MESSINA. «Certamente. Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina mira a creare un collegamento fisso tra la Sicilia e la Calabria attraverso un ponte sospeso, che sarà uno dei più grandi al mondo. L’obiettivo principale è facilitare e migliorare il trasporto tra le due regioni, e non solo, stimolare lo sviluppo economico e sociale, nonché ridurre i tempi di viaggio e i costi associati al trasporto di merci e persone. Però anche le opere compensative sono un aspetto fondamentale del progetto. Quando si costruisce un’infrastruttura di questa portata, è essenziale considerare e mitigare gli impatti ambientali, sociali ed economici che potrebbero verificarsi. Le opere compensative sono progetti paralleli che vengono realizzati per compensare o mitigare questi impatti». Così il consigliere della VI Municipalità di Messina, Massimo Costanzo, interviene dopo l’articolo di LetteraEmme su cosa accadrà ai laghi di Ganzirri e alla riserva naturale di Capo Peloro con la realizzazione del Ponte sullo Stretto (qui il link).

«Le opere compensative previste per questo progetto sono varie e diverse. Dalle tavole pubblicate sul sito del MIT l’area prospicente la torre alta 400 Mt (versante Messina – Torre Faro) sono previsti: piste ciclabili, viali alberati, parchi e campi da gioco e ancora interventi per la protezione ambientale, ripascimento delle coste, etc. – spiega – Inoltre, ci sono progetti per migliorare le infrastrutture esistenti, come strade, ferrovie e porti, al fine di gestire il flusso di traffico generato dal ponte. Anche la metro Mare con partenza da Torre Faro direzione Messina Città è tra le opere previste».

«Le opere compensative sono cruciali. Dovrebbero aiutare a ridurre gli impatti negativi del progetto, ma possono anche generare benefici tangibili per le comunità coinvolte ovvero Ganzirri e Torre Faro. Un approccio totale che tiene conto non solo della costruzione del ponte, ma anche delle esigenze e delle preoccupazioni delle persone e dell’ambiente circostante, è essenziale per garantire il successo a lungo termine del progetto – sostiene – Fatte le dovute premesse personalmente il rendering del progetto mi affascina molto ma mi preoccupa tutto il resto. Una questione che non ho mai compreso è la seguente: perché, nonostante il D.L. n° 179 del 18/10/12 art. 34 decies comma 6 (Gazzetta del 2012) che recita: “La società Stretto di Messina S.p.A. può essere autorizzata, previa approvazione dei progetti definitivi da parte del CIPE e di intesa con le regioni interessate, ad eseguire lavori infrastrutturali funzionali all’esigenza dell’attuale domanda di trasporto anche in caso di mancata realizzazione del Ponte, ricompresi nel progetto definitivo generale, a carico del bilancio dello Stato nei limiti delle risorse che saranno individuate con successivi provvedimenti”. Perché questi interventi non sono stati mai realizzati?»

«Da quella data sono passati tredici anni e il ponte è ancora solo un plastico. Oggi il CIPE si chiama CIPESS (Comitato interministeriale) che è composto dai ministeri più rilevanti ed è per questo che lancio una proposta alla politica cittadina e Regionale: nelle varie conferenze dei servizi, siglate un patto rispetto a quanto già riportato nell’ART. 34 del decreto-legge n° 179 del 2012 – conclude – Facciamo prima le opere compensative legate al ponte, come l’anello attorno al lago per la raccolta delle acque meteoriche, la metro mare e altri interventi di viabilità, Torrente Papardo – Faro Superiore e poi parliamo di Ponte».

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