MESSINA. Un esposto alla Corte dei conti per la ripresa delle operazioni per il ponte sullo Stretto, è stato depositato il 17 maggio scorso dal gruppo parlamentare Alleanza Verdi e Sinistra. Nel documento di undici pagine si sollevano forti perplessità sula tenuta economica dell’opera e si invitano i magistrati contabili alla “verifica dell’eventuale sussistenza di responsabilità connesse alla violazione di disposizioni di legge che disciplinano la corretta gestione delle risorse pubbliche”.

Cosa lamenta il gruppo parlamentare? “Emergono forti perplessità relative all’articolo 3 che per il riavvio delle attività di programmazione e progettazione dell’opera recupera il progetto definitivo”, scrivono i parlamentari, “pur condizionandone la validità ad una relazione integrativa del progettista, attestante la rispondenza al progetto preliminare e alle eventuali prescrizioni dettate in sede di approvazione dello stesso, con particolare riferimento alla compatibilità ambientale”.

Non solo: le perplessità dei parlamentari investono anche la parte ingegneristica dell’opera. Ricordando che era stato creato dal governo di Giuseppe Conte un gruppo di lavoro che “nella relazione conclusiva del 30 aprile 2021 ha posto in evidenza rilevanti criticità della soluzione con ponte a campata unica adottato nel progetto definitivo”, il documento evidenzia come “il vincolo della sua ubicazione nel punto di minima distanza fra Sicilia e Calabria (circa 3 km), allontana l’attraversamento dai baricentri delle aree metropolitane di Messina e Reggio Calabria, comportando al tempo stesso la necessità di realizzare un ponte sospeso con una luce maggiore del 50% di quella del ponte più lungo ad oggi realizzato al mondo”.

Non manca un richiamo ai costi, lievitati in maniera impressionante. “Nel 2005 l’impresa Salini si è aggiudicata la gara per la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina con un ribasso su base d’asta di 500 milioni (3,9 miliardi su 4,4 miliardi) – scrivono i parlamentari nell’esposto – Nel 2011 il costo del progetto è lievitato a 6,3 miliardi fino ad arrivare, l’anno dopo nel 2012, a 8,5 miliardi. Il via libera alla nuova realizzazione del ponte, con il Consiglio dei Ministri del 31 marzo 2023, indicava una spesa complessiva di 10 miliardi di euro. Con riferimento ai costi per la realizzazione del Ponte sullo Stretto, l’allegato III (pag.197) del Documento di economia e finanza 2023 (Allegato 3) indica che il costo dell’opera, sulla base degli aggiornamenti svolti, risulta pari a 13,5 miliardi di euro, mentre le opere di ottimizzazione e complementari alle connessioni ferroviarie avranno un costo pari a circa 1,1 miliardi di euro e le opere di ottimizzazione e complementari alle connessioni stradali, che presentano, un minore impatto economico, saranno meglio definite e dettagliate nei prossimi contratti di programma con ANAS”, precisando peraltro che “che non esistono coperture finanziarie disponibili a legislazione vigente per la realizzazione dell’opera”.

Quindi un richiamo al rapporto tra Stretto di Messina Spa e contraente generale, Eurolink: “Ai sensi della Direttiva 2014/24/UE infatti (attuata con il codice dei contratti pubblici di cui al D. Lgs. n. 50/2016) i contratti e gli accordi quadro possono essere modificati senza una nuova procedura d’appalto nei casi ivi previsti e purchè l‘eventuale aumento di prezzo non ecceda il 50% del valore del contratto iniziale”. Eurolink che, sostengono i sottoscrittori dell’esposto, “ha esercitato il diritto di recesso dal contratto con la concessionaria e non ha aderito all’atto aggiuntivo da questa proposto, mediante la stipula di atti aggiuntivi ai contratti caducati oltre che inopportuna dal punto di vista istituzionale ha l’effetto di offrire al contraente generale un notevolissimo potere contrattuale nell’ambito della definizione del contenzioso pregresso, peraltro ancora in pendenza di giudizio“.

Infine, la richiesta: “Alla luce dei fatti sopra esposti, si richiede un accertamento della congruità dell’azione di Governo con particolare riferimento ai possibili danni procurati alle finanze pubbliche, e al vantaggio della parte privata, nella definizione del contenzioso ancora pendente.

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