MESSINA. Costituire una nuova società completamente “in house”, poi affidarle la gestione dei servizi ambientali, trasferire quasi 600 lavoratori da Ato3 e Messinambiente, il tutto vincendo la riottosità del consiglio comunale e le perplessità di molti dei suoi singoli elementi.

Arriva in aula, e non ci avrebbe scommesso nessuno dati gli sviluppi degli ultimi giorni, la MessinaServizi Bene Comune, società che l’amministrazione guidata da Renato Accorinti ha deciso che prenderà il posto della moribonda Messinambiente, il cui cadavere potrebbe essere seppellito il 22 febbraio, data in cui si discuterà l’udienza del suo fallimento.

Con un “colpo di mano”, il presidente del consiglio comunale Emilia Barrile è riuscita ad inserirla, in extremis, prima della giornata campale di mercoledi, quella della sfiducia, in cui un voto positivo manderebbe a casa sindaco, giunta e consiglio comunale. La preoccupazione di paralizzare un settore essenziale, quello dei rifiuti, e il futuro lavorativo di seicento famiglie, insieme alla pressione dei lavoratori di Messinambiente, la cui rabbia montante era a tanto così dall’esplodere, ha avuto la meglio sulle posizioni di chi, come l’ex vicepresidente vicario del consiglio Nino Interdonato, aveva annunciato che non avrebbe partecipato a nessun lavoro in aula che non fosse la discussione e il voto sulla sfiducia.

E d’altra parte, il percorso della MessinaServizi Bene Comune è stato accidentato sin dall’inizio: tralasciando i tentativi di riprendere per i capelli Messinambiente e la “super Amam“, entrambe miseramente naufragate, anche la nuova società ha dovuto affrontare una nascita travagliata. Prima dell’approvazione in giunta poco dopo metà dicembre, infatti,  erano state necessarie tre delibere, due delle quali bocciate dai revisori dei conti, ragione per la quale si è deciso di “spacchettare” il progetto originario e proporlo in due delibere. Oggi l’aula voterà (o boccerà) la costituzione della nuova società, rimandando ad altra seduta l’affidamento alla stessa società del servizio di raccolta, spazzamento, cimiteri e verde.

Come si articolerà la MessinaServizi Bene Comune? Sarà una società per azioni ad intera partecipazione pubblica, possederà un capitale sociale di centomila euro diviso in mille azioni da cento euro ciascuna. Azioni che, recita la delibera, in nessun caso potranno essere cedute a privati. E’ la condicio sine qua non voluta dall’assessore all’Ambiente Daniele Ialacqua (e uno dei  maggiori motivi di frizione con Luca Eller, dimissionario assessore al Bilancio), così il servizio sarà interamente gestito “in house”.

Il personale sarà quello di Messinambiente ed Ato, come previsto dal piano Aro e dalla Srr regionale, mentre per i mezzi si profila all’orizzonte qualche problema. L’ipotesi di “comodato d’uso” da parte di Messinambiente non sembra essere la migliore soluzione, perchè rappresentano uno dei pochi asset positivi della liquidazione, e rientrerebbero nella massa attiva da liquidare per soddisfare i creditori in caso, probabile, di fallimento.  Una strada percorribile potrebbe essere l’acquisto di nuovi mezzi, ma con centomila euro di capitale non si va lontano, anche se la MessinaServizi Bene Comune nascerebbe “sana”, bancabile e non gravata da debiti. Questo per evitare il costante ricorso a noleggio da aziende esterne al quale Messinambiente ha fatto troppo spesso ricorso, coi risultati che sono noti.

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