Atlantide è una casa editrice indipendente romana nata nel 2015 da un sogno: uscire dalle logiche di un mercato che considera il libro un prodotto usa e getta – la cui vita supera a malapena i due mesi in libreria – per arrivare a consegnare a lettori appassionati dei testi in grado di suggerire nuovi mondi, capaci di far riflettere, di alimentare dubbi e indicare risposte. L’editore propone esclusivamente 10 titoli l’anno.

Larchfield

(Polly Clark, 2018)

Dora e Wystan sono due persone che non appartengono. Due outsider che cercano a fatica il proprio posto nel mondo. Dora è una giovane scrittrice che ha abbandonato la carriera universitaria a Londra per occuparsi della bambina che sta per nascerle, Wystan è il poeta W.H. Auden, qui colto subito dopo gli studi a Oxford. Un romanzo, toccante e visionario al tempo stesso, sul coraggio di essere se stessi. E di affrontare, nonostante tutto, la propria verità.

Da leggere perché lascia in bocca un alone di poeticità: la malinconia di due vite che si sfiorano e in quel tocco danno un senso alla propria esistenza. Giorno 7 si è svolto da Colapesce l’incontro del gruppo lettura dedicato a questo libro 

 

La vita che conoscevo

(Alessandra Gambetti; 2021)

Racconta le storie di Francesca e di Fabio, dalla nascita al loro primo incontro, dal trasformarsi dell’amicizia in amore, fino all’arrivo di una figlia. Francesca e Fabio insieme conoscono gioia e pienezza, affrontano crisi e ostacoli di ogni genere, rischiando di perdersi. Una sera, improvvisamente, il filo che li lega si spezza senza rimedio. La morte di Fabio genera un cambio di prospettiva, la necessità per Francesca di guardare più in profondità dentro di sé, per affrontare un’esistenza completamente diversa da quella di “prima”. Il senso di solitudine e di mancanza la avvolge come una nebbia, dandole l’impressione di essere invisibile e di procedere annaspando. Tuttavia, lentamente, quel filo perso in un groviglio inestricabile sembra poter disegnare una vicenda diversa, un nuovo orizzonte da ricostruire con pazienza, guardando avanti, “da ora in poi”. “La vita che conoscevo” è un libro di grande potenza emotiva che costruisce il romanzo come storia di famiglia, diario e lettera d’amore,  sfumando magistralmente la narrazione nella biografia e unendo il racconto di due vite in un’unica esperienza di trasformazione.

Da leggere perché a volte quando i punti di riferimento si sfaldano è proprio lì che si può ricominciare.

 

I giorni del mare

(Pierre Adrian, 2023)

È agosto, in Bretagna. Dopo molti anni, un giovane uomo torna nella grande casa di famiglia per passarvi l’estate. Nulla, in apparenza, sembra cambiato. Gli stessi sono i volti dei cugini e degli zii che ogni anno si ritrovano stretti intorno all’anziana nonna, stessi sono i giochi dei bambini più piccoli, stesso il mare impetuoso e irresistibile che lambisce gli asciugamani stesi al sole. Eppure qualcosa brilla nelle cose e nelle persone, la malinconia cristallina e dolce delle cose passate, la dolcezza delle cose familiari che si mischia al tempo imprevedibile del cielo di Brest, coprendo tutto di un significato nuovo. Tra pomeriggi in spiaggia, feste al porto, amori estivi e l’amicizia di un cugino più piccolo in cui il narratore si rivede, il tempo sta cambiando anche per lui. Con la fine dell’estate, verrà il momento di crescere e di diventare, dolorosamente, adulto.

Da leggere perché la nostalgia per le cose perdute trascolora nella speranza di quello che verrà e nella rivelazione inaspettata di ciò che significa amare e appartenere.

 

Leonida

(Nada Malanima, 2016)

Una ragazza attraversa la vita allontanandosi dalla propria famiglia, da un’infanzia in cui non ha avuto amore, da una madre che non ha saputo né voluto esserle madre, da un uomo e poi da una donna che hanno avuto il suo corpo ma non il suo cuore, da una figlia non desiderata, dal proprio Paese, dal proprio nome e anche da se stessa.

Leonida vive ogni cosa come una statua di marmo, nulla la scuote davvero, nulla che le accada la spezza o l’illumina, semplicemente lei non riesce a sentire, a aderire al mondo degli altri, almeno fino a quando un regalo inaspettato, che forse non voleva neppure essere tale, la porterà ancora più lontano, a affrontarsi e infine a riconoscersi, quando tutto invece sembra avere perso di senso e l’amore essere sparito per sempre.

Soltanto allora forse imparerà ad essere figlia, madre, amante, imparerà veramente la morte e la vita che ricomincia, sempre.

Una lettura imperdibile per i fan di Nada. Anche nella scrittura la musicista mantiene la medesima intensità.

 

Vite pericolosi di bravi ragazzi

(Chris Fuhrman, 2022)

Savannah, Georgia, anni Settanta. Francis, Tim e i loro amici servono messa, girano in bici per la città, fanno a botte e portano scompiglio nella scuola che frequentano, il cattolicissimo Cuore benedetto, gestito da terribili suore e sacerdoti. Tim è un ragazzino geniale, minuto e sovversivo, Francis, troppo timido per dichiararsi, è innamorato dell’eterea Margie, tutta chiesa, tagli sui polsi e inconfessabili segreti. Quando gli insegnanti intercettano lo scabroso fumetto che i ragazzi hanno disegnato, tutti loro rischiano di essere bocciati. Francis e gli altri così elaborano il rapimento di una lince dalla riserva naturale vicino alla città per liberarla all’interno della scuola ed evitare, nella confusione che ne seguirà, l’inevitabile bocciatura. Il piano però si rivelerà però molto più pericoloso del previsto e non andrà esattamente come avevano immaginato… Riti di iniziazione, scontri fra bande rivali, sbronze, la scoperta del sesso e, su tutto, il tempo sospeso e insieme improvviso dell’adolescenza, in cui ogni cosa sta per rivelarsi: “Vite pericolose di bravi ragazzi” è l’unica, meravigliosa testimonianza del talento narrativo di Chris Fuhrman, scomparso a trentun anni prima dell’uscita di questo suo libro bizzarro e indimenticabile.

Da leggere perché si tratta di un inno alla libertà della giovinezza che riappacifica con la lettura e il potere delle storie, e che racconta di come crescere, in fin dei conti, significhi dover dire per sempre addio alla propria innocenza.

 

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