MESSINA. “Noi siamo stati contro il Piano di Riequilibrio di Renato Accorinti e saremo contro quello di Cateno De Luca. Riteniamo, infatti, che la città non possa sopportare il carico di austerità che il rientro da una massa debitoria di tale portata comporterebbe”. È il punto di partenza dal quale prende vita l'”assemblea pubblica sul piano di riequilibrio“, uno degli animatori della quale è l’ex consigliere comunale di Cambiamo Messina dal basso Gino Sturniolo, dimessosi dal consiglio e poi diventato. insieme alla collega Nina Lo Presti, uno dei più critici commentatori contro l’amministrazione Accorinti proprio per il piano di riequilibrio.

“Al più tardi il 21 novembre – si legge nella descrizione dell’iniziativa – il Consiglio Comunale di Messina dovrà approvare il nuovo Piano di Riequilibrio Pluriennale. Si tratta dell’ennesima riformulazione a fronte dell’ennesimo fallimento di quella precedente. In questo momento la somma totale cui i cittadini messinesi dovranno fare fronte ammonta a poco più di 500 milioni di euro, ma la cifra finale potrebbe avvicinarsi ai 600 se il piano concordatario con l’Agenzia delle Entrate e l’Inps relativo ai debiti di Messinambiente non dovesse, come sembra, andare in porto. Il nuovo Piano di Riequilibrio seguirà le direttive formulate nel cosiddetto documento “Salva-Messina”, un documento che partiva da una impostazione fortemente liberista, basato su tagli e licenziamenti, e che si è via via trasformato in un documento molto più edulcorato, all’interno del quale sono stati mitigati gli intenti privatizzatori e i tagli occupazionali. De Luca, insomma, è partito Tatcheriano ed è arrivato democristiano”.

“Noi siamo stati contro il Piano di Riequilibrio di Accorinti e saremo contro quello di De Luca. Riteniamo, infatti, che la città non possa sopportare il carico di austerità che il rientro da una massa debitoria di tale portata comporterebbe. Riteniamo che il combinato dei tagli ai trasferimenti, della modifica del sistema di contribuzione ai servizi pubblici e di una classe dirigente incapace e corrotta abbia condotto la nostra città (così come tante altre, soprattutto al Sud) in una condizione di non ritorno dalla quale non è possibile uscire né con misure ordinarie, né con l’agonia di piani di rientro che non mettono in discussione il debito accumulato e i responsabili delle macerie che ci circondano”.

“Non abbiamo alcuna fiducia nella tecnica che si fa politica. Ne vediamo le conseguenze ogni giorno e ne stiamo verificando il fallimento nel balletto delle cifre che i tanti amministratori/tecnici in campo non mancano di elargirci ogni giorno. Abbiamo capito, perché lo abbiamo studiato, che tutto questo non può funzionare e che ci vuole una soluzione di continuità e un nuovo protagonismo sociale”.

“Non ci spaventa il dissesto. Sappiamo bene che non è una scelta, ma una condizione. Sappiamo bene che quando vai oltre una certa soglia non ce la fai più a tornare indietro. E noi riteniamo che quella soglia sia stata superata. Sappiamo bene che il dissesto è a sua volta una misura dell’austerità, così come il Piano di Riequilibrio, ma preferiamo condurre la nostra battaglia in quel contesto. Non riteniamo che il dissesto rappresenti il fallimento di una città. I suoi abitanti continuano a vivere, produrre, sognare. Il dissesto è il fallimento della classe dirigente di una città. E’ questa la ragione per cui amministratori, politici, dirigenti e creditori lo temono tanto. Invitiamo tutti ad una riflessione collettiva e ci prepariamo a mobilitarci per una Messina contro l’austerità”.

L’assemblea è prevista mercoledì 7 novembre 2018 dalle ore 18:30 alle 21:30 presso l’associazione Cameris, via Chiesa Vecchia a Camaro

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