono gli archivi, nel sottosuolo del palazzaccio: anni di lavoro da parte di un pugno di dipendenti hanno riportato alla luce documenti di cent’anni fa, letteralmente, li hanno catalogati, hanno ripulito una terra di nessuno. Che oggi è una specie di oasi di efficienza, dentro il palazzo.

L’ambientazione è sempre un po’ da Shining: lunghi corridoi illuminati dai neon ma con gli scaffali alti fino al soffitto che li costringono ad una semi oscurità alla quale si accede da un ascensore. Decisamente non il luogo ideale se si è anche solo un minimo claustrofobici. Ma d’altra parte non è una zona che si visita. Anzi, al pubblico sarebbe anche interdetta.

Raccolti negli scaffali convivono faldoni di documenti recenti, meno recenti e…remoti. La maggior parte sono raccolti e rilegati di recente, e presidiano gli spazi come un’armata di soldatini. Altri, vecchissimi, sono pressoché irrecuperabili, e a prenderli in mano si rischierebbe di ridurli in polvere, letteralmente.

A ripercorrerli, si può leggere la storia di Messina: delibere di giunta che hanno segnato, nel bene ma soprattutto nel male, lo sviluppo e le direzioni prese dalla città, delibere di consiglio in cui si poteva avvertire tutto il peso dei partiti dell’epoca, e del manuale Cencelli che utilizzavano per dividere e imperare, determine dirigenziali che davano seguito a decisioni politiche prese in nome e per conto. Però leggere certi nomi suscita un rispetto, forse dettato dallo scorrere del tempo e dalla patina di autorità che i decenni hanno dato, che viene spontaneo domandarsi se i politici di oggi l’avranno mai, quel rispetto e quell’autorità. Anche tra decenni. Soprattutto tra decenni. Quando Palazzo Zanca, i suoi marmi, i suoi corridoi grigi, i suoi scantinati sinistri, saranno forse solo un ricordo.

 

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Antonino Principato
Antonino Principato
6 Gennaio 2019 1:13

Splendido articolo. Complimenti!