MESSINA. Dieci pagine di relazione firmate da un gruppo di studio di Articolo1, CMDB, MessinAccomuna, Rete34+, Rifondazione, e Più Europa, che fanno a pezzi, bilanci e asseverazioni alla mano, l’operazione raccontata dal sindaco Cateno De Luca nella sua relazione di secondo anno di mandato.

Dopo una prima elencazione sommaria (qui), la relazione entra nel dettaglio, e colpisce durissimo: “L’intera sezione dedicata a risanamento finanziario e bilancio contiene affermazioni false, caleidoscopici utilizzi di numeri, cifre, percentuali che perseguono l’evidente scopo di indurre confusione e mascherare il mancato raggiungimento degli obiettivi che l’amministrazione si era prefissata, chiamando in causa in maniera inappropriata la precedente gestione amministrativa del Comune”.

Perché? La prima accusa a De Luca, che è anche assessore al Bilancio, è quella di “un’operazione di artificiale “rigonfiamento” da parte del Sindaco, operata solo per poter sostenere poche pagine avanti che l’amministrazione in carica avrebbe “magicamente” ridotto questo debito con operazioni di gestione”. Al suo insediamento, De Luca aveva dichiarato catastroficamente di aver trovato 500 milioni di debiti, salvo poi ridimensionarsi, a novembre 2018 in occasione del “Salvamessina”: “Ho descritto una situazione pesante perché era strumentale a raggiungere lo scopo”, riporta la relazione.

A quanto ammontano, quindi, i debiti? Il gruppo di studio produce una tabella, e la spiega: “e prime due colonne ripropongono gli stessi numeri della tabella esposta dal Sindaco nella sua relazione, ma distinguono i debiti “diretti” del Comune e la situazione debitoria verso le partecipate, mostrando una realtà ben diversa da ciò che De Luca racconta; la terza colonna riferisce invece i dati asseverati dal Collegio dei Revisori (all’epoca presieduto dall’ex consulente finanziario del Sindaco, attuale suo Direttore Generale, Federico Basile) in occasione della proposta di riformulazione del piano di riequilibrio del 28 febbraio 2018″.

“Riferendosi ai soli debiti “diretti” del Comune, la ricognizione del Sindaco dava atto che nel precedente biennio la massa debitoria del Comune si era ridotta di oltre 33 milioni (non dunque accresciuta), passando da quasi 283 milioni e 260mila euro a poco meno di  250 milioni. Dalla tabella è chiaro che il presunto aumento della massa debitoria complessiva proviene tutto dal segmento delle partecipate. Si tratta però di un’operazione di artificiale “rigonfiamento” da parte del Sindaco”, scrivono.

Cosa ne concludono? “Contrariamente a ciò che il Sindaco fa intendere, il debito diretto del Comune dal 2016 al 2018 si è ridotto (stando ai valori cripticamente riferiti da lui stesso nella relazione) di oltre € 33 milioni. In realtà, secondo cifre asseverate dall’organo di revisione del Comune, la riduzione era stata di € 67.514.738,14 (si veda la differenza fra i debiti “diretti” del Comune riportati nella prima e nella terza colonna della tabella sopra esposta). Il Sindaco ha “gonfiato” nel piano di riequilibrio per circa 70 milioni il debito delle partecipate gravante sul Comune. Ha fatto ciò allo scopo di millantare una riduzione del debito del Comune che non c’è“.

Una volta accertati, però, i debiti vanno pagati. De Luca spiega nella sua relazione di aver “raggiunto la soglia del 77% di abbattimento della massa debitoria”. Altra affermazione fatta a pezzi. “Il debito “diretto” del Comune non è stato abbattuto del 77%, ma del 13%. A partire infatti dagli € 112.352.570,14 che costituiscono il debito “certo e liquido” del Comune indicato da De Luca, è lo stesso Sindaco a pag. 26 (e lo si vede nelle tabelle di pag. 25 e 26) a dire che: “i soggetti che hanno accettato la riduzione del 50%” hanno consentito “un abbattimento di € 14.362.254,56”, che rappresenta solo il 12,6% della massa debitoria propria del Comune, altro che il 77%! Se includiamo gli € 3.165.079,93 che erano semplicemente inesistenti (e che dunque in realtà sono stati solo corretti, non “abbattuti”) la percentuale passa al 15,6%: per raggiungere il 77% mancano quasi 62 punti percentuali e ben 69 milioni di Euro”.

Anche sui tempi, il gruppo di studio è impietoso. “De Luca ha fallito per quattro volte consecutive gli obiettivi di riduzione del debito pomposamente annunciati alla città nel 2018″, scrivono.

Si fissava prima il 31/12/2018 come termine tassativo per la sottoscrizione di accordi con un numero di creditori che rappresenta almeno il 70% dell’intera massa debitoria [propria] pari ad euro 112.352.570,14 e del 70% dei debiti della partecipate pari ad euro 132.351.978,58. Di fronte a un solenne impegno a “trattare” nell’arco di un mese e mezzo (ossia fra metà novembre e fine dicembre 2018) almeno € 78.646.799,10 di debito “proprio” (il 70% degli oltre 112 milioni citati), lo stesso Sindaco riferisce che ad Agosto 2020 gli accordi sottoscritti sono 55.630.469,43. Mancano all’appello € 23.016.329,67; significa che un anno e mezzo dopo la solenne scadenza indicata, De Luca è indietro del 30% rispetto a ciò che aveva detto avrebbe dovuto raggiungere in un mese e mezzo. Non avendo raggiunto l’obiettivo, De Luca è costretto a spostare quattro volte questa “inderogabile” scadenza: con del. n. 11 del 10/01/2019 il termine (già scaduto) è portato al 28/02/2019; con delibera n. 188 del il 18/03/2019 (dopo un nuovo superamento di scadenza) è posticipato al 30/04/2019; con delibera n. 511 del 30/07/2019, dopo aver falsamente indicato che il termine precedente era il 31 luglio (in realtà, come detto, era il 30 aprile), lo stesso viene prorogato al 31 luglio 2020. Infine, prima ancora della pubblicazione della “Relazione”, con delibera n. n. 461 del 15/09/2020 il suddetto termine (scaduto per l’ennesima volta) viene ulteriormente prorogato al 31 dicembre 2020.

 

 

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