Inaugurazione dell’anno giudiziario all’insegna dei soliti problemi e di un clamoroso abbandono dell’aula da parte di avvocati e togati.

Processi lunghi che a volte finiscono con la prescrizione, pochi magistrati con un carico di lavoro enorme, scarseggia anche il personale di cancelleria mentre il secondo palazzo di giustizia resta ancora una storia infinita. A questo si aggiunge la riduzione degli organici ed il rischio di soppressione del distretto di Corte d’Appello. Vecchi ed annosi problemi emergono anche quest’anno dalla relazione del Presidente della Corte d’appello, Michele Galluccio. Una relazione che il presidente Galluccio vorrebbe fosse considerata non un rito “solenne” e “ripetitivo” quindi “inutile”, ma “l’occasione per un momento di riflessione e di dialogo sui temi della giustizia in generale”.

Il problema è dunque la lentezza dei procedimenti nonostante «i magistrati italiani – afferma Galluccio – spesso accusati di scarsa laboriosità, sono invece ai primi posti, quanto a numero di procedimenti definiti, sia nel settore penale che in quello civile. Gli sforzi per eliminare il pesante fardello di migliaia di cause arretrate – prosegue – rischiano di essere vani, se non sono accompagnati da una presa di consapevolezza, da parte del Legislatore, che il nodo fondamentale è quello di scoraggiare, in maniera drastica, l’accesso del contenzioso incentivando, al massimo, forme di mediazione/conciliazione per le minimali vicende civilistiche e sottraendo all’area dell’intervento penale le materie di scarsa rilevanza».

Connesso alla lungaggine dei processi, c’è il problema della prescrizione dei reati: “In queste condizioni e di fronte alla palese ingiustizia per i cittadini” è necessario un intervento legislativo.

Passando al funzionamento della giustizia nel distretto di Messina: «il pesante arretrato – afferma – rappresenta il vero problema della giustizia nel distretto e al di la di sterili distinguo sul piano nominalistico, compromette il diritto dei cittadini di questa lontana “provincia” di avere, come quelli del nord e del nord-est – per un elementare principio di uguaglianza – risposta, in termini ragionevoli, alle loro istanze di giustizia».

La protesta dei magistrati e avvocati del distretto di Messina che hanno lasciato l’aula esplode al momento dell’intervento del delegato del Ministero della Giustizia Santi Consolo. Una protesta “condivisa” dal presidente dell’Assemblea regionale siciliana Giovanni Ardizzone. “Il grado di civiltà di un Paese – dice Ardizzone – si misura anche dall’efficacia e dalla tempestività con le quali lo Stato riesce a dare una risposta nel campo della giustizia. Quando purtroppo, invece, a causa della carenza di organico dei magistrati e dell’inadeguatezza delle strutture, questa risposta arriva dopo diversi anni o addirittura non arriva, la certezza del diritto viene messa in discussione, aumentando così la diffidenza del cittadino nei confronti dello Stato. In più occasioni – continua – abbiamo evidenziato i diversi problemi della giustizia nel distretto di Messina, anche personalmente al ministro, che purtroppo, invece, ha mostrato una preconcetta avversità alla loro risoluzione”.

I MOTIVI DELLA PROTESTA. “La decisione del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Messina e della Giunta Distrettuale dell’Associazione Nazionale Magistrati – Sezione di Messina, di abbandonare l’aula per tutta la durata dell’intervento del delegato del Ministro della Giustizia – spiegano il presidente dell’Ordine degli avvocati di Messina, Vincenzo Ciraolo e il presidente della giunta distrettuale dell’ANM, Caterina Mangano  –  è il nostro modo per fare arrivare forte e chiaro a Roma il segnale della nostra disapprovazione per il trattamento riservato dal Governo al nostro Distretto giudiziario.
Una disapprovazione che vede uniti avvocati e magistrati a difesa della giurisdizione del proprio territorio e dei suoi abitanti, contro una politica a doppio binario che ha, di fatto, abbandonato i Distretti corrispondenti alle aree più deboli dal punto di vista socio – economico”.
“Esprimiamo indignazione – dichiara Ciraolo – contro un Governo che, ignorando il parere del CSM di rivedere la proposta riduzione della pianta organica, ha invece disposto il taglio di un posto presso il tribunale di Messina”. Ciraolo ha anche ricordato che di recente “abbiamo subìto nel nostro Distretto ben due attentati (al sostituto procuratore di Barcellona Pozzo di Gotto, dott.ssa Paiola e al presidente del Parco dei Nebrodi, dott. Antoci), che lo stesso CSM nel parere aveva contestato il taglio in ragione proprio della presenza della criminalità organizzata nel nostro territorio e che alcuni tra i nostri magistrati sono tra i più efficienti d’Italia”.
Il presidente dell’Ordine degli Avvocati ha espresso infine indignazione “contro un costante atteggiamento punitivo che registriamo ai danni della nostra provincia confermato dal fatto che al nostro Distretto sono stati assegnati solo due magistrati ordinari in tirocinio, un numero evidentemente inadeguato soprattutto se messo a confronto con le assegnazioni predisposte a favore di altri Distretti come Catanzaro (38); Reggio Calabria e Venezia (30); Palermo, Brescia e Bologna (22)”. “Non possiamo non rilevare – prosegue – un ingiustificato e palese accanimento nei confronti del Distretto di Messina e – visto il contestuale rafforzamento dell’organico dei magistrati di Catania, Palermo e Reggio Calabria – ribadiamo il sospetto che quanto sta avvenendo abbia come fine ultimo e surrettizio quello di mettere in discussione la stessa sopravvivenza della nostra Corte d’appello. La cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario non può e non deve essere una cerimonia intrisa di inutili formalismi. Abbiamo il dovere di dare risposte alle istanze di giustizia che provengono dai cittadini del nostro territorio e ogni giorno di più siamo privati degli strumenti per farlo.  Non siamo più disposti a prestare il fianco a sterili passerelle di qualsivoglia Governo”.

 

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