MESSINA. Dopo più di 50 anni cala il sipario sul Baby Park “Arturo Vanfiori” di Messina, un angolo di magia per almeno tre generazioni di bambini messinesi. Lo spazio trasferito dalla Caronte all’Annunziata nel 1968 grazie a una concessione della Capitaneria di Porto che concesse gli spazi, e all’intraprendenza di Eugenio Vanfiori e della moglie Melina, consentirono di costruire il primo parco giochi storico permanente della Sicilia e il terzo in Italia. Il parco è già stato spogliato di alcune delle strutture spente da diverse anni e da oggi verrà considerato ufficialmente chiuso, data la scadenza della concessione dell’Autorità Portuale. che ha titolarità sull’area in cui il parco sorgeva.

In origine un luogo abbandonato e degradato (il famoso “capo Munnizza“) che dalla famiglia Vanfiori è stato ripulito, spianato e asfaltato senza nessun aiuto esterno, rinforzando la battigia, piantando più di 300 alberi ed eseguendo tutti i lavori necessari. Tutto questo prima di iniziare a lavorare al parco divertimenti. I Vanfiori, giostrai, hanno svolto per tutta la vita attività ludense, giravando lʼItalia con le loro giostre. Allora i luna park erano attrazioni itineranti, lʼidea del parco fisso non esisteva, ci si muoveva di città in città, una piazza ogni quindici giorni. Con il passare degli anni gli spazi liberi nelle città diminuirono, ottenere il placeatico (lʼautorizzazione a montare le proprie giostre in piazza) diventava sempre più difficile, e ci si orientò per necessità sul parco fisso.

Nasce così, da necessità e ingegno, il baby park di Messina, le sue giostrine, i suoi autoscontri (per i messinesi allora e per semprei machineddi mmesti-mmesti), i biliardini e i flipper, fino all’avvento dei primi arcade, Space invaders e Pacmas soprattutto, il trenino giusto all’entrata per i più piccoli e il “calcinculo” per i “giovinastri, le giostre pneumatiche con le quali, a bordo di astronavi con la forma di Goldrake o dei personaggi dei cartoni animati più in voga al momento, si saliva fino a cinque, sei metri d’altezza, ma anche i modellini di auto che si muovevano e davano l’illusione, col rombo registrato, di essere veri piloti ai bambini di quattro anni che qualche anno dopo “pilotini” lo sarebbero diventati sui go-kart nella parte posteriore del parco, proprio di fronte al mare, nella pista chiamata “Fuego”.  Una festa continua, che le domeniche diventata un caos di bambini che ridevano, bambini che gridavano, bambini che frignavano, molto spesso vestiti come fosse carnevale tutto l’anno, perchè il Baby Park era un luogo magico, in cui sentirsi principesse e principi, damigelle e pirati, supereroi e cavallerizze ogni giorno dell’anno.

Una storia, quella del Baby Park, che venne condizionata, intorno al 2005, dalla realizzazione del parcheggio di interscambio per il tram, quando il Comune espropriò gran parte dello spazio dove sorgeva la pista di go-kart. E sarebbe stato tolto ancora più spazio se non fosse stato per la cittadinanza: una raccolta di firme, 9000 in tutto, una sottoscrizione dei messinesi alla richiesta che il Baby Park restasse lì dove si trova. La raccolta di firme fu la testimonianza più importante della bontà del lavoro della famiglia Vanfiori.

Da lì in poi il lento ma inesorabile declino, esacerbato dalle lunghe chiusure causa covid, ma anche una flebile speranza. Sulla pagina facebook del parco, il 16 maggio si leggeva ancora “l Baby Park Vanfiori Arturo per il momento è ancora chiuso. Ma desideroso di riaprire i cancelli all’amato pubblico”. E invece niente, alla fine del 2021 del piccolo luna park non resterà più nulla.

E ora? Sembra esserci intenzione, da parte del comune di Messina, ad acquisire l’area e “legarla” a Villa Sabin che già il comune ha in concessione dall’Autorità portuale, con finanziamento da fondi Pacda più di 4 milioni di euro, che attualmente sono destinati a rimettere in sesto la parte vicina al mare del parcheggio dell’Annunziata, già da diversi anni inagibile perchè praticamente crollata a mare.

Melina ed Eugenio Vanfiori

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Lillo
Lillo
20 Dicembre 2021 10:39

Che tristezza 😢

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[…] di sorrisi quando si arrivava e lacrime quando bisognava andare via. Oggi, il Baby Park (qui la sua storia) è una distesa di rovine tristi, silenziose e dal futuro incerto: la chiusura a dicembre del 2021, […]