MESSINA. Sei persone deferite all’autorità giudiziaria e un’area di 1500 mq sottoposta a sequestro, oltre a un fabbricato di circa 70,00 mq e un cassone scarrabile per la raccolta di materiale ferroso. È il risultato delle indagini sul traffico illecito di rifiuti di via Don Blasco portate avanti dalla Polizia Municipale e relative alla vicenda dei rifiuti rinvenuti nell’area demaniale a valle della via Don Blasco dopo la bonifica e l’interdizione della stessa da parte della STA di Messina.
Le verifiche, si legge in una nota diffusa dal commissario Giovanni Giardina, erano state sollecitate dall’assessora all’Ambiente Dafne Musolino in seguito all’incendio che lo scorso 10 gennaio era stato appiccato in uno degli ex capannoni ricolmo di rifiuti speciali. Per spegnere il rogo, che ha sollevato una coltre di fumo grigio e denso, è stato necessario impiegare due squadre dei vigili del fuoco.
Dopo un’analisi dei resti non combusti e di quelli rinvenuti in un altro sito poco lontano, gli agenti dell’ispettore Giacomo Visalli sono riusciti a risalire ai produttori dei rifiuti. «In entrambi i casi . si legge nel comunicato – i soggetti sono risultati essere parenti di persone decedute le quali, avendo necessità di liberare l’abitazione da vendere o affittare, hanno dato incarico a persone a loro suggerite millantandosi professionisti del settore. Sentiti questi soggetti, gli stessi hanno candidamente ammesso di aver conferito i materiali presso una nota attività sita in via Don Blasco gestita da due soggetti già noti alle forze dell’ordine».
Le indagini hanno anche permesso di accertare che quest’ultima attività era dedita a ricevere, dietro lauto compenso, qualunque tipo di rifiuti senza essere in possesso di alcuna autorizzazione per poi conferirli nei cassonetti della raccolta urbana, posizionati nelle vicinanze, o abbandonandoli nelle zone limitrofe ed infine incendiarli per far posto ad altro materiale.
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