MESSINA. Nel giorno in cui il presidente della Regione Nello Musumeci ha pubblicato l’ordinanza di chiusura degli hotspot siciliani, che dispone lo sgombero delle strutture, il trasferimento dei migranti e il divieto di ingresso, sosta e transito sul territorio siciliano, non si placa la polemica per le parole del sindaco di Messina Cateno De Luca, che nella serata di venerdì ha minacciato di scatenare una sommossa, con conseguente occupazione del Palazzo della Prefettura, nel caso in cui la nave quarantena Aurelia (a cui lo stesso venerdì era stata concessa l’autorizzazione per l’approdo ad Augusta, dove si trova adesso) avesse “tentato” l’approdo nel porto di Messina.

A intervenire sulla questione è il segretario provinciale di Articolo Uno Domenico Siracusano, che stigmatizza l’intervento di De Luca e invita ad intervenire “chi ha il potere e la responsabilità di farlo”:

«La libertà di espressione ha un limite, oltre che nel buon senso, nel rispetto delle regole e delle istituzioni soprattutto quando le si rappresenta. Non amiamo seguire le esternazioni social di Cateno De Luca – ci sembra un esercizio inutile – di fronte, però, alla gravità di uno degli ultimi suoi post non si può non denunciare il rischio di simili dichiarazioni. Intervenuto sulla vicenda della Nave Aurelia – che ospita migranti in quarantena – il primo cittadino non si è limitato di esprimere, come hanno fatto altri suoi colleghi, perplessità, richiesta di garanzie o contrarietà ma ha letteralmente invitato “la città alla sommossa con occupazione ad oltranza del (…) Palazzo della Prefettura. Al di là del merito della vicenda su cui è richiesta ogni cautela, l’utilizzo indiscriminato di affermazioni che, di fatto istigano i cittadini messinesi a commettere almeno un paio di reati, è gravissimo e inaccettabile. Non si può più tollerare che il sindaco utilizzi iperboli verbali sempre più pericolose per poi tra qualche ora scusarsi, dire che si è lasciato prendere dalla foga o che ha un carattere “fumantino”.

Non è sfregiando le istituzioni, calpestando le regole, urlando rabbia e seminando paura che si governa una città. Di fronte a una qualunque questione chi rappresenta una istituzione deve in primo luogo agire le proprie funzioni e cercare un’interlocuzioni con gli altri livelli istituzionali, può sicuramente manifestare e stimolare la propria comunità anche a sostenerlo con pubbliche manifestazione. Ma incitare alla rivolta no! Se si semina odio le conseguenze non tardano ad arrivare. Non ci si stupisca poi di atti vandalici a matrice razzista, dai quali è vero che il Sindaco ha preso le distanze, ma che trovano un brodo di cultura in un clima sociale fatto di toni esacerbati e violenza verbale. Invitare alla sommossa è un atto grave che non può essere derubricato a sfogo o a propaganda. Chi ha il potere e la responsabilità di intervenire lo faccia. Nessuno è esente dal rispetto delle regole e delle leggi neanche il primo cittadino, neanche se si chiama Cateno De Luca. La smetta di immorbarci con un costante turpiloquio, pensi a governare la città, se ne è capace».

A prendere le distanze dal post di De Luca anche il movimento “Liberazione Queer+ Messina”:

«Facciamo parte della comunità LGBTQ+ messinese, e proprio per questo sappiamo bene com’è vivere in una città sotto De Luca: una città in cui la violenza che subiamo è sempre un problema di secondo piano, in cui la ricerca del nemico è più importante degli interessi delle persone, in cui sei solo carne elettorale da soppesare con gli ululati del basso ventre (da ricordare la polemica sullo Stretto Pride dello scorso anno). Per questo – scrivono in una nota – noi crediamo che quello che sta succedendo con l’Aurelia ci riguardi direttamente, perché è il riflesso del potere del sindaco su tutte le comunità subalterne del nostro territorio. La nave deve attraccare, le/i migranti devono trovare non solo accoglienza e solidarietà ma welfare, casa e lavoro: le condizioni basilari di una vita degna. Non ci interessa fare la bilancia della miseria, e mettere su un piatto i messinesi che non hanno accesso a questi diritti con le/i migranti bloccati su quella nave. Il conto più importante da fare è quello in tasca a chi ci governa e a chi ci opprime, a loro vanno chieste e ottenute le condizioni per esistere e i diritti per vivere.

Moltissime/i migranti fanno parte della comunità LGBTQ+, scappano da paesi in cui l’intensità della violenza e le difficoltà di accesso alle basilari condizioni di vita sono molto più difficil che nel nostro. È nostro dovere impiegare la solidarietà attiva e l’impegno comunitario per fare delle nostre città luoghi sicuri per tutta la nostra comunità: una comunità che vive senza confini, con sorelle oltre mare con cui non vediamo l’ora di ricongiungerci. Se servirà, saremo noi ad occupare i luoghi del dominio politico di De Luca a partire da Palazzo Zanca, trasformato nella reggia personale del Re: ma il Re è nudo, non gli basterà usare le/i migranti per distogliere l’attenzione dal disastro amministrativo e politico della sua gestione durante l’emergenza Covid», concludono.

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