MESSINA. Tre anni fa la chiusura, due anni fa la gara per la concessione, un anno e mezzo fa lo smantellamento delle strutture: quello che resta oggi del Baby park, il primo parco giochi permanente della Sicilia, costruito a Messina grazie all’intraprendenza di Eugenio Vanfiori e della moglie Melina, oggi è una landa desolata, spettrale, abbandonata, dopo aver allietato le domeniche di pressochè ogni bambino messinese dagli anni ’70. E il futuro non sembra essere particolarmente roseo: esattamente due anni fa l’Autorità portuale (proprietaria dell’area) aveva emanato un avviso per affidamento e gestione, e da allora sulla vicenda è calato l’oblio. Lo stesso che oggi avvolge i resti del parco giochi.

Oggi il baby park è l’esatta rappresentazione di cosa succederebbe se il genere umano improvvisamente scomparisse dalla faccia della terra: la vegetazione incolta ha iniziato a prosperare tra le macerie, riprendendosi tutto quello che il cemento le ha sottratto, e rendendo irriconoscibile la struttura. La pista dei mini kart, subito dopo l’ingresso sulla sinistra, il trenino per i più piccoli, la struttura coperta dell’autoscontro (per i messinesi allora e per sempre “i machineddi mmesti-mmesti),  i capannoni di fronte che ospitavano il bar, i videogiochi, i biliardini e i flipper, fino all’avvento dei primi arcade, Space invaders e Pacman soprattutto, o le figure animate, coi murales dei supereroi e dei robot dell’epoca (fine anni ’70-inizio anni ’80): tutto scomparso, tutto irriconoscibile, così come i giochi in fondo al parco, da “calcinculo” per i “giovinastri, alle giostre pneumatiche con le astronavi con la forma di Goldrake o dei personaggi dei cartoni animati più in voga al momento. Delle strutture non c’è più nulla: smantellate due anni fa, le aree sono state inghiottite dalle erbacce. Si “salvano” (cioè, sono ancora vagamente riconoscibili) la vasca delle barchette e la pista dei go-kart (la pista “fuego”…) che circondano villa Sabin. Poi più nulla.

Come ogni luogo che sembra abbandonato in fretta e furia, i particolari che rimangono sono inquietanti e lugubri: dall’abnorme presenza di gatti di ogni tipo e taglia, a decine, ad alcune figure dei giochi sfuggiti allo smantellamento che occhieggiano sinistramente da sotto i teloni, fino alle panchine completamente inghiottite dalle piante, o alla statua della Madonna che troneggia dalla sua nicchia. Incredibilmente, non c’è nemmeno spazzatura o rifiuti: c’è solo una spettrale assenza di ogni traccia umana, con solo una lontanissima eco delle risate di quelle tre o quattro generazioni di bambini che il baby park l’hanno reso vivo per oltre cinquant’anni.   

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Lillo
Lillo
20 Gennaio 2025 21:34

Che tristezza 😞