MESSINA. “Accorinti, il sindaco scalzo, ha governato convinto di avere la verità in tasca e l’onestà in mano; con la presunzione di legittimità ha declamato risultati mai ottenuti, ma che solo per averli raccontati ha dato per auto-avverati; con l’arroganza del potere ha messo a bilancio risorse inesistenti, scaricando sul futuro i costi del consenso; con vocazione assolutoria ha sedato ogni critica, mettendo a garanzia la propria biografia”
E questa è solo la seconda di copertina del libro “Assolto per non aver compreso il fatto”, Accorinti e la stagione dei sindaci icona”, scritto dai due ex consiglieri di Cambiamo Messina dal basso Nina Lo Presti e Gino Sturniolo, e pubblicato dai tipi della Armando Siciliano Editore.
Una storia di amicizia finita in maniera amara, quella tra i due consiglieri (che si sono dimessi, in coerenza con il termine dei presupposti di mandato col quale si erano presentati, cosa oggi rarissima) ed il sindaco che in campagna elettorale avevano sostenuto, ma col quale il rapporto, strettissimo, era di molto precedente alle candidature. E romperlo non è stato facile: non è stato facile perchè, se Sturniolo con Renato Accorinti ha diviso megafoni, proteste e anni di lotte comuni, al matrimonio di Nina Lo Presti con l’ex consigliere comunale Nino Urso, anni fa il sindaco di Messina ha apposto il sigillo. Da testimone di nozze.
La rottura definitiva è avvenuta nel settembre 2014, col piano di riequilibrio. All’epoca, Nina Lo Presti aveva attaccato subito a testa bassa, denunciando che con l’approvazione del piano avrebbero pagato “sempre i soliti, i poveri, gli onesti”, tuonando all’una di notte del tre settembre Nina Lo Presti dal suo banco in consiglio, per l’ultima volta colorato d’arcobaleno come da logo di Cmbd prima di passare al grigio del gruppo misto.
Gino Sturniolo, invece, di andare allo scontro diretto non ne avrebbe avuto voglia. Ma quel piano di riequilibrio che il consigliere eera riuscito a leggere solo quando lo aveva letto un qualsiasi collega del Pd, o dell’Udc, o dei Dr o di qualunque altro partito, strideva troppo con il concetto di partecipazione nei processi decisionali, nell’agenda politica, nella costruzione di comunità che era alla base del programma da sindaco di Accorinti. Ed è stata rottura. Insanabile. Definitiva.
Che oggi viene raccontata in un libro. Che parte dall’esperienza fallita di Accorinti, ma che si spinge oltre. “Scomparsi o quasi dalla scena i partiti tradizionali, il vuoto di potere è stato sostituito dagli uomini della provvidenza”. I sondaci “icona”, contro cui si scagliano gli ex consiglieri. “Accorinti e i suoi omologhi devono condurre la parata fino alla fine, perchè questo è il compito loro assegnato: rimodulare i piani di riequilibrio, illegittimi ancora prima che insostenibili, per scongiurare la dichiarazione di dissesto“, scrivono. A dimostrazione del fatto che certe ferite, una volta aperte, non si rimarginano più.