MESSINA. Possono bastare vent’anni per costruire una chiesa di un culto che non sia quello cattolico? Come si fa capire ad un americano dello Utah che per una concessione edilizia possono passare diciotto anni? E’ quello che i rappresentanti messinesi della Chiesa di Gesù Cristo e dei santi degli ultimi giorni hanno tentato per anni di spiegare ai capi mormoni, italiani e americani, senza che questi si sentissero al centro di una candid camera.

Per avere tutte le autorizzazioni necessarie per costruire la “casa di riunione” in cui officiare il culto domenicale, i mormoni messinesi ci hanno messo quasi due decenni. Da quando, era il marzo del 1998, all’urbanistica del Comune di Messina è stato depositato il primo progetto, redatto dall’ingegnere modenese Giovanni Martinelli, di concessione edilizia per un edificio di culto in via Mirulla, a Pistunina, chiesto dall’ente patrimoniale Chiesa di Gesù Cristo e dei santi degli ultimi giorni, i mormoni italiani.

Dal 1998, l’ultimo atto amministrativo, la presa d’atto della procedura di pubblicazione, è arrivata a maggio del 2016, trasmessa alla Regione e ancora in attesa di risposta. Nel frattempo, i seguaci del culto nato nello stato dello Utah, in Usa, celebrano i loro riti in due appartamenti affittati in via Bonino.

Come mai questi tempi…biblici? La zona in cui è prevista la chiesa è di particolare pregio architettonico, o sottoposta a specifici vincoli paesaggistici, o gravata da problemi idrogeologici? Niente di tutto questo. Via Mirulla, Pistunina, cuore periferico del secondo quartiere, ad un tiro di schioppo dalla statale 114. E quindi? A cosa è dovuto il ritardo? “Ai normali tempi burocratici”, hanno dovuto spiegare i vertici dei mormoni messinesi prima alla sede amministrativa italiana, che ha sede a Milano (la chiesa è anche un ente patrimoniale, oltre ad essere un culto), e poi ai “capi” di Salt Lake city, nello Utah, dove ha sede il vertice dell’organizzazione religiosa.

Dopo il deposito del progetto, nel 1998, i passaggi sono stati quelli “canonici”: in attesa dell’approvazione della variante al piano regolatore, avvenuta nel 2002, il progetto è stato messo in naftalina, e riproposto dai mormoni nel 2003. La rispondenza alle norme dell’epoca era pressochè perfetta: dentro l’ambito di risanamento di S. Lucia, ma fuori dalle aree a rischio idrogeologico, 1855 metri cubi da edificare su 4150 metri quadrati, parcheggi previsti, distanze da luoghi sensibili rispettate, pareri e autorizzazioni tutte acquisite. Nonostante questo, la commissione edilizia del comune di Messina esprime parere contrario per…motivi estetici. In via Mirulla, ambito di risanamento S. Lucia. E infatti, qualche mese dopo, esaminati gli elaborati, il parere diventa favorevole. E poi?

Superato il fattore estetico, nasce il problema della destinazione: in un’area desolata e in stato di abbandono e degrado, la previsione del prg è di strutture socio-sanitarie. Che nessuno aveva intenzione di costruire, come spiega il dipartimento al Risanamento. Via libera? No. Perchè il consiglio comunale, nel 2004, respinge la proposta di delibera che conteneva il progetto. Spazientiti, gli americani rischiano di far saltare tutto. Perché oltre che un ente religioso, la “church of Jesus Christ of latter-day saints”, questa la dicitura originale, è anche un ente patrimoniale. che non ha alcun problema di fondi ma che, per finanziare le opere di culto, richiede determinati parametri che Messina non sembrava, a giudicare dalle pastoie burocratiche, in grado di garantire.

Avanti veloce al 2007, quando il consiglio comunale ci ripensa e approva. Dalla presentazione del progetto sono passati nove anni. Tutto a posto? Nemmeno per idea. Della “casa di riunione” non se ne sa più nulla fino al 2013, quando trascorsi i venti giorni dal “deposito” del progetto, e dalla pubblicità con manifesti murali di legge, nessuno trova alcunchè da ridire. Nemmeno a Palermo, dove il progetto viene dichiarato non assoggettato alla variante ambientale strategica, e si scopre che “non produce potenziali impatti negativi”. E’ il 2014. Tocca al dipartimento Edilizia privata. Che approva, previo parere della commissione urbanistica comunale, e di un nuovo passaggio in consiglio comunale per l’approvazione dello schema planivolumetrico.

Prima, però, il progetto va valutato dalla commissione consiliare. Che rileva la mancanza del parere del dipartimento viabilità. Che risponde “nessun problema”, più o meno. Rincuorati, i consiglieri esitano il provvedimento, e lo portano in aula. E’ il 2016. L’aula prende e dà atto una dozzina di volte, quindi approva. A maggio del 2016, dopo diciotto anni, si può dare il via libera al progetto.

Diciotto anni.

 

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claudio
claudio
29 Aprile 2017 17:56

Quella chiesa non paga mai le mazzette. Sarà un caso?