MESSINA. Il Tar di Catania ha rigettato il ricorso presentato dall’Unione nazionale consumatori in merito allo schema di contratto di servizio della Messina Social City, dando ragione al Comune di Messina e all’azienda speciale, difesi dai legali Arturo Merlo e Raffaele Tommasini. La “battaglia legale” era iniziata lo scorso febbraio, quando il Comitato Locale dell’associazione puntò il dito contro presunte illegittimità in seno alla delibera n.70 approvata in consiglio, e in particolare contro l’affidamento dei servizi, appaltati fino al 28 febbraio alle cooperative e passati dal 1 marzo alla gestione diretta da parte dall’agenzia.

Nello specifico, il Tar di Catania, che già si era espresso lo scorso aprile, rigettando il ricorso, ha ritenuto non fondati i rilievi relativi alla “assoluta genericità e mancanza degli elementi di un contratto di servizio”, dato che l’atto, con la funzione di disciplinare i rapporti tra ente locale e azienda speciale, non doveva essere soggetto “ad una valutazione in termini di determinatezza/indeterminatezza del suo contenuto rispetto all’oggetto dei servizi che l’Azienda speciale dovrà erogare ai cittadini utenti”.

Nessuna illegittimità riscontata anche per ciò che concerne la mancanza della Carta dei servizi: secondo il Tar si tratta di uno strumento “che non può essere forgiato prima della presa in carico, da parte dell’Azienda Speciale, dei singoli servizi, e del superamento di un periodo minimo di monitoraggio per riscontrare le criticità di ciascuno cui essa debba ovviare». Nessun obbligo, quindi, per il Comune, dato che ad adottare la Carta dei Servizi deve essere il soggetto gestore.

Negli ultimi mesi la questione è stata molto discussa in Aula, generando un piccolo caso dopo la modifica al contratto di servizio, all’insaputa degli stessi consiglieri, fatta proprio in funzione del ricorso, come ammesso dalla dirigente ai servizi sociali Loredana Carrara.

“La sentenza del TAR di Catania conferma quello che abbiamo sempre detto: con la creazione dell’Agenzia Messina Social City sono stati tutelati lavoratori e utenti dei servizi sociali”, commentano Clara Crocè e Gianluca Gangemi della Fiadel in merito alla decisione del Tar etneo, che ha condannato inoltre l’Unione Nazionale Consumatori a rifondere le spese (1.652,50 euro più le accessorie) da liquidare a Palazzo Zanca.

“Siamo felici per gli operatori e per i cittadini che loro assistono, ovviamente -aggiungono i due dirigenti sindacali- ma resta l’amarezza per le accuse ingiuste (spesso ai limiti della querela) che per quasi un anno ci sono state rivolte dai tanti detrattori e da tutti coloro che dall’agosto 2018 ci hanno rimproverato di appoggiare la Giunta De Luca invece di tutelare gli addetti dei servizi sociali. La sentenza della magistratura mette la parola fine a una querelle priva di senso e di sostanza. Adesso andiamo avanti, forti del sostegno dei lavoratori iscritti alla Fiadel, non a caso sempre più numerosi, e consapevoli di avere lottato contro tutto e contro tutti nel loro esclusivo interesse».

 

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