MESSINA. “La conferenza stampa non arriva in campagna elettorale per sponsorizzare qualcuno o qualcosa: oggi parleranno persone con idee diverse”. Mette subito le mani avanti Mariano Massaro, segretario dell’Orsa, per evitare che l’incontro possa essere scambiato per un evento paraelettorale. E in effetti, lo schieramento di chi ha da puntare il dito contro l’Atm è parecchio ampia: sindacati (Massaro e Lillo Sturiale, segretario della Faisa Cisal), associazioni (Angela Rizzo di CittadinanzAttiva), ma anche candidati di centrodestra ed esponenti del centrosinistra (Paolo Bitto di capitale Messina e candidato con Ora Messina, Antonella Russo, uscente e in lista col Pd, e Alessandro Tinaglia, di Reset e Sicilia Futura), ed ex consiglieri (Gino Sturniolo, dimissionario due anni fa da consigliere e da Cambiamo Messina dal basso).

Tutti insieme per “smontare la narrazione che si dà di un’Atm fiore all’occhiello”, hanno spiegato tutti, chi più chi meno. La ricostruzione di un servizio che di fatto prima non esisteva, le innovazioni, la regolarità nel pagamento degli stipendi, gli indicatori tutti col segno più? come spiegato più volte negli anni dall’assessore ai Trasporti Gaetano Cacciola (presente alla conferenza, ma senza intervenire)? Non se ne è parlato. E tutti, chi più chi meno, hanno puntato l’indice contro Giovanni Foti, ex direttore generale e oggi presidente, accusandolo pressochè di tutto.

Lillo Sturiale, segretario Faisa Cisal,  per esempio, spiega che “a novembre 2017 ho chiesto un incontro su gestione del personale, premio di produttività e riconoscimento per gli autisti del vestiario. Aspetto ancora risposta, così come sull’indennità presenza e turni, che sono voci del contratto nazionale. Ci sono stati “concorsi ad personam”, desidero capire quale è il metro di comparazione. Nessuno vuole denigrare l’azienda, siamo qui per amore dell’azienda.

Quindi tocca a Gino Sturniolo, che prima affronta la questione sindacale (“la nota del presidente Giovanni Foti denota una cultura antisindacale grave, si rivolge ai lavoratori e mi stupisco che le altre sigle sindacali non siano insorte”, afferma), e poi parla di numeri: ” Intorno all’Atm c’è una narrazione che non risponde alla verità dei fatti. Su cosa è basata la sostenibilità dell’azienda? Da cosa sono coperti i debiti previdenziali, che ammontano a 18 milioni, sono in aumento, e hanno determinato il crollo di Messinambiente?”, spiega, citando dati iscritti a bilancio e già evidenziati da Capitale Messina, ai quali si è rifatto Paolo Bitto, sostenendo che “l’azienda è decotta”, ma non spiegando se, stanco così i numeri, la prossima amministrazione (della quale potrebbe far parte) debba metterla in liquidazione.

Agli stessi dati, con un dettaglio che ancora non era emerso, si rifà anche Alessandro Tinaglia: “13 milioni e 800 mila euro: è la cifra che manca dal contributo che l’Atm dovrebbe assicurare al piano di riequilibrio, in soli tre anni”, spiega, concludendo con un tranciante “i risultati di questi cinque anni sono disastrosi”.

Massaro torna sui temi sindacali (“non abbiamo mai fatto campagna per nessuno, solo lotte”, spiega), e poi si scaglia contro il bersaglio della mattina, Giovanni Foti (“direttore generale che non è stato sottoposto ad un concorso pubblico, non parla coi lavoratori se non con  comunicati stampa e non ama il contraddittorio”, continua), spiegando che “non deve permettersi di comportarsi così coi lavoratori. Questa è l’aria che si respira in azienda, e l’assordante silenzio dei lavoratori è paura, non segno che l’azienda va bene. Un lavoratore – conclude – è stato retrocesso di parametro da una commissione di disciplina i cui componenti, secondo la Regione, non risultano nominati da alcun decreto”.

“Ricevo telefonate dai lavoratori dell’Atm – racconta Angela Rizzo di Cittadinanzattiva – per comportamento discriminatorio nei confronti di alcuni iscritti ad alcuni sindacati: intendiamoci, noi non difendiamo i fannulloni, ma sono quelli che sono stati promossi e premiati”.

Daniele D’Orazio, legale dell’Orsa: “Mai vista un’azienda con un bagaglio di contenzioso così elevato. In presenza di giudizi sistematicamente perduti, non ho trovato alcuna volontà transattiva, ma una volontà di posticipare nel tempo il problema”. E sulle sanzioni disciplinari spiega che i “lavoratori che hanno vinto giudizi e non hanno rinunciato alle somme sono stati oggetti di più provvedimenti disciplinari, che attengono profili che attengono la messa in sicurezza dei lavoratori e dell’utenza”. Filippo Alessi è invece avvocato della Faisa: “Nella commissione disciplinare ci sono soggetti estranei all’azienda, questo inquieta e crea un clima di terrore”.

E i progressi, difficilmente negabili, che l’azienda ha compito nel quinquennio? “Adesso dalla Regione arrivano i soldi che prima non arrivavano, e i finanziamenti risalgono alle precedenti amministrazioni”, taglia corto (un po’ troppo) Mariano Massaro.

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