MESSINA. L’amministrazione guidata da Cateno De Luca ha dichiarato di aver ereditato più debiti di quanti non fossero in realtà, per poter far apparire maggiore l’abbattimento effettuato in questi anni. È, molto sommariamente, la conclusione (basata su una relazione di dieci pagine) a cui approdano sei sigle cittadine (Articolo uno, MessinAccomuna, Cmdb, Rifondazione comunista, + Europa e Rete 34+) dopo l’analisi della relazione sul secondo anno di attività, mai discussa in consiglio comunale.

Cosa si contesta a De Luca, che è anche assessore al Bilancio, quindi direttamente responsabile delle finanze e della politica economica di Palazzo Zanca? In primis di aver dichiarato di aver trovato più debiti di quanti non fossero in realtà. “De Luca dice di aver ereditato un debito di oltre 500 milioni. In realtà quando si è insediato il debito “diretto” del Comune era di 215 milioni e il debito effettivo complessivo (al lordo delle partecipate) di 278 milioni. Lo aveva asseverato il 25 febbraio 2018 l’attuale direttore generale del Comune nominato dallo stesso Sindaco, di cui era già “esperto” per le questioni finanziarie (Federico Basile, ndr.)”.

Poi, di averne “abbattuti” molti di meno di quanto dichiarato. “De Luca dice nella sua “relazione annuale” di aver “raggiunto la soglia del 77% di abbattimento della massa debitoria (debiti certi liquidi ed esigibili) a seguito della definizione degli accordi e transazioni con i creditori del comune e delle partecipate”. Invece, da quanto lui stesso espone, risulta che: “i soggetti che hanno accettato la riduzione del 50%” hanno dato luogo a “un abbattimento di € 14.362.254,56”. Sul totale di € 112.352.570,14 di debito “certo e liquido” del Comune relazionato dallo stesso Sindaco (pag. 26 della “relazione annuale”): l’abbattimento da transazioni è il 12,6% del totale (se consideriamo anche 3 milioni di debiti cancellati perché inesistenti, la percentuale sale al 13,1%)”.

Ma anche sull’abbattimento, gli estensori della relazione nutrono grossissimi dubbi. “Come afferma, dunque, De Luca di aver ridotto di quasi l’80% la massa debitoria? In molti casi ha gonfiato il valore di partenza giocando soprattutto (ma non solo) con le esposizioni delle partecipate. ATM è l’esempio più eclatante. Il piano di riequilibrio precedente censiva un’esposizione verso l’azienda pari a 32 milioni: l’occorrente per chiudere i debiti non coperti da crediti, senza ricostituire del capitale di dotazione (per le aziende speciali non c’è minimo di legge). Opzione, questa, ancor più valida alla luce della scelta di De Luca di liquidare l’azienda speciale (non entriamo nel merito): se chiudi un’azienda devi semplicemente riscuotere i crediti che sono asseverati in bilancio dagli organi di controllo e coprire i debiti che restano scoperti, magari con accordi transattivi per risparmiare un po’. Tecnicamente si dice: portare a zero il “capitale netto negativo”. Non può sfuggire che non ha senso compiuto dare a un’azienda del Comune che deve chiudere più di quanto le serve. Invece De Luca, dopo aver preteso una somma che ricostruisca l’originario capitale di dotazione (incrementando il debito del Comune a circa 50 milioni), mette a carico dei cittadini anche i debiti che nel bilancio dell’azienda sono coperti da crediti da riscuotere. Così il presunto debito del Comune verso ATM lievita a oltre 81 milioni. Infine, invocando la liquidazione dell’azienda (che peraltro aveva fatto deliberare PRIMA del nuovo piano di riequilibrio), cancella del tutto l’esposizione e dice che il Comune non deve niente ai creditori di ATM (senza che peraltro risultino espliciti accordi con questi creditori che consentano di azzerare questa esposizione), dicendo oggi di aver “risparmiato” 81 milioni. Insomma, il debito viene prima artificiosamente esteso, poi (a parte un pezzo di transazioni “vere”) fintamente ridotto”, si legge nella relazione.

“Anche sui derivati la descrizione del Sindaco crea confusioni. Con l’annullamento di fatto del contratto con BNL il Comune aveva risparmiato otto milioni, ottenendo alla fine dalla banca un flusso netto di oltre 100.000 euro. L’accordo con Dexia da lui definito impegna invece il Comune a versare oltre 8 milioni (in totale i messinesi pagheranno a Dexia oltre 12 milioni) dando validità sostanziale, oltre che formale, a un contratto-truffa. De Luca però dice che questa operazione “ha consentito un risparmio di 947.428 euro rispetto a quanto previsto nel piano di riequilibrio alla voce ‘Debiti Potenziali Derivati’ ed ha evitato, al contrario di come è stato per Bnl, di lasciare altri debiti”. In pratica secondo il sindaco, pagando oltre 12 milioni a una banca si risparmia, ricevendo oltre 100.000 euro …ci si indebita! Una narrazione di fantasia estrema”, conclude tranciante la relazione.

Due mesi fa, anche l’ex consigliere comunale Luigi Sturniolo aveva contestato i numeri del sindaco, arrivando alle stesse conclusioni.

 

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