MESSINA. “A chi giova il clima di guerriglia in Atm?” Incomincia così un commento del presidente dell’Azienda trasporti di Messina, Pippo Campagna, sul rapporto che, sin dalla sua nomina, si è insediato fra lui e i sindacati. In particolare, oggetto di quest’ultima nota, è la contestazione di alcuni sindacati (e soprattutto di un sindacalista di cui non riferisce il nome o l’appartenenza) sulla quantità di note disciplinari che l’Azienda, in questi ultimi mesi, ha rivolto ai propri dipendenti: da un lato i sindacati che ritengono siano troppe e distribuite “a pioggia”, dall’altro il cda di Atm che giustifica le proprie scelte.

Di seguito la nota integrale:

 

Più volte nel corso del mio mandato da Presidente, prima della vecchia Azienda, oggi in Liquidazione, ed oggi di ATM SpA, mi sono chiesto a chi concretamente giovasse il continuo clima di contrapposizione tra l’azienda ed i sindacati (non i lavoratori).

Ciò, sia avuto riguardo alla fase che ha portato al superamento della vecchia struttura, sia con riferimento all’avvio della nuova società e della nuova fase del Trasporto Pubblico Locale a Messina. 

E’ ormai chiaro a tutti che si è deciso di chiudere un’azienda pubblica disastrata e piena di debiti, che oggi si sta accompagnando alla liquidazione definitiva e di sostituirla con una nuova società efficiente e competitiva, che valorizzi le risorse umane e finanziarie, in un nuovo quadro di regole chiare e di risultati concreti.

Mi auguravo che, con la definizione anche dei rapporti con la vecchia azienda ed il passaggio nel modo più fisiologico possibile del personale alla nuova società, si sopissero gli sterili e spesso speciosi conflitti, alimentati il più delle volte senza alcun reale fondamento. 

Ma, ciò che mi ha spinto ad intervenire oggi è l’amarezza che ha suscitato in me la lettura della nota del 03.02.2021 inviata dai sindacati e, da ultimo, l’intervento di un sindacalista, per la verità isolato, che contrastava con quello che sembrava il tentativo di una nuova ripartenza. 

Nella nota citata vengono rivolte all’azienda e quindi all’operato del CdA che presiedo, espressioni che francamente, a mio avviso, devono far riflettere tutti, in primo luogo proprio riguardo al lessico ed alle espressioni usate dalle sigle sindacali. 

Il lessico non è mai ingenuo, perché attraverso l’uso delle parole generalmente, ed in questo caso in particolare, si vuole raggiungere l’obiettivo di suggestionare il lettore o, peggio ancora, di generare timore. Ma il lessico diventa anche un tentativo per squalificare l’operato di qualcuno, di renderlo persino risibile.

Ed ecco che utilizzare l’espressione “si continua ad assistere alla mattanza delle contestazioni disciplinari distribuite a pioggia che ha oltrepassato i limiti del tollerabile per assumere i canoni del ridicolo”, appare oltre che grave nel contenuto, anche lesiva dell’onore e della dignità di chi esercita un ruolo o presta la propria attività lavorativa con diligenza e rispetto delle norme di legge e di contratto.

Paragonare la contestazione di un addebito disciplinare ad una “mattanza” termine notoriamente riferito all’uccisione violenta dei tonni, in modo molto cruento e con spargimento di sangue, è a mio parere molto grave e non fa onore a chi lo scrive, perché evoca violenza. Altrettanto, scrivere di distribuzione a pioggia delle contestazioni disciplinari che non si ritiene tollerabile ed assume il canone del ridicolo, significa svilire lo stesso sistema di regole disciplinari previsto dalla legge e dal ccnl di categoria.

Ma, ancora, anche l’uso dell’espressione “macchietta”, rivela una sorta di disprezzo per la legge e per le regole precostituite, mentre, per altro verso, può costituire una sottintesa incitazione a non rispettare i doveri e gli obblighi connessi al rapporto di lavoro, al contratto ed alla legge, perché tanto si tratta di un quadro di regole definibile una “macchietta”. Ciò non fa onore certamente al ruolo del sindacato che dovrebbe in primo luogo battersi per il rispetto delle   regole a prescindere ed a 360°. Così come definire “cecchino” l’autore di una segnalazione di violazione di obblighi o di mancanze disciplinari, oltre ad evocare sempre violenza, stante che il termine cecchino è riferito a chi ha il compito di sparare per uccidere un nemico, non è rispettoso del lavoro altrui, perché mira a screditarne l’operato nei confronti dei colleghi. 

Se a tutto ciò, aggiungiamo poi i continui attacchi anche alla mia persona, definendo i miei comportamenti come muscolari ed autoritari, il triste quadro si completa. 

Ma, se poi il quadro delineato viene confrontato con i fatti reali, ovvero se si approfondiscono gli argomenti e si scopre che di tutte le contestazioni disciplinari ad oggi effettuate nessuna è stata impugnata davanti ad un Giudice, se si verifica che tutte le azioni giudiziarie proposte nei confronti dell’azienda in via d’urgenza ex art. 700 (circa una decina in poco più di sei mesi di attività) sono state praticamente tutte rigettate dal Tribunale del Lavoro anche con la condanna alle spese dei lavoratori, diventa ancora più incomprensibile la ricerca delle ragioni per cui qualcuno fomenta sempre e soltanto lo scontro con l’azienda.

Sarebbe davvero una dimostrazione di serietà e di attaccamento all’azienda ed alla città, se si riuscisse realmente a mettere da parte la posizione della contrapposizione a prescindere, per assumere, nel pieno rispetto dei ruoli e delle funzioni svolte, un atteggiamento di confronto costruttivo cui l’azienda non si è mai sottratta e certamente non inizierà a farlo adesso.

L’azienda sta profondendo uno sforzo enorme per cambiare il volto del trasporto pubblico nella città, creando prospettive di lavoro per centinaia di messinesi, giovani e non, sta investendo cospicue risorse per implementare il parco automezzi e, di fronte a questi fatti concreti e reali, tutte le forze sociali avrebbero il dovere di partecipare a questo progetto e di concorrere con il loro ruolo fondamentale al cambiamento.

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