L’amore muto

(Pia Rimini; Readerforblind, 2021)

 

 

Maria Pia Rimini è stata una scrittrice triestina nata nel 1900 che morì ad Auschwitz all’età di quarantaquattro anni. La scrittura coraggiosa dei racconti contenuti in questo libro, pubblicato per la prima volta nel 1930, diviene la voce triste ma dirompente di tutte le donne che voce non ne hanno. Ed è in questo silenzio che si consuma l’amore delle protagoniste: Maria ha quindici anni, l’animo ingenuo e il corpo prorompente; Cicciotta la chiama il signor Francesco, a cui ogni giorno lei, che lavora a servizio, porta il caffè e rifà il letto. Ne è innamorata, con l’ingenuità dei suoi pochi anni, la stessa che l’uomo saprà piegare al suo volere, senza alcuna tenerezza; Teresa ha pochi anni in più e il suo bambino, figlio di uno degli uomini a cui s’è data sperando di ricevere amore, è nato morto. Lei ha un male incurabile, e si contorce sul lettino numero cinque di un ospedale, in mezzo a file interminabili di ammalate.

Lettura assolutamente consigliata perché l’amore sboccia come un fiore nel deserto sul petto di queste donne e non importa se un uomo lo strappa via.

 


 

Davanti al dolore degli altri

(Susan Sontag; Nottetempo, 2021)

Dal sito dell’editore: Le sofferenze della guerra e l’orrore della morte si stampano nella mente attraverso immagini che lasciano un’impronta ostinata: dai cadaveri dei soldati della Guerra Civile Americana fotografati da Alexander Gardner alla celeberrima Morte di un miliziano repubblicano di Robert Capa, dalla bandiera usa a Iwo Jima ai bambini vietnamiti bruciati dal napalm, dalle foto dei lager nazisti nel gennaio del ’45 a quelle del campo di Omarska in Bosnia, per arrivare fino alle rovine di Ground Zero. Susan Sontag parla, a questo proposito, dello “shock” della rappresentazione fotografica, che ci mette in modo autoritario e immediato davanti al dolore degli altri. Esaminando la cavalcata di questo shock nel corso del tempo, l’autrice arriva a un nodo cruciale della nostra contemporaneità: malgrado la complessità e l’instabilità dei concetti di realtà/riproduzione, memoria/oblio pubblico, visibilità/invisibilità, il “valore etico” delle immagini di sofferenza che ci investono – a volte fino all’ipersaturazione – rimane intatto.

Da leggere perché alle immagini di dolore non ci si dovrebbe mai abituare

 


 

Piovevano uccelli

(Jocelyne Saucier; Iperborea, 2021)

Tre ottantenni hanno scelto di vivere gli ultimi anni a modo loro, quasi senza contatti con la società, ciascuno nella propria capanna di legno nel folto della foresta canadese dell’Ontario settentrionale: Charlie, che ha rifiutato un destino di cure ospedaliere, Tom, che ha voltato le spalle a una vita dissoluta tra alcolismo e assistenti sociali, e Boychuck, taciturno e dall’oscuro passato. Sullo sfondo silenzioso dei grandi spazi del Nord canadese, tra drammi del passato e nuove tenerezze del presente il libro costruisce una storia luminosa di dignità e sopravvivenza, innalzando un inno alla libertà, fosse anche quella di ritirarsi dal mondo e scegliersi un’altra vita o quella di morire.

Da leggere perché è un inno alla libertà

 


 

Città aumentate

(Maurizio Carte; Il margine, 2021)

Dieci proposte concettuali e operative per rendere le città grandi e piccole adatte a rispondere alle istanze del secolo e a resistere virtuosamente alla crisi dell’Antropocene: dieci strategie per cominciare a progettare, qui e ora, una realtà urbana più sostenibile, collaborativa, creativa e digitale, capace di comunicare con la comunità che la abita e con l’ambiente che la circonda, sensibile alle sfide del presente e aperta a quelle che ci aspettano. Perché a salvarci dalle patologie dell’attuale modello di sviluppo può essere solo un urbanesimo rinnovato, che guardi anzitutto alla sostenibilità ecologica, economica e sociale e che trasformi la città in ciò che dovrebbe essere: «dispositivo di valorizzazione della condizione umana» e alleanza generativa di futuro.

Lettura consigliata per diventare parte attiva delle nostre città di domani

 


 

Un’isola

(Giorgio Amendola; Minimum fax, 2021)

Sono le undici di sera e Giorgio attraversa da solo una piazza. Lo sguardo gli cade su una ragazza seduta vicino alla madre. Si avvicina di slancio e con un inchino cerimonioso chiede il permesso di ballare con lei. Stanno suonando un valzer veloce. Giorgio e Germaine, si chiama così la ragazza, muovono i primi passi insieme. Lei ha mani «fini e asciutte, che rivelano una gran forza interiore». Con una mancia, Giorgio ottiene dall’orchestra altri due tanghi e «in quella calda serata di festa popolare» nasce un legame che durerà tutta la vita. Sembra la scena di un film che René Clair deve ancora girare. È invece l’incipit appassionato di un tempo in cui tutto si mischiava: la lotta antifascista, il coraggio e i rischi, gli ideali di giustizia e libertà e le lettere di Gramsci, le primavere di Parigi e le estati romane, le isole del confino e quelle della clandestinità, gli innamoramenti, il carcere, gli amici, la nascita lontana dei figli e l’incombere minaccioso della guerra.

Lettura consigliata agli inguaribili romantici

 

 

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