MESSINA. Oltre 900mila metri quadri di proprietà private sono stati colpiti dalle fiamme degli incendi di fine luglio nel territorio della città di Messina. A dichiararlo sono i dati del Comune di Messina che sono stati pubblicati sul portale opendata successivamente alla raccolta dei moduli attraverso i quali i cittadini hanno potuto segnalare i danni subiti durante le tre giornate in cui sono andati persi oltre 4500 ettari di boschi e macchia mediterranea nella provincia Peloritana.

L’ammontare dei danni? Non è stato fornito un costo specifico ma sono presenti tre dataset che contengono  i beni che sono stati persi dai cittadini, il costo degli interventi messi in atto da Amam e Comune e i numeri dell’evacuazione. I beni che sono stati danneggiati dalle fiamme sono 1314 e vanno dall’arredamento del giardino alla vegetazione nei terreni. Le piante danneggiate sono 1255 che erano presenti in 132 terreni e in 27 giardini.  I danni maggiori si contano tra gli olivi: precisamente 1090, di cui otto secolari. Perse anche trenta viti, cinquantotto alberi da frutto, quindici abeti, tre querce, sei pini marittimi e sette palme. I veicoli danneggiati sono in totale ventisei, di cui tre trattori e dieci motoveicoli.

Le abitazioni che hanno riportato danni? In base ai moduli dei cittadini ne risultano trentuno. La maggior parte posizionate tra Curcuari, Tono e le Masse. Solo un’abitazione è della zona Sud, precisamente a Pezzolo.  Nonostante le dichiarazioni dei cittadini, secondo Palazzo Zanca solamente venti abitazioni sono state dichiarate come “danneggiate” e altre  sette  sono state dichiarate “inagibili”. Esisterebbe, dunque, una differenza di quattro case che risultano essere state non colpite. Sempre secondo il Comune, nella giornata del 24 luglio sono state evacuate temporaneamente 2000 persone che sono potute rientrare nelle loro abitazioni.

Per quanto riguarda gli interventi di ripristino delle infrastrutture fondamentali se ne contano dieci con una spesa di un milione e duecento mila euro. Nello specifico, l’Amam ha speso 25 mila euro per il ripristino del depuratore mediante la sostituzione delle linee elettriche, altri 25 mila euro per il noleggio di un gruppo elettrogeno per l’alimentazione del pozzo di Timpazzi, 12500 euro  per il ripristino della condotta idrica e 2500 euro per l’assistenza alla popolazione. Il comune di Messina, invece, ha speso 850 mila euro per il ripristino del corredo stradale e altri 360 mila euro per il ripristino della pubblica illuminazione.

 

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