Per la celebre rubrica di Lettera Emme “Le 5 cose che”, oggi si parla (ma soprattutto si legge) di radio. A scanso di equivoci, misunderstanding, rancori e conflitti di interesse, chiarisco subito in premessa che non leggerete delle 5 radio che oggi, anno di grazia 2018, meritano di essere ascoltate. Bensì una operazione a metà tra storico e nostalgico (più il secondo temo, ahimè): quali sono state le 5 radio che dal 1976, anno di nascita della radiofonia privata in Italia, hanno lasciato una impronta ancora viva nell’etere messinese ed un buon ricordo nei loro ascoltatori? L’elenco che ne segue tiene conto della mia modesta esperienza in questo campo (essendone un contemporaneo quando i fatti si svolgevano), ha una classificazione redatta seguendo la regola del “secondo me” e non ha assolutamente valenza di merito, ma esclusivamente di affetto. Vabbè, ho mentito: merito ne hanno e merito ce n’era anche parecchio: quelle radio furono il termometro di una città culturalmente molto vivace e la loro storia si intreccia parecchio con la storia di Messina. E molti dei suoi protagonisti sono oggi giornalisti e uomini di spettacolo affermati in città e nel Paese.  C’è ancora questa vivacità? Mi fermo, non voglio sembrarvi l’umarell (come dicono a Bologna) che sacramenta davanti i cantieri.

 

Radio Onda

 

I primi suoni li diffonde dai Colli San Rizzo, ma per appena due settimane: nata originariamente in un casolare di Capo Vaticano, dopo il dissequestro ordinato da un pretore (la sentenza della Corte Costituzionale del 1976 segna la data di nascita delle radio italiane fino a quel momento illegali), Radio Onda si trasferisce a Faro Superiore, in una villa che fu non soltanto studio radiofonico, ma una sorta di comune. Nessun messinese nello staff, tutti “stranieri”, appena in cinque e quasi tutti romani, con Tropea come denominatore comune: Gong (nessuno lo ha mai chiamato Carlo), Stefano Zito, Ottavio Romano detto Tato, Giudy Toscano, l’unica donna del gruppo e la sola con una qualche radice in città. Ed io. Non c’era un palinsesto, le trasmissioni le apriva il primo che si svegliava (mai prima delle 10) e restava in studio fin che gli andava. Tra un dj e l’altro andava in onda un brano divenuto un vero successo in città, scelto non perché era sembrato chi sa che, ma perché girava per quasi 8 minuti: perfetto per dare tempo al dj successivo di prepararsi. Radio Onda durò con la formazione originaria quanto le foglie d’autunno, lasciò quella sede all’inizio dell’inverno 1977 per poi diventare Radio Luna, il primo circuito a darsi una struttura nazionale (ogni sede riceveva le “cassettine” e bisognava premere il play tutti insieme ad un orario concordato), la radio che di notte diffondeva la voce e i racconti di Cicciolina Ilona Staller. Lasciate che citi due episodi, testimonianza dello spirito di quegli anni: Giovanni La Scala, titolare del bar omonimo, che bussò alla porta con un vassoio di granite perché chi conduceva aveva lamentato in diretta il frigo vuoto e che non c’era nulla per colazione. E la visita di un ascoltatore (non posso dire il nome, è un affermato professionista adesso), che venne a trovarci entrando in villa in sella al suo cavallo bianco. Ok, erano anni “acidi”, ma quel cavallo era vero.

 

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