MESSINA. Durante la diretta di ieri sera, in cui tra un “asini volanti” e l’altro il sindaco Cateno De Luca ha commentato la seconda seduta (inconcludente, come la prima) di consiglio comunale in cui si sarebbe dovuta discutere la relazione sul terzo anno di mandato, e che invece il ritiro sull’Aventino dei consiglieri comunali non ha permesso, il sindaco di Messina è tornato sull’argomento “gettoni di presenza”, sostenendo senza troppi giri di parole come i consiglieri ne approfittino, e criticando con una certa veemenza il meccanismo di elargizione. Come funzionano le retribuzioni degli organi politici del comune di Messina?

Una prima, grande differenza è, per farla molto breve, che sindaco e Giunta (e presidente del consiglio comunale) prendono uno “stipendio”, mentre i consiglieri comunali vengono pagati “a cottimo”, in base alle sedute (tra sessioni di consiglio e commissioni) alle quali partecipano. Tutte le cifre riportare sono al lordo.

Il sindaco, per esempio, guadagna 5.466,19 euro lordi al mese di “indennità di funzione”, che gli viene pagata sia che lavori 23 ore al giorno sia che non lo faccia nemmeno un minuto: De Luca ha dichiarato di aver rinunciato allo stipendio durante i due mesi tra maggio e giugno del 2020 quando non ha messo piede dal Comune, mentre negli ultimi due mesi e mezzo, per esempio, non ha partecipato alle sedute di giunta.

Come ci arriva? Con un calcolo tortuoso. In quanto primo cittadino di un comune capoluogo di provincia che rientra nella fascia demografica da centomila a 251mila abitanti (Messina ne ha oltre 231mila), Cateno De Luca riceve 5.784.32 euro. A questi, il sindaco deve aggiungere 173,53 euro corrispondente ad una maggiorazione del 3% che deriva dalla percentuale di entrate proprie rispetto al totale delle entrate dell’ultimo conto del bilancio approvato (42,50%), che risulta superiore alla media regionale per fasce demografiche corrispondente alla Sicilia ( 0,34 – 34%), e 115,69 euro di un’ulteriore maggiorazione del 2% per via della popolazione messinese che risulta essere superiore alla media pro capite regionale per fascia demografica. Il totale complessivo farebbe 6.073,54 euro, ai quali però si devono sottrarre 607,35 euro a causa di una riduzione del 10% prevista dalla finanziaria 2006 e che gli uffici regionali ritengono sia ancora in vigore. In totale, quindi, Cateno De Luca riceve uno stipendio mensile lordo da 5.466,19 euro. Se non avesse chiesto l’aspettativa (De Luca si è dimesso dalla direzione della Fenapi prima dell’elezione a deputato regionale di novembre 2017), il suo stipendio sarebbe stato decurtato del 50%.

La vicesindaca Carlotta Previti prende il 75% dell’indennità di funzione del sindaco: quindi, al netto delle maggiorazioni del 3% e del 2%, e della decurtazione per legge del 10%, a lei ogni mese entrano in tasca 4.099,63 euro (che diventerebbero 2,049,82 se non chiedesse l’aspettativa). I restanti otto assessori, invece, ricevono uno stipendio che è pari al 65% dell’indennità di funzione percepita dal sindaco: fatta la tara tra maggiorazioni e decurtazioni, Dafne Musolino, Salvatore Mondello, Alessandra Calafiore, Massimo Minutoli, Enzo Caruso, Francesco Gallo e Francesco Caminiti ricevono un’indennità mensile lorda da 3.553,02 euro (mentre Laura Tringali , senza aspettativa, percepisce 1.776,51 euro). Esattamente quanto percepisce il presidente del consiglio comunale Claudio Cardile, il cui “peso” equivale a quello di un assessore, sia in termini politici che retributivi.

Per i trentadue consiglieri comunali, invece, la retribuzione è praticamente “a cottimo”. Alla fine del conto tra riduzioni e maggiorazioni, per loro ogni seduta alla quale partecipano, sia di consiglio comunale che di commissioni consiliari, è retribuita con un gettone di presenza da 56,12 euro lordi. E non possono cumularne più di una trentina, per una somma di 1639 eurotetto massimo mensile che corrisponde a 1/3 dell’indennità di funzione del sindaco. Per loro, però, non esistono limitazioni professionali: non hanno obbligo di richiedere aspettativa pena la decurtazione di metà dello stipendio.

Quanto costano i due organi, carte alla mano? Costano uguale, perlomeno di recente. Nell’ultima rilevazione risale a settembre 2021, mese non particolarmente affollato, il consiglio comunale “è costato” 37mila euro tondi tondi, mentre ad aprile circa 40mila, e a maggio 2019 (mese con aule parecchio frequentate), poco meno di 45mila: questa è grossomodo la forbice di costo, dalla quale sono esclusi gli straordinari del personale comunale e dei vigili urbani. La giunta invece costa ogni mese poco più di 36mila euro. Praticamente, nell’ultimo mese, esattamente quanto il consiglio comunale.

Una voce che incide sui costi di Palazzo Zanca, poi, è quella degli “oneri riflessi”: il Comune, in pratica, retribuisce il datore di lavoro dei consiglieri per “il disturbo”: le ore cioè in cui svolgono attività politica in aula.

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