MESSINA. In tre mesi e mezzo di restrizioni più o meno dure per evitare il rischio di contagio da coronavirus, dal primo ottobre al 15 gennaio, tra zone gialle, arancioni e rosse, a Messina i verbali elevati dalla Polizia Municipale per violazioni alle norme anti covid sono stati appena 58: in pratica uno ogni due giorni.

Questo significa che sia durante la zona arancione di novembre, che durante la zona rossa a intermittenza delle festività natalizie (e un’ordinanza comunale che vietava addirittura lo stazionamento), con gli assembramenti sotto gli occhi di tutti, i controlli hanno postato a sanzionare solo 58 comportamenti contrari alle norme.

Di questi, 28 sono state le multe per la non osservanza dei vari Dpcm, venti per l’infrazione alle prescrizioni delle ordinanze emanate dal sindaco Cateno De Luca e appena dieci per violazioni delle norme imposte da ordinanze regionali firmate dal presidente della regione Siciliana Nello Musumeci.

Ovviamente, l’attività di controllo non si esaurisce solo con le sanzioni, e parecchie volte i Vigili urbani (ai controlli dei quali si aggiungono quelli, comunque non molti, delle altre forze dell’ordine) si saranno limitati ad avvertire, disperdere qualche assembramento e “lasciar correre”, ma testimoniano che i messinesi sono stati liberi di fare più o meno ciò che hanno voluto (persino i “botti” di mezzanotte in piena zona rossa e coprifuoco), senza grosse conseguenze.

Una situazione che, sommata al disastro dei mancati tracciamenti dei contatti da parte dell’Asp ha contribuito all‘impennata di contagi che dall’inizio delle festività fino a tre settimane dall’inizio del 2021 sono schizzati alle stelle, con la conseguente imposizione della zona rossa regionale (prima che fosse imposta a tutta l’isola) e quella “ultra rossa” da parte del sindaco Cateno De Luca.

Dalla fine delle festività, coi numeri dei contagi in salita in maniera apparentemente fuori controllo e quindi a pandemia già sfuggita di mano, è arrivato il giro di vite: che a volte ha assunto forme quasi grottesche, come la multa ai pescatori intercettati dai droni o quella al diciassettenne che a capodanno ha fatto una goliardica corsa in mutande, da solo e per una cinquantina di metri, senza alcun pericolo di contagiare se stesso o altri. Che gli è costata 400 euro.

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