MESSINA. “Intervistata da un quotidiano locale, il 2 gennaio la Vicesindaca Carlotta Previti ha affermato che Messina è la città con il più alto numero di donne in Giunta. Su questa notizia sono intervenuti i soggetti politici promotori di “Reazione a cateno – Analisi della relazione annuale dell’Amministrazione Comunale di Messina, ritenendola “una tecnica manipolatoria ingannevole e sistematica, resa possibile da una stile informativo che non contempla domande e verifiche. E che si limita, dunque, a fare da cassa di risonanza passiva di notizie spesso infondate”. A dirlo sono le associazioni Articolo Uno Messina, Cambiamo Messina dal Basso, Messinaccomuna, Partito della Rifondazione Comunista, Più Europa e Rete 34+.

Cmdb e MessinAccomuna sostenevano l’amministrazione di Renato Accorinti, che di donne in giunta ne ha avute solo tre, tra l’altro in periodi diversi.

Le associazioni elencano poi dieci giunte di città metropolitane (tranne una), spiegando che Messina non è nemmeno lontanamente la prima:

  1. Livorno: 5 assessore su 9 = 55%
  2. Napoli: 6 assessore su 11 = 54%
  3. Firenze: 5 assessore su 10 = 50%
  4. Roma su 12 (sindaca inclusa) ci sono 6 donne (50%)
  5. Genova: 5 assessore su 11 = 45%
  6. Torino su 11 (Sindaca inclusa ) ci sono 4 assessore = (45%)
  7. Reggio Calabria: 4 assessore su 9 = 44%
  8. Bari 4 assessore su 9 = 44%
  9. Messina: 4 assessore su 9 = 44%
  10. Milano 5 assessore su 12= 41%

Dunque, la presunta “notizia” rispetto alla presenza di donne in una giunta municipale, in realtà nasconde il raggiungimento della soglia minima di quote di genere nella Giunta De Luca – evidenziano – Certo la Sicilia ha toccato il fondo con l’ultimo rimpasto della Giunta Musumeci, ma certamente non c’è da assegnare a Messina nessuna “medaglia”, specie per un’amministrazione che spesso, anche al proprio interno, non usa un linguaggio paritario”.

“Facciamo inoltre notare che la questione di genere negli ultimi anni si sta rapidamente ampliando, includendo altri orientamenti e superando i rigidi binarismi uomo-donna o quelli semplicemente omosessuali. Sarà dunque il caso di riconoscere e includere pienamente la questione queer nella vita politica locale?”, concludono.

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