MESSINA. Prima frecciatine, poi insulti, quindi onori delle armi e infine mani tese. Tutto in una decina di minuti. Come stratega del bastone e della carota, in giro come Cateno De Luca non c’è nessuno. Durante il comizio di ieri, ha dimostrato in maniera molto più efficace di quanto qualsiasi testo accademico possa mai fare, l’arte del controllo delle masse, facendo applaudire il pubblico quando prendeva in giro Dino Bramanti e facendo applaudire lo stesso pubblico quando a Bramanti concedeva l’onore delle ami e buone parole.

Tutto questo gli è servito per “vagliare” il quoziente di fomento che è in grado di provocare nei suoi elettori, e ieri è stato abbondantemente soddisfatto. Adesso viene il problema. Perchè, Renato Accorinti insegna, tutti i discorsi anticasta e gentisti fanno ottima presa fuori dal palazzo, ma quando hai davanti a te trentadue consiglieri in massima parte riottosi e nessuno al tuo fianco, a meno che tu non sia Gengis Khan le cose si fanno complicate. E quindi servono consiglieri comunali.

Purtroppo per De Luca, le sue liste, sei, hanno ottenuto risultati catastroficamente bassi, e di consiglieri non ne esprimeranno nemmeno uno. A questo punto, al deputato regionale viene in soccorso la legge regionale, che profeticamente il suo caso (sindaco senza nemmeno un consigliere) l’aveva previsto.

Il comma 6 dell’articolo 3 della legge regionale siciliana del 1997 recita testualmente: “Per i candidati ammessi al ballottaggio rimangono fermi i collegamenti con le liste per l’elezione del Consiglio dichiarati al primo turno. I candidati ammessi al ballottaggio hanno tuttavia facoltà, entro sette giorni dalla prima votazione, di dichiarare il collegamento con ulteriori liste rispetto a quella o quelle con cui è stato effettuato il collegamento nel primo turno. Tutte le dichiarazioni di collegamento hanno efficacia solo se convergenti con analoghe dichiarazioni rese dai delegati delle liste interessate”.

E quindi c’è spazio per un “apparentamento” con una delle sette liste che hanno preso almeno il 5%. E quindi tre del centrodestra (Messina Ora, Bramanti Sindaco e Forza Italia), tre del centrosinistra (Pd, Libera Me e Pdr) e una del Movimento 5 stelle, la più votata. Ora, escluse ovviamente le tre del centrodestra, e con fortissimi dubbi nei confronti di quella del Pd, e di Libera Me, lista di ispirazione “universitaria”, le più abbordabili restano quella a cinque stelle e il Pdr di Beppe Picciolo.

Posto che stasera De Luca ovviamente lancerà un invito a tutti, facendo appello alla responsabilità di chi non vuole un’amministrazione non in grado di governare, chi questo appello può raccoglierlo sembra proprio Beppe Picciolo: i Cinque stelle non sembrano avere intenzione di apparentarsi con nessuno, essendo il gruppo che sarà più numeroso in consiglio comunale, e hanno ancora il dente avvelenato per l’attacco frontale scagliato da De Luca al loro candidato Gaetano Sciacca durante la campagna elettorale: anche durante il comizio di ieri, De Luca una ‘llisciatina all’elettorato pentastellato l’ha data: “Io sono il vero grillino, siete voi ad aver candidato la figura sbagliata”, ha sostanzialmente detto.

Proprio da quel palco, l’unico a non essere mai nominato (usualmente per denigrarlo), è stato Beppe Picciolo. Che già a marzo, il giorno dopo le politiche, aveva ostentato parecchi mal di pancia nei confronti degli alleati del Pd nel centrosinistra. Probabile poi che l’appello di De Luca cadrà nel vuoto e non se ne farà nulla, ma se c’è qualcuno che può raccoglierlo, o che ha più motivazioni degli altri per farlo, è proprio il Pdr. Oggi nella conferenza stampa congiunta del centrosinistra Picciolo non c’era, al suo posto Nino Interdonato: “Non ho visto Beppe Picciolo, ma lo escluderei”, ha spiegato il giovane consigliere comunale. Stasera se ne saprà di più.

 

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