Gli attraversamenti pedonali di viale Regina Elena

 

Come si fa a rendere un po’ più sicuro lo sport estremo di attraversare la strada a Messina, oltretutto in una larga semicurva poco illuminata, in cui lo spirito competitivo spinge gli automobilisti ad arrivare sui centoventi all’ora e far partire la vettura in controsterzo? Illuminando le strisce pedonali.

Fu così che, a cavallo tra prima e seconda repubblica apparvero, in prossimità delle strisce pedonali, dei pali che, con un braccio a 90 gradi che protrudeva verso la strada, sormontato da un simbolo luminoso di attraversamento pedonale, illuminavano la carreggiata per dare un suggerimento agli automobilisti: “occhio che qui c’è un povero cristo che vuole andare da un capo all’altro della strada, rallenta così magari non lo stiri“.

La funzionalità dei pali ebbe la stessa vita delle lampadine che c’erano dentro. Un paio di mesi o poco più. Adesso sono praticamente un reperto di archeologia funzionale urbana. E anche se funzionassero non avrebbero nulla da illuminare: sono sbiadite, consumate dai milioni di copertoni che negli anni ci sono passati sopra, anche le strisce pedonali. Il palo, in compenso, c’è ancora: contribuendo ad aumentare l’inquinamento visivo di una città che ha davvero molti problemi con la segnaletica verticale.

 

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