MESSINA. Da una paio di mesi a questa parte, per chi ha un occhio attento, passeggiando per la città della Falce, di giorno o di notte, è facilissimo incappare in dei versi scritti qua e là, tra angoli nascosti, superfici improbabili, e luoghi panoramici, con una calligrafia ben precisa e riconoscibile. La firma è quella di Cigam, poeta metropolitano, di cui non si conosce né l’identità né il volto, ma le sue lettere dai tratti geometrici e i suoi pensieri scritti precedono, ormai, la sua fama.

Di lui si sa che, probabilmente, è l’ultimo dei romantici, e che le sue parole e riflessioni a volte ironiche, altre iconiche, spesso cariche di emotività, tra malinconia, rassegnazione e sentimentalismo, riescono a strappare un sorriso a chi le legge anche nelle giornate peggiori. Vuole restare anonimo, e i motivi possono essere facilmente intuibili, ma ha scatenato, involontariamente, una vera e propria caccia al tesoro per la città, alla ricerca delle sue scritte da fotografare. A quanto pare la notte è il momento in cui, con cappuccio in testa, entra preferibilmente in azione, e come da tradizione vuole per i più grandi writers, che si muovono nell’anonimato nel mondo, da Bansky a Blu, nessuno ancora l’ha beccato davanti al fatto compiuto.

Se da tempo, fortunatamente, la street art a Messina è stata sdoganata, anche con incarichi ufficiali volti a migliorare e ravvivare l’estetica della città dello Stretto, nella maggior parte dei casi, ancora, non solo, le scritte sui muri restano e vengono inquadrate come degli sterili atti vandalici, dato che spesso non hanno né un estetica accattivante né un contenuto intelligente, ma la poesia a cielo aperto era impossibile da incontrare, prima dell’ arrivo di Cigam, tra le vie cittadine, tranne che per iniziative mirate a tempo limitato, al contrario di quanto accade, comunemente, in tante altre realtà italiane o estere. I suoi fogli preferiti su cui scrivere sono quasi sempre vicino al mare, in luoghi dimenticati e decadenti, come vecchi stabilimenti, sulle colonnine dell’elettricità posizionate vista Stretto o in snodi di passaggio, negli ascensori di strutture pubbliche, ed ancora in tanti altri posti, dislocati per le strade della città, dai cartelli, ai muri, ai cestini dell’indifferenziata, che risultano essere scenari un po’ insoliti per dei versi poetici.

Scrive d’amore, di sentimenti e di vita comune, citando e omaggiando spesso dei grandi must della quotidianità messinese e siciliana, dai nostri venti, ai famosissimi panini al burro del panificio Arena, protagonisti indiscussi, per intere generazioni, nelle giornate di mare al Pilone, al gin tonic del Baretto, passando dallo “sciabbacheddu” fritto, fino a citare la caponata e le melanzane fritte della mamma. Il contenuto e il significato dei suoi versi, spesso semplice e didascalico, ha un respiro universale e arriva forte e chiaro a chi li incontra. Parole mirate, leggere ma profonde, talvolta taglienti, dal forte potere e impatto evocativo, che scassinano il cassetto dei ricordi e fanno centro, nel cuore, e nell’immaginario di chiunque le legga. È come specchiarsi e riconoscersi in tanti piccoli fermo immagine dell’anima sparsi, silenziosamente e timidamente, in giro per la città. Dei misteriosi bigliettini della fortuna in cui imbattersi casualmente, con stupore, quando meno ce lo si aspetta, come se fossero dei guizzi, improvvisi, sussurrati per tutte quelle domande a cui non si sa dare una risposta. 

Chi è Cigam? 

Cigam ha un legame viscerale con la sua terra e con la cucina di mamma, come si evince da molte sue scritte. È un persona leggera e a volte un po’ irrazionale, come i venti di cui parla spesso. Cigam non ha un nome e un cognome, può essere chiunque, è questo il bello, è questa la vera magia. Cigam non ha un volto. Siamo un po’ tutti Cigam.

Come nasce l’idea di lasciare in giro per tutta la città dei versi così poetici, ironici ed iconici? C’ è un messaggio o un destinatario ben preciso dietro questi attacchi d’arte?

“Inizia tutto dalla fine di un rapporto impossibile, nella convinzione che se non posso, materialmente, far parte della sua vita, cercherò di essere presente con leggerezza, nei posti in cui l’avrei voluta portare. E anche se ci andrà non con me, mi leggerà ed io sarò là con lei. Ma nella vita tutto si supera e così è stato, ho lasciato andare. Poco dopo la fine di questo rapporto, ho scoperto di avere un deficit della visione periferica. Non vedo più i contorni, ma solo quello che ho davanti a me. Ho interpretato il tutto come la necessità, per i miei occhi, di voler guardare solo avanti e così ho fatto.

Oggi scrivo per strappare un sorriso a chi come me vagabonda per la città alla ricerca di un riparo ed una cura. Scrivo quello di cui vivo, Amore. Quel legame che mi ha strappato la pelle e quell’Amore che mi ha fatto rinascere e credere. Non c’è niente di costruito in quello che scrivo. Non parlo molto delle mie emozioni con la persona che amo e forse questo è uno dei modi che conosco per dimostrare amore a chi si è spinto oltre la faccia nascosta della mia luna ed ha rimesso insieme i pezzi che sembravano rotti”.

Tra tutte le scritte comparse fino ad ora, qual è quella a cui sei più legato?

“La mia prima scritta è stata “Baciandoti torno a casa” e ha un po’ segnato l’inizio di tutto. Si rifà ad una sensazione che ho provato e che non capita molto spesso. Sai quando dopo un lungo viaggio, ritorni tra quelle quattro mura e con un sospiro di sollievo dici “finalmente sono a casa”? Ecco”. 

La tua libertà espressiva ricorda molto l’iniziativa del “Movimento Emancipazione Poesia”, che tappezza di poesie i muri della Capitale e di tante altre città. Finalmente anche a Messina, quindi, si sta creando una scena artistica sotto questo punto di vista, che cerca di affermarsi, oltre le convenzioni, stando al passo con le realtà del resto del mondo?

“Viaggio spesso e quello che amo fare quando arrivo in un posto nuovo è perdermi tra i vicoli. Mi capita di trovare scritte abbandonate sui muri, dal Poeta della Serra, Poi vorrei, Movimento Emancipazione Poesia. A Messina ci sono molte realtà che si stanno facendo spazio, non con poche difficoltà, a volte per la diffidenza di chi è del mestiere e a volte per la poca collaborazione tra i diversi movimenti. Le persone che ci credono sono numerose, vanno sostenute. La strada è lunga, ma non credo sia una vetta irraggiungibile”.

Qual è la colonna sonora di Cigam?

“La colonna sonora di Cigam non è una canzone, ma sicuramente il suono più bello del mondo che solo se tieni gli occhi chiusi puoi sentire ed apprezzare. Le onde del mare che siano trasportate dal maestrale, dallo scirocco o dal mio amato grecale. Difatti quasi tutte le mie scritte sono vista mare, proprio perché in quel blu io ho trovato supporto. Quel blu che, qualsiasi sia il vento che tira, continua a muoversi e non lo fermi mai”.

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